Basilicata, c’è anche un filone di indagini su pacchetti di voti. M5s chiede le dimissioni di Vito Bardi

Filone indagini su pacchetti di voti

Tra i filoni dell’indagine della Dda lucana sulla sanità vi è anche quello sulla promesse di “pacchetti di voti» ottenuti da alcuni indagati per le elezioni comunali di Lagonegro nel 2020, poi vinte dall’attuale sindaco Maria Di Lascio, da ieri agli arresti domiciliari.
In particolare, secondo l’accusa, gli indagati – tra i quali il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Francesco Piro, da ieri mattina in carcere – hanno ottenuto la promessa dei voti in cambio di «vari favoritismi» in riferimento «al loro pubblico ufficio», come trasferimenti, promozioni, assunzioni e affidamenti di servizi pubblici.

I commenti

La vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto del capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Francesco Piro, e all’iscrizione nel registro degli indagati, tra gli altri, del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, oltre a diversi amministratori regionali, è stata commentata in Basilicata da uomini politici e rappresentanti sindacali.
«Un profondo gesto di responsabilità a Bardi» è stato chiesto dai tre consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Gianni Perrino, Carmela Carlucci e Gianni Leggieri: «È difficile comprendere come l’esecutivo possa proseguire con la necessaria serenità il suo cammino, quando la quasi totalità dei suoi componenti è coinvolta in questa indagine», hanno aggiunto. «Il presidente Bardi, proprio per il ruolo che riveste e per quelli che ha rivestito in passato, da servitore dello Stato – hanno concluso – dovrebbe mettere fine a questa legislatura e ridare al più presto la parola ai cittadini lucani».

«La vicenda giudiziaria preoccupa sia per il contesto nella quale è maturata che per il merito», ha detto il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Roberto Cifarelli. «Non è questo il momento né della strumentalizzazione e né delle speculazioni politiche, seppure risulta difficile per Bardi mettere la testa sotto la sabbia sia per la portata politica dell’accaduto e sia perché l’agibilità stessa di questa legislatura risulta fortemente compromessa», ha aggiunto.
Il segretario regionale del Pd, Raffaele La Regina, evidenziando come il quadro dalle indagini sia «inquietante e drammatico», ha twittato che «si tratta di accuse preoccupanti che coinvolgono la sfera istituzionale del centrodestra lucano che governa la Regione e siede in Parlamento. Accuse che, se confermate apriranno una voragine politica dalla quale si uscirà solo facendo fronte comune fra le migliori energie civili e politiche di questo territorio».

«L’operazione disvela un sistema clientelare e affaristico figlio di quella occupazione delle istituzioni pubbliche che è diventata ormai una prassi in questa Regione», ha sottolineato il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Siamo stati gli unici a denunciare, anche con un esposto alla Corte dei Conti, l’adozione del regolamento sull’ordinamento amministrativo della Giunta regionale. Un regolamento – ha proseguito – che sancisce di fatto una organizzazione tutta incentrata sul pieno controllo da parte del presidente Bardi degli uffici e delle direzioni dipartimentali fino a svuotare anche l’ufficio legale. E questo è l’epilogo di una maggioranza che ha pensato che governare significa occupare».

«Ancora una volta la sanità lucana finisce nel mirino della magistratura – ha commentato il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo – segno che ci sono problemi strutturali che la politica non ha saputo o voluto risolvere. E’ di tutta evidenza che la sanità lucana, anche in ragione dei cospicui investimenti previsti dal Pnrr, necessita di una profonda opera riformatrice e che assicuri piena trasparenza. Se non è in grado di farlo la politica regionale – ha concluso – si prenda in considerazione anche l’ipotesi del commissariamento».

E il segretario regionale della Uil, Vincenzo Tortorelli, chiede «prima di tutto di garantire il diritto alla salute dei cittadini, soprattutto nel Lagonegrese». «Raccogliamo il diffuso sentimento di sconcerto per il quadro che la magistratura delinea – ha aggiunto – al sindacato spetta rilanciare l’esigenza di affermare i principi di legalità e rispetto della legge specie nella gestione di un settore come la sanità che va sottratto ad ogni interesse di parte».