Appello della Coldiretti, Aceto: servono 2000 schiavi nei campi

Ci risiamo, per il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto, il problema della mancanza di lavoratori stagionali nelle campagne calabresi, circa duemila, necessari per garantire la raccolta dei prodotti estivi, è colpa del Reddito di Cittadinanza. Eccone un altro che pur di tutelare le rendite delle proprie aziende, tagliando sui costi del “personale”, tira fuori il RdC come ostacolo per le aziende agricole nel reperire personale stagionale.

Ovviamente Aceto dimentica di dire, nel suo delirante intervento a difesa del baronato agricolo calabrese di cui fa parte visto che è titolare insieme al fratello del più grande allevamento di bovini da latte calabrese, oltre che di una estesa superficie coltivata a kiwi e vite da vino, che il settore agricolo è il luogo di lavoro dove più degli altri è praticata “legalmente” la schiavitù. Aceto, che sa bene come funziona la manodopera in agricoltura, si guarda bene dal citare, ad esempio, la baraccopoli di San Ferdinando, o i tanti ghetti, “sorti” nei ruderi abbandonati, delle campagne calabresi, dove stagionalmente sopravvivono nel degrado totale, uomini e donne ridotte in schiavitù costretti a lavorare 12/14 ore giornaliere nei campi, per poco più di 20 euro al giorno. Di questo Aceto non parla. Per lui, evidentemente, che deve difendere i suoi e gli interessi dei “baroni” che su quella poltrona lo hanno messo, il caporalato non esiste. È un’invenzione della stampa ostile.

Aceto più che “lanciare”, come dovrebbe fare il massimo rappresentante della Coldiretti, un appello per la tutela e il rispetto dei lavoratori stagionali che non accettano più la schiavitù e i maltrattamenti, ha chiesto alle istituzioni di garantire, magari attraverso un qualche decreto, il “precetto obbligatorio” per i lavori stagionale dei percettori del RdC, in modo tale da costringerli ad accettare i lavori forzati nelle aziende agricoliper una paga che non supera i 2,50 l’ora, pena la perdita del diritto alla sopravvivenza. È questo quello che dice l’ingegnere prestato all’agricoltura col sudore degli altri, nel suo appello alle istituzioni. Dice: servono schiavi da sfruttare nei campi per mantenere competitivo il prezzo del prodotto sul mercato, il tutto ovviamente a discapito dei pochi imprenditori agricoli che pagano le tasse e il giusto stipendio ai propri lavoratori.

Caro Aceto, se non trovi personale per le tue aziende, ti consigliamo di rivolgerti alla tua famiglia, magari mandaci i tuoi figli, tua moglie, i tuoi nipoti, i tuoi cugini nei campi a lavorare 12 ore al giorno a 40 gradi all’ombra, per 2,50 euro all’ora. Forza Aceto… dai il buon esempio, inizia tu a raccogliere i pomodori nella piana, e vedrai che in tanti ti seguiranno.