Omicidio Bergamini, la difesa chiede aiuto al porto delle nebbie: vuole denunciare Donata per falsa testimonianza

L’ultima udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini, la 39^ dall’inizio del dibattimento, è stata una delle più intense e drammatiche per la testimonianza di Donata, sorella del calciatore del Cosenza. Una deposizione particolarmente temuta dalla difesa dell’imputata Isabella Internò, 54 anni, la cui posizione si aggrava sempre di più.

Di conseguenza, le sospensioni decise dalla Corte nel corso della lunghissima testimonianza di Donata Bergamini (quasi 5 ore) sono servite per provare a intorbidire le acque con una serie di “spifferi” lanciati ad arte. Già nell’immediatezza della conclusione dell’udienza, il legale della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, aveva denunciato una circostanza molto grave, ovviamente pilotata da quelle stesse persone che, non più tardi di qualche mese fa gli avevano esternato “preoccupazioni” per il rischio di incappare in incidenti stradali durante gli spostamenti tra Ferrara e Cosenza per essere presente alle udienze. Il primo “spiffero”, dunque, consisteva nel ventilare, in aula, durante una delle sospensioni, “l’imminente ribaltamento del processo per la perdita di un giudice togato del collegio giudicante”. Non si capisce come e perché.

Ma non è finita qui. Perché oggi è giusto che si sappia che nel corso di un’altra delle sospensioni, avvenuta dopo che le parole di Donata Bergamini avevano smascherato senza possibilità di indugi le menzogne dell’imputata, peraltro contumace, si è andati anche oltre. E così qualcuno ha avuto l’ardire di affermare – ascoltato peraltro da più di una persona, oltre che da chi scrive – che “quella di Donata Bergamini è una falsa testimonianza”. Ora, poiché non siamo nati ieri e camminiamo oggi, c’è un solo “giochino” che la difesa di Isabella Internò può portare avanti per provare a inquinare il processo, ovviamente con la collaborazione di qualche ben noto magistrato che bivacca ancora al quarto piano del porto delle nebbie (la procura di Cosenza). E si tratta proprio di una denuncia per falsa testimonianza nei confronti di Donata Bergamini da presentare a Modello 21 come si dice in gergo, ovvero come notizia di reato a carico di persona nota raccolta nella Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza e pertanto di competenza della procura, nonostante il processo Bergamini sia stato istruito dalla procura di Castrovillari. Basta trovare un magistrato compiacente e come tutti sanno nella procura di Cosenza, non a caso indicata come porto delle nebbie, ce ne sono parecchi che sarebbero pronti a prendersene le responsabilità.

Con questo stratagemma, l’avvocato Pugliese – che evidentemente si crede “furbo” solo perché ha rapporti “particolari” con qualche magistrato suo amico – vorrebbe “ribaltare” le parti facendo diventare l’imputata parte offesa e la parte offesa ovvero Donata, in questo caso imputata. Un trucco, beninteso, vecchio come il cucco, che i penalisti cosentini, certamente i più corrotti d’Italia, hanno già messo in atto altre decine di volte nel corso degli ultimi decenni per inquinare i processi più disparati. Puntando sulle faide tra magistrati, che da queste parti non solo fioccano ma diventano senza quartiere. 

I tempi sono stretti, però. La difesa di Isabella Internò ha solo due udienze per provare a mettere in atto il “giochino”: o domani, quando Donata Bergamini ritornerà in aula per la continuazione dell’esame del pm Primicerio e del controesame dell’avvocato Anselmo o martedì 4 aprile, quando ci sarà il fantasmagorico controesame dell’avvocato di Isabella Internò. Non vediamo l’ora di ritornare in aula e di capire fino a dove può arrivare la malafede di chi non riesce proprio a restare nell’alveo della legalità. E non vediamo l’ora di poter chiarire con dovizia di particolari nomi, cognomi e circostanze. (g. c.)