Bastardi senza gloria, Cuzzocrea garantisce: “Non sono Citrigno”. E il giornale fallisce…

IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO

BASTARDI SENZA GLORIA

DA CALABRIA ORA A LE CRONACHE

QUELLO CHE NESSUNO VI HA DETTO

SULLA STAMPA CALABRESE

FINANZIAMENTI PUBBLICI, AUMENTI DI CAPITALE SOSPETTI, BILANCI BALLERINI, EMAIL COMPROMETTENTI, INTERCETTAZIONI SHOCK. DALL’EDITORE CHE CHIAMA I GIORNALISTI BASTARDI ALLA VALORIZZAZIONE DI UNA TESTATA FALLITA IN POCHI MESI PER INCASSARE I SOLDI DI STATO. E LA STORIA CONTINUA…

PRIMA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/bastardi-senza-gloria-quello-che-nessuno-vi-ha-detto-sulla-stampa-calabrese/)

SECONDA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/bastardi-senza-gloria-da-calabria-ora-a-le-cronache-il-giro-di-soldi-da-una-societa-allaltra/)

TERZA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/bastardi-senza-gloria-citrigno-sansonetti-come-giuda-mi-ha-tradito/)

QUARTA PUNTATA

Il giallo e l’addio

È il 20 dicembre, mentre Nicola Piovani si prepara a salire sul palco del Rendano, Sansonetti annuncia di essere stato licenziato. Pallido, con la voce flebile, difende la sua versione dei fatti. «Ho cercato di fare il possibile ma non ci sono riuscito. Ho fallito e ho fallito anche con questo giornale – dice -. Me ne assumo la responsabilità. Ma quello che vi ho detto è tutto vero».

«In Calabria ho fallito, me ne assumo ogni responsabilità. Ma ho detto la verità»

Il direttore ribadisce la veridicità di quei venti giorni di trattative serrate con i tre imprenditori che alla fine, proprio a un metro dal traguardo, si sono tirati indietro. Adombra la possibilità di interferenze da parte dell’editore dell’Ora per far saltare le trattative. Sconfortato, saluta la redazione e se ne torna a Roma.

La speranza

Nessuno saprà mai la verità, sta di fatto, però, che dopo appena una settimana sarà proprio Andrea Cuzzocrea a contattare Sansonetti per dare vita a un nuovo giornale. Nel mese di aprile, dopo la vicenda dell’interruzione delle stampe da parte di Umberto De Rose per schermare o ritardare la pubblicazione sull’inchiesta su Andrea Gentile, e la chiusura del quotidiano da parte del liquidatore Bilotti, a Reggio Calabria fervono i preparativi per il lancio del nuovo giornale.

Si chiamerà Il Garantista e sarà modellato interamente sul credo di Sansonetti. Vengono chiamati diversi giornalisti dell’Ora, quasi tutti accettano, altri ne prendono le distanze pubblicamente. Non si fidano di Sansonetti e continuano la battaglia sulla libertà di stampa accanto a Luciano Regolo, ultimo direttore dell’Ora, contro cinghiale e stampatore. Oggi molti di loro lavorano alle Cronache delle Calabrie, editore Francesco Armentano, stampatore Umberto De Rose.

Cuzzocrea “garantisce”: non sono Citrigno.

Alla fine di maggio la redazione del futuro Garantista viene convocata a Reggio Calabria, città destinata ad avere la prima sede centrale di un quotidiano. A capo del lungo tavolo della sala riunioni, c’è sempre Andrea Cuzzocrea.

Al suo fianco un avvocato di Polistena, Salvatore Galluzzo. Dietro le quinte Francesco Berna. «Non sono Citrigno» sono le sue prime parole. «Non stampiamo da De Rose» sono le seconde. Quello che Cuzzocrea e Galluzzo prospettano ai giornalisti sono contratti assolutamente trasