Cosenza, nel blitz coinvolto anche un poliziotto: i nomi di tutti gli arrestati

Tra le persone coinvolte nel blitz di stamattina della Dda di Catanzaro, che ha portato all’arresto di 18 persone, risulta coinvolto anche un poliziotto in servizio alla questura di Cosenza. Si tratta dell’assistente capo Dario Brancaleone. 

E’  indagato per rivelazione di segreto investigativo ed è stato smascherato dai suoi stessi colleghi. Avrebbe rivelato all’ex componente del clan degli zingari, Celestino Abbruzzese, detto “micetto”, ora collaboratore di giustizia, notizie sul pentimento del trafficante di droga Marco Paura, operante nel centro storico di Cosenza.

Questi i nomi di tutti gli altri indagati. Il provvedimento di fermo riguarda persone indicate come esponenti di vertice delle principali organizzazioni criminali di tipo mafioso operanti nella citta’ bruzia, il clan Lanzino-Patitucci, detto anche clan degli “italiani”, e il clan degli “zingari” o gruppo Abbruzzese.

Roberto Porcaro, 35 anni

Luigi (34), Marco (29), Nicola (31), Antonio (35) e Francesco Abbruzzese (46) detto “brezza”

Danilo (24) e Alberto Turboli (39 anni)

Carlo Drago (55 anni)

Antonio Marotta (50 anni)

Francesco Casella (56 anni)

Giovanni Drago (26 anni)

Andrea D’Elia (27 anni)

Pasquale Germano (25 anni)

Antonio Bevilacqua (63 anni)

Antonio Colasuonno (41 anni)

Adamo Attento (28 anni)

Claudio Alushi (23 anni)

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di omicidio, estorsione (tentata e consumata), nei confronti di numerosi titolari di attivita’ commerciali ed imprenditoriali situate nel Cosentino; porto e detenzione illegali di numerose armi anche da guerra; reati in materia di stupefacenti; usura in danno di imprenditori che versavano in stato di bisogno; lesioni. Si tratta di condotte, secondo l’accusa, poste in essere dagli indagati avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento ed omerta’ delle vittime, nonche’ al fine di agevolare le rispettive cosche mafiose, riconducibili al gruppo “Lanzino-Rua’-Patitucci”, e al gruppo degli “Zingari” riferibile alla famiglia Abbruzzese alias “banana”.

LA CONFERENZA STAMPA

“Un grande lavoro di squadra tra territori e forze investigative: questa indagine mette a segno non solo un risultato importante sul piano del contrasto alla mafia ma segna un metodo nuovo nello svolgimento stesso delle indagini, dal momento che hanno collaborato polizia, Guardia di finanza e carabinieri in un gioco di squadra molto qualificato. Inoltre, abbiamo messo in campo investigatori da Reggio Calabria a Cosenza, a significare che lo Stato in Calabria si muove in maniera univoca”. Ad affermarlo è il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa relativa all’operazione antimafia che ha decapitato le consorterie criminali che operavano nella provincia di Cosenza. “Si tratta – ha aggiunto il magistrato vicario, Vincenzo Capomolla – di gruppi criminali violenti e aggressivi che agivano per il controllo del territorio attraverso estorsioni, usura e spaccio di droga. Confermato il quadro di una doppia criminalità, l’ala italiana e l’ala di etnia rom assemblate fra loro per la realizzazione dei loro obiettivi criminali”.

L’operazione denominata “Testa di serpente” di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza ha eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 18 soggetti appartenenti ai due principali clan di ‘ndrangheta operanti a Cosenza. Per gli investigatori sono stati decapitati i vertici delle due cosche. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di omicidio, estorsione tentata e consumata, porto e detenzione abusivi di arma, ricettazione, spaccio di droga, usura e lesioni, tutti aggravati dalle modalità mafiose.