Piscina, l’assessore Manna manda a casa i dipendenti

Una piscina all’avanguardia, eccellenza del territorio cosentino; nata e in continuo divenire per il benessere fisico, motorio e psicomotorio dei suoi iscritti; sede di gare nazionali e internazionali che hanno annoverato tra le loro presenze anche quelle di campioni mondiali. E’ la piscina comunale di Campagnano a Cosenza, la struttura sportiva più frequentata della città bruzia. Eppure, nei mesi precedenti la chiusura estiva, sembrava non godere di ottime condizioni.

Dopo la tragedia del bimbo annegato nelle sue acque (per la quale la Procura della Repubblica di Cosenza ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti del legale rappresentante della società di gestione Carmine Manna e 4 educatrici) si aggiungono altre criticità che fanno calare l’alta reputazione di cui godeva. La manutenzione ordinaria risultava essere totalmente assente: mancava la pulizia giornaliera nei locali spogliatoi, docce rotte e mal funzionanti che per tre settimane consecutive hanno erogato solo acqua fredda, 

Foto tratta da quicosenza.it
Foto tratta da quicosenza.it

lucernari offuscati da depositi atmosferici, vasche che andrebbero tinteggiate e via dicendo. (Ci auguriamo che nella prossima apertura a breve, chi paga – e la cifra non è certo di poco conto – per svolgere sport salutare, non ritroverà il medesimo spettacolo).

Se per i frequentatori della piscina il fatto è apparso inspiegabile, data la fama e la grossa utenza, la spiegazione di ciò non è del tutto un mistero: i coordinatori addetti alla pulizia e manutenzione dell’impianto sono stati licenziati. Il vero mistero resta il perché una struttura fiore all’occhiello della città non potesse più permettersi di pagare i lavoratori, molti dei quali erano impiegati lì dal 1992.

La storia non è certo semplice considerando il fatto che la piscina ha due società proprietarie: l’isotermica Gnisci, ditta che gestisce l’impianto tecnico e di pulizia e la Cogeis (diretta dal presidente Carmine Manna, Assessore al Comune); che ormai da un anno giocavano ad un rimbalzo di palla per non assumersi responsabilità sul mancato pagamento dei propri dipendenti. Ovviamente i diretti interessati, dopo lunghe trattative e false speranze, hanno avuto il benservito sia dalla Gnisci (dalla quale dipendevano direttamente) che dalla Cogeis (con la quale quest’ultima ha stipulato un contratto di servizio proprio per la pulizia e manutenzione dell’impianto).

Dato che la Cogeis non versava le quote alla Gnisci (come da patto stipulato), quest’ultima non pagava i dipendenti. Arrivò anche la proposta indecente: la piscinaGnisci licenziava i coordinatori addetti alla pulizia e manutenzione dell’impianto e questi venivano riassunti dalla Cogeis a patto che rinunciassero al 50% delle mensilità arretrate (che ovviamente non erano poche). All’assurda proposta giustamente i lavoratori non hanno ceduto ed è tuttora in atto una causa, con un’ingiunzione di pagamento verso le società proprietarie e il comune, alla quale l’assessore Manna non si è neanche degnato di rispondere.

Dopo il danno poi arriva anche la beffa: “A noi – ha dichiarato un ex dipendente – ci hanno sbattuto in mezzo ad una strada, con famiglia da sfamare, e loro hanno assunto nuovo personale. Mi piacerebbe sapere se vengono pagati e come mai per noi senza spiegazione precisa e reale, i soldi non c’erano”.

Bisognerà attendere la riapertura dei corsi per scoprire il destino dei nuovi assunti.

Per Manna, comunque, pare essere consuetudine non pagare i propri dipendenti; recentemente, infatti, anche i lavoratori della casa di riposo “Emma Gagliardi” di Malito (di sua proprietà) hanno subito lo stesso trattamento. Da mesi non vengono pagati, svolgono turni massacranti, riposi inesistenti. E com’è successo agli impiegati della piscina, anche per quelli della casa di riposo non è stato possibile avere contatti con la società proprietaria.

Silenzio assordante, nessuna risposta o spiegazione. Ma per il personale della piscina non si è potuto fare nulla, speriamo non spettino le stesse sorti ai sette dipendenti (uno si è già dimesso) della casa di riposo, perché ciò andrebbero a ripercuotersi direttamente sugli assistiti: gli anziani (i finanziatori della struttura attraverso le loro pensioni).

Valentina Mollica