Cosenza. Tutte le truffe di Mario Occhiuto alla sanità pubblica

Lo scriviamo da anni: se la sanità calabrese è ridotta al collasso la colpa è dei politici che da oltre 30 anni lucrano senza vergogna sulla salute dei cittadini. Ma anche della gente che da sempre li vota. I nomi oramai li conoscete tutti: Gentile, Adamo, Morrone, Bruno Bossio, Oliverio, Parente, Tallini, Paolini, e i fratelli Occhiuto naturalmente.

Sono mesi che assistiamo allo squallido teatrino messo in scena dai fratelli Occhiuto avente come tema la sanità pubblica che non c’è: Robertino oggi ha coronato il suo sogno di diventare commissario per lucrare senza ostacoli e in precedenza aveva annunciato interrogazioni parlamentari sulla grave situazione in cui versa l’ospedale di Cosenza “incapace” – eravamo ad agosto dell’anno scorso – di accogliere tutti i malati di Covid, e dimenticandosi di essere tra i promotori politici della chiusura di ben 18 ospedali calabresi per favorire gli amici degli amici delle cliniche private; e Mario non aveva perso occasione per recarsi in pellegrinaggio davanti al Pronto soccorso dell’Annunziata pregando santi e madonne di porre fine all’emergenza, dimenticando anche lui di essere tra i primi ad aver lucrato senza pietà proprio sull’ospedale cittadino.

Ed è proprio questo che vogliamo ricordare agli smemorati fratelli e a tutti i cittadini che ancora li votano: le loro squallide truffe alla sanità pubblica a danno dei cittadini. E Mario, glielo vogliamo ricordare, è stato uno dei primi a sottrarre importanti risorse all’ospedale cittadino, mettendo a segno uno dei suoi più riusciti colpi.

Siamo nel lontano 1990, ed un giovane Mario Occhiuto muove i primi passi verso quella che sarà la sua folgorante carriera di imprenditore fallito e colluso.

Si è da poco laureato e la voglia di fare è tanta. Insieme ad altri mette in piedi una delle sue prime società: la Se.Co.P srl (1991). Una società che si occupa di progettazione e costruzione di metanodotti, acquedotti, elettrodotti, strade pubbliche, opere pubbliche in genere, sia per conto proprio, che per conto di tutti gli enti pubblici.

Ad accogliere tra le sue braccia un giovane e pimpante Mario in cerca di padrini politici con i quali fare intrallazzi, è l’allora commissario straordinario della USL 9 Franco Petramala. Un pezzotto della vecchia DC, di cui è stato anche segretario regionale. Petramala è uno abituato ad incorrere in reati contro il patrimonio pubblico. Fedelissimo di Loiero – che sostenne alle regionali del 2005 con una lista di supporto, senza essere eletto – si muove, da tempo, in simbiosi con lui. Fanno il bello e il cattivo tempo in Calabria. Sono pappa e ciccia.

Mario Occhiuto ha stima e ammirazione per quest’uomo, con il quale inizia a collaborare. Nelle funzioni di commissario dell’allora USL n°9, siamo nel 1993, Petramala, mette a bando per licitazione (chiamata diretta al ribasso) un appalto per lavori di manutenzione e ristrutturazione dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. A partecipare sono dieci ditte. La torta è grossa: quasi 3 miliardi delle vecchie lire, nello specifico, ma in generale le risorse destinate a tutta la struttura si aggirano sui 10/12 miliardi di vecchie lire, così come recitano “le carte” della procura. Bandita la gara, arriva il giorno dell’apertura delle buste da parte della commissione, di cui presidente è lo stesso Petramala, aiutato dalla dottoressa Wanda Marsico e dal responsabile dell’ufficio tecnico Greco. Dopo una serie di pasticci, la prima gara viene annullata, e ne parte una seconda alla quale partecipano in 5.

Gira, vota e riminia, e soprattutto guarda caso che coincidenza, a vincere è la Se.Co.P. di Occhiuto. L’offerta è considerata la più vantaggiosa. E vai con la sciampagna.

Mario organizza subito il cantiere, e l’Annunziata è pronta per rifarsi il look. Ma subito arrivano i problemi, e anche seri. Durante alcuni lavori di ristrutturazione crolla un muro che investe un giovane operaio, procurandone la morte. Un dramma. Una morte di cui non si è mai capito fino in fondo quali siano state le reali cause che l’hanno determinata.

Sta di fatto che la tragica morte del povero operaio costringe la procura cittadina ad aprire una inchiesta. Mario Occhiuto e Petramala iniziano ad essere pedinati e intercettati e nel mentre viene “requisita” tutta la documentazione che riguarda diversi lavori eseguiti dalla Se.Co.P. srl commissionati da quel marpione di Petramala.

