Palla Palla e Ferdinando Aiello a Spoleto, il menù della cena delle beffe (o dei cretini)

La Calabria è finita almeno quattro volte in prima pagina per le inchieste legate alla figura, che andava rivelandosi sempre più impresentabile ed imbarazzante, del governatore Mario Oliverio, un politico di professione che ha impiegato anni prima di rassegnarsi ad abbandonare la poltrona senza accorgersi di essere diventato grottesco. Più o meno come il celeberrimo Pippo della canzone (“… ma Pippo Pippo non lo sa che quando passa ride tutta la città…”).

La procura di Catanzaro, per quanto non sia riuscita a “piazzare” un’inchiesta che lo inchiodasse definitivamente (“Lande desolate”, “Passepartout”, Calabria Verde e chi più ne ha più ne metta), ha comunque tirato fuori, una dopo l’altra, vicende molto gravi di malaffare e di spreco di pubblico denaro e quella della trasferta di Spoleto, costata 100 mila euro a tutti i calabresi, rappresenta il punto di non ritorno della “carriera” di questo politico impresentabile sempre più vicino alla parodia del Cetto Laqualunque portato alla ribalta mediatica da Antonio Albanese. E per la quale alla fine è stato assolto insieme ai suoi compari, tra i quali spicca su tutti il solito Ferdinando Aiello, faccendiere legato a doppio filo alla massomafia, che gira ancora a piede libero perché è stato “protetto” per anni dal suo compagno di merende Vincenzo Luberto.

Ma non hanno potuto evitare però che la Corte dei Conti li condannasse a pagare il danno erariale per come scrivono stamattina tutti i media di regime (https://www.iacchite.blog/palla-palla-a-spoleto-la-corte-dei-conti-rivela-cena-di-gala-da-200-euro-a-persona-con-58-ospiti/).

Tra le spese certificate risultano anche quelle relative al vitto e alloggio degli ospiti, tra i quali Raffaella Carrà, Ennio Fantastichini e Carlo Freccero, per un importo complessivo pari a 17.686,87 euro, ma che “non concerne la promozione turistica e non rimborsabile”. Tra le contestazioni mosse c’era anche quella dell’acquisto di 500 copie del libro di Paolo Mieli, per un importo di 6.999,99 euro che sono stati distribuiti gratuitamente al pubblico, mentre cento di esse sono state inviate dalla Regione alle biblioteche regionali.

Altre spese fatturate risultano essere legate all’ufficio stampa del festival, a beneficio del format e non della Regione, quindi la cena con enogastronomia calabrese. In quest’ultimo caso, durante la cena con uno chef della provincia di Cosenza, non sarebbe stato fatto alcun riferimento alla Calabria, salvo la spiegazione delle portate da parte dello stesso chef. “Anche la cena – scrive la Procura – si è trasformata in un contributo alle attività del format di Mieli, rappresentando un costo incompatibile con le finalità per le quali le somme regionali erano state stanziate”.

Ed eccoci alla cena, celebrata in una location esclusiva, l’antico palazzo nobiliare Vincenti Mareri, con molti volti noti della vita politica, manageriale e culturale del Paese, che hanno potuto assaporare le eccellenze gastronomiche calabresi del menù dello chef Gennaro Di Pace e ammirare dall’alto il concerto di Francesco De Gregori, che proprio quella sera si teneva in piazza Duomo…. Gennaro Di Pace, lo chef “ingaggiato” da Palla Palla e dalla sua corte dei miracoli, è un professionista serio che sa fare il suo mestiere e, di conseguenza, ha preparato il meglio, non badando naturalmente alle spese, per i prestigiosi ospiti chiamati a giudicare la sua cucina. Beh, quella sera d’estate, il buon Gennaro, giovane chef dell’Osteria Porta del Vaglio, orgoglioso del suo paese, Saracena, e dei successi che ha già riscosso in tutta Europa, ha dato il meglio di se. Per quella che possiamo definire, tramandandola ai posteri, la cena delle beffe o dei cretini, a vostra insindacabile scelta, dai titoli di due celeberrime opere sia teatrali che cinematografiche. 

Citiamo in ordine sparso: si parte da un magnifico Dovì di Ferrocinto abbinato ad una crema di ‘nduja e pecorino (molto apprezzata ormai in tutto il mondo come “simbolo” dell’enogastronomia calabrese) per poi passare all’antipasto vero e proprio, a base di coniglio cucinato con brodo di liquirizia, altra grande specialità calabrese, e crema di cipolla (rigorosamente di Tropea) in agrodolce… 

Due i primi serviti ai famelici ospiti: riso di Sibari con crema di pecorino e melassa di fichi, mandorle e noci e spaghetti alla crema di peperoncino, il “piatto forte” della serata. Quanto ai secondi, baccalà marinato e filetto di manzo podolico con salsa di Magliocco… Conclusione con semifreddi vari, ovviamente tutti apprezzati dalla corte di papponi invitata a questa fantasmagorica cena…a vigna pagata da migliaia e migliaia di calabresi e che è finita nelle “panze” di soggetti che andrebbero presi, come minimo, a calci nel sedere da Cosenza a… Spoleto. Perché anche se siete stati assolti… siete per sempre coinvolti. Vergogna…