A cosa serve l’Università della Calabria?

A cosa serve l’Università della Calabria?

di Battista Sangineto

Una calda domenica mattina d’estate ho deciso di andare in un grande magazzino dell’area urbana cosentina per comprare alcune cose di cui avevo necessità. Il magazzino, per mia fortuna, era quasi deserto ed ho potuto scegliere con tutta tranquillità quel che mi serviva. Sono arrivato alla cassa dietro alla quale c’era un signore di mezza età, più o meno mio coetaneo, che mi ha accolto con un mezzo sorriso, siamo in Calabria, ed ha iniziato ad imbustare la merce e, alla fine, mi ha comunicato il prezzo complessivo. Per prendere il portafogli ho dovuto appoggiare i giornali, che come ogni domenica mattina avevo già comprato, sul bancone. Il cassiere li ha guardati e, con un sospiro nostalgico, mi ha detto:

-“Ah, “il Manifesto”.
-“Sì, “il Manifesto”, perché me lo chiede?
-“Quanti ricordi! Io ero in “Lotta Continua”…

Questo scarno e un po’ pudico, siamo in Calabria, scambio di battute ha dato la stura ad una breve, ma molto intensa, conversazione sulla politica, sul mondo e sul fatto che io scrivevo, qualche volta, per il “mio” giornale e, anche, per l’altro che avevo con me.
E, come mi chiamavo?, la sua domanda e, dopo la mia risposta, l’agnizione:
-“Ma sì, ho capito chi siete voi, ho letto qualcosa, ma, soprattutto, me ne ha parlato mio cognato”.
E dopo il mio inevitabile: ”Ah sì, e chi è suo cognato?”, ho appreso che il marito di sua sorella, abitavano tutti in uno sperduto paesino delle montagne calabresi, era un importante docente di materie scientifiche della mia Università, un collega che non conosco personalmente, ma del quale ho letto anche romanzi e, spesso, suoi articoli di varia umanità sui giornali locali.

Dopo aver salutato con misurata, siamo in Calabria, cordialità il cassiere, ho immediatamente pensato molte cose riguardo ai tempi della mia e della sua giovinezza e quanto, per esempio, sarebbe sembrato inconcepibile, persino a lui che lo aveva fatto, votare per il partito fondato da un comico, ma anche quanta diffidenza, all’epoca, c’era fra i vari gruppi della sinistra extraparlamentare.

Mentre tornavo a casa un pensiero, più di tutti gli altri, mi è, però, rimasto conficcato in testa e, passo dopo passo, si è trasformato in lieta convinzione: in Calabria l’Università di massa, l’Unical, è stata in grado di funzionare come ascensore sociale, economico e culturale per tante, tantissime persone che, altrimenti avrebbero avuto, a partire dalla loro posizione, un destino sociale, economico, ma, soprattutto, culturale molto più modesto.

Dobbiamo tutti ringraziare, anche io che ho potuto studiare altrove, chi volle fondare, fra le perplessità e le resistenze dell’ambiente politico e sociale italiano e regionale, l’Università della Calabria (ne ricostruisco la genesi in un articolo uscito sull’Osservatorio del Sud:
http://www.osservatoriodelsud.it/…/lunical-ben-strana-crea…/) perché era convinto che fosse un indispensabile strumento di riscatto di questa terra e dei suoi abitanti e, per quanto è nelle mie limitate possibilità, farò in modo che continui ad essere così, per tutti.