I finanzieri spiano e studiano. Il quadro che ne viene fuori è a dir poco impressionante. Non c’è niente in ordine, nelle carte: fatture gonfiate, acquisti inesistenti, ore lavorative triplicate, uso di materiali scadenti. Ma soprattutto i finanzieri scoprono che la gara di assegnazione dell’appalto a Mario Occhiuto é completamente “fuori legge”.

Insomma, Occhiuto e Petramala, avevano messo su una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Lui assegnava gli appalti all’ospedale e Mario intascava. E di controlli, verifiche da parte dell’ente, nemmeno l’ombra. Una vigna che non ti dico. Se non fosse stato per la tragica morte dell’operaio nessuno ci avrebbe mai ficcato il naso.

A distanza di un anno dalla morte dell’operaio, l’inchiesta è conclusa, e il 14 luglio del 1994 il Tribunale di Cosenza spicca 5 mandati di cattura: nei guai per una vicenda di appalti truccati finiscono il commissario Petramala, tre dirigenti ed un imprenditore (Mario Occhiuto).

Questo il titolo della Gazzetta del Sud di quel giorno: CINQUE ARRESTI: DECAPITATO IL VERTICE USL. “E’ emerso un quadro di diffuse irregolarità”.

Si aprono così le porte di via Popilia per Occhiuto e Petramala, mentre gli altri saranno posti agli arresti domiciliari. La procura contesta agli arrestati una mega truffa che si aggira intorno ai 12 miliardi delle vecchie lire e dice: “… dall’indagine è emerso un quadro di diffuse irregolarità, sia nella fase della scelta, da parte dell’ente, delle imprese da invitare alla gara, sia nella fase di aggiudicazione vera e propria, caratterizzata da una turbativa d’asta realizzata dalle varie imprese partecipanti, con lo scopo di favorire la Se.Co.P. srl, con il concorso dell’ente… ulteriori irregolarità sono emerse anche in ordine alla fase di esecuzione dei lavori. E’ mancato ogni controllo tecnico da parte dell’ente. Non era neppure prevista la figura di un direttore dei lavori nominato dall’ente. E’ risultato, inoltre evidente, che la SE.Co. P. srl godesse all’interno dell’ente di una corsia preferenziale per il pagamento delle fatture (spesso fittizie) presentate. Che definirla preferenziale è poco”.

La permanenza di Mario e Franco in quel di via Popilia, dura poco. Dopo una settimana vengono scarcerati, per il venir veno delle esigenze cautelari. Ma dovranno rispondere alla grave accusa che la procura muove nei loro confronti: “avere in concorso tra di loro, in tempi diversi ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, intenzionalmente procurato all’Occhiuto, amministratore della SE.Co.P. srl, il vantaggio patrimoniale rappresentato dall’affidamento di lavori di manutenzione, per effetto della delibera di cui sopra, presso la USL n. 4 di Cosenza per lire 11.518.140.426 più lire 556.920.000 per complessive lire 12.074.960.426, nel periodo di tempo compreso tra il 04.02.1993, e il 31.01.1994. Spettanze non dovute all’Occhiuto perché ingiuste, per essere detti lavori conferiti, eseguiti e pagati con violazione della normativa regolante la materia…”.

Mario e Franco hanno intascato qualcosa come 12 miliardi delle vecchie lire, sottraendoli illecitamente alla sanità pubblica. Da qual momento in poi si adopereranno con ogni mezzo necessario per porre rimedio alla loro posizione giudiziaria. La condanna con le prove in mano della procura è più che sicura. E le bustarelle iniziano a fioccare. Inizia, così, la tiritera del processo. Rinvia oggi, che rinvia domani, passano più di 10 anni dalla commissione del reato, e la prescrizione sul più pesante capo d’imputazione nei confronti di Occhiuto, arriva liscia liscia. La condanna è scampata.

Ai giudici che sentenziano a marzo del 2002 non resta altro da fare che prenderne atto. E fu così che iniziò l’ascesa fenomenale dell’imprenditore più fallito di tutti i tempi che seppe fare, sulle spalle dei cittadini, di necessità virtù, gettando le basi di quella che sarà una amicizia, tra lui e la procura di Cosenza, destinata a durare nel tempo, che gli permetterà di passare indenne a fatti ancor più gravi di quello appena narrato.

Ora Occhiuto davanti al Pronto soccorso si batte il petto dimenticandosi di tutto questo, e di tutti i danni da lui prodotti alla sanità pubblica. Solo chi non ha una coscienza può comportarsi così, e solo chi è come lui può dare ancora ascolto alla sua misera quanto scandalosa ipocrisia.