Autobomba a Limbadi, chiuso il cerchio sull’omicidio di Matteo Vinci: 7 arresti

Il fermo immagine tratto dal Tg1 mostra vigili del fuoco e inquirenti sul luogo dove un uomo di 42 anni, Matteo Vinci, è morto a Limbadi, nel Vibonese, nello scoppio dell'auto che stava guidando, 09 aprile 2018. Ferito gravemente il padre di Vinci, Francesco, di 70 anni. L'ipotesi che viene fatta dai carabinieri è che a provocare lo scoppio sia stata una bomba collocata nel vano portabagagli della vettura. ANSA/FERMO IMMAGINE TG1

Ulteriori sviluppi d’indagine in merito all’esplosione di una bomba a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, che il 9 aprile 2018 determinò la morte del 42enne Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. Dall’alba di questa mattina è infatti in corso, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, un’importante operazione dei carabinieri –  denominata convenzionalmente “Demetra 2” – diretta dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto crimini violenti del Ros di Roma, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, hanno consentito di individuare i due soggetti che avrebbero fabbricato e materialmente posizionato il micidiale ordigno che ha cagionato la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci ed il grave ferimento del padre Francesco Antonio.

L’articolato provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura antimafia diretta da Nicola Gratteri, è stato eseguito a carico di 7 persone (di cui uno ai domiciliari) – provenienti dalle Preserre e da Rosarno – gravemente indiziate a vario titolo oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i presunti mandanti dell’efferato omicidio, appartenenti alla potente famiglia “Mancuso”. L’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga. Tra gli arrestati ci sono Pantaleone MancusoFilippo De Marco, 41enne, e Antonio Criniti, 30enne. Questi ultimi due di Soriano, piccolo centro del Vibonese.

Ulteriori dettagli sono stati forniti nel corso della conferenza stampa che il procuratore Nicola Gratteri ha tenuto con gli investigatori presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia. “Indagando sugli esecutori materiali dell’attentato di Matteo Vinci – ha dichiarato Gratteri – che ci mancavano per chiudere il cerchio si è scoperto un traffico di droga consistente. Sono stati importanti questi arresti, non solo perché da due anni e mezzo non ci siamo mai fermati dopo la bomba che ha ucciso Vinci ma per noi era importante riuscire a dimostrare la penale responsabilità di questi indagati perché l’omicidio è stato commesso in modo eclatante, per dare un segnale forte e per intimorire tutto il territorio vibonese. Pertanto, la risposta dello Stato doveva essere altrettanto forte. I genitori di Matteo Vinci con enormi sacrifici sono riusciti a farlo studiare a vederlo affermato e poi se lo sono visti ammazzato perché non ha ceduto alla violenza mafiosa”.