Lamezia. Silenzi, misteri e segreti dell’omicidio Pagliuso: qual è il ruolo dell’avvocato Antonello Mancuso?

Davanti alla Corte di Assise di Catanzaro è in corso ormai da qualche tempo il processo a carico di Marco Gallo, giovane di origini conflentesi accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio dell’avvocato lametino Francesco Pagliuso.

Una storia, quella dell’avvocato Francesco Pagliuso, che rimanda al 9 agosto 2016 allorquando il brillante legale veniva ucciso, nel giardino della sua casa a Lamezia Terme, freddato da tre colpi di pistola.

Oggi, a distanza di oltre 4 anni e mezzo, quello che colpisce è l’assordante silenzio calato da tutte le parti: Istituzioni, colleghi che sembrano aver dimenticato o, comunque, sembrano aver assunto un contegno di indifferenza rispetto ad una storia che, invece, non solo merita giustizia, ma che potrebbe rappresentare un ottimo punto di osservazione per indagare anomalie sistemiche di portata forse ben più ampia di quella pensabile e immaginabile con gli strumenti di un lettore poco attento e distratto.

Ma questo silenzio non è l’unica anomalia in cui si rischia di imbattere guardando alle carte del processo. Il tragico evento dell’omicidio, infatti, sembra segnare l’inizio di una vicenda i cui risvolti processuali rimandano ad una storia dai tratti anomali, rispetto alla quale l’impressione è che dietro a quanto ricostruito dagli investigatori si celi altro, di più misterioso, di più inquietante, di più evanescente.

Ma chi era Francesco Pagliuso?
Un avvocato brillante, che nonostante la giovane età aveva raggiunto successi professionali di grande risonanza, soprattutto nel settore penalistico. Già conosciuto dalle cronache per i successi professionali ottenuti nonostante la giovane età, l’immagine che ne viene descritta dopo l’omicidio richiama un giovane dalla mente aperta, ex maresciallo della Guardia di Finanza, con una grande passione per lo studio e la cultura, e per il diritto in particolare. Già segretario della Camera Penale di Lamezia Terme, era considerato tra i più valenti penalisti italiani e già da diversi anni si occupava di casi importanti e seguiva i processi che riguardavano la criminalità organizzata.
Quello che ad oggi sappiamo della triste storia del suo omicidio, si evince dalle carte dei processi nati dall’attività investigativa portata avanti dalla distrettuale di Catanzaro.
Marco Gallo, giovane originario di una paese limitrofo a Lamezia Terme, incensurato, è accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso. Nei suoi confronti è in corso di celebrazione, dinnanzi alla Corte di assise di Catanzaro, il processo per l’omicidio.

Ma chi sono i mandanti di questo omicidio?
Ad oggi, stando alle risultanze processuali, sembrerebbe che i mandanti dell’omicidio siano da individuarsi in seno a quella che viene identificata come la cosca degli Scalise, un gruppo di criminali operanti nella zona della montagna (espressione con cui si fa riferimento al territorio del Reventino ricompreso tra Soveria Mannelli e Decollatura). Pino e Luciano Scalise, padre e figlio, sarebbero i mandanti dell’omicidio del penalista.
Le ragioni dell’omicidio, invece, sarebbero da individuarsi in questioni prettamente professionali: l’avvocato Francesco Pagliuso sarebbe stato assassinato in quanto accusato di avere assunto la difesa di Domenico e Giovanni Mezzatesta, anch’essi padre e figlio, in carcere per scontare la condanna ai medesimi inflitta per l’omicidio passato agli onori delle cronache come “L’omicidio del bar Reventino”, in cui persero la vita Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, vicini al clan Scalise.

Potrebbe dunque sembrare, quello dell’avvocato Pagliuso, un omicidio maturato nel solco della vendetta, se non fosse però che la storia si arricchisce di ulteriori particolari, che ove fosse possibile, sono ancora più assurdi ed aberranti.
Tra gli avvocati a difesa del presunto omicida, seppur solo limitatamente al filone processuale scaturito dalla contestazione in capo al Marco Gallo del reato associativo concretizzatosi nell’essere affiliato della cosca Scalise, compare il nome dell’avvocato Antonello Mancuso.

Ma chi è l’avvocato Mancuso?
Il suo nome compare nell’incartamento processuale dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ma non per la sua qualità di difensore. Il nome dell’avvocato Antonello Mancuso compare sulla copertina del fascicolo relativo all’operazione Reventinum, in cui figura tra i soggetti indagati per il reato di cui all’articolo 416 bis in concorso con Scalise Luciano, con Scalise Pino e con altri soggetti, tutti afferenti alla criminalità organizzata della zona del Reventino nonché – udite udite – quello stesso Gallo Marco che oggi difende.
Una coincidenza? Non sappiamo.

Certo è che appare un’anomalia tutta nostrana la circostanza di un avvocato non solo indagato, ma che presta il proprio patrocinio difensivo in favore di un soggetto che, seppur cliente, è statp per alcuni versi o comunque, quantomeno in una certa fase storica, immaginato come complice in una ipotesi di reato per associazione a delinquere di stampo mafioso (che poi, stando alla ricostruzione storico-fattuale, è lo stesso contesto associativo in seno al quale sarebbe maturata la decisione di uccidere l’avvocato Pagliuso).

Ipotesi di reato alimentata da pettegolezzi che, sempre stando agli atti del processo, circolano in certi ambienti dell’entroterra lametino e di cui qualche traccia è rimasta, nel fascicolo dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso. È del 16 luglio 2019 un’annotazione di servizio della Polizia giudiziaria in cui si riportano le confidenze del fratello di un altro morto, tale Gigliotti Santo, secondo cui “l’esecutore materiale dell’omicidio di Gigliotti Santo si presume possa essere Gallo Marco o l’avvocato Antonello Mancuso…”. 

Chiunque sarebbe sconcertato dal prendere atto che aldilà della veridicità processual-penalistica di tale ricostruzione dei fatti esista una sorta di terra di mezzo descritta come un mondo in cui un avvocato, al di là delle sue capacità professionali ed a prescindere dal caso di specie, dovrebbe essere presidio di legalità correttezza, probità, venga invece identificato quale possibile killer.

A questo punto, se è vero che tre indizi fanno una prova, potremmo comunque ritenere che pur non trovandoci di fronte ad una prova, siamo di fronte al fondato dubbio che ci sia qualcosa che non torna. Avvocati indagati dalla procura, additati nei contesti criminali di essere possibili esecutori materiali di omicidi… insomma.. aspettiamo risvolti per comprendere come possa essere possibile essere al contempo indagati, seppur solo potenziali, e avvocati… Se poi a questo aggiungiamo i contatti che risultano essere intervenuti tra l’avvocato Mancuso Antonello e Gallo Marco il 10 di agosto 2016 (qualche ora dopo l’omicidio dell’avvocato Pagliuso…..), lo scenario diventa ancora più inquietante..

Ma quella dell’avvocato Antonello Mancuso non è l’unica anomalia riscontrata nelle carte del processo dell’avvocato Pagliuso. 

1 – (continua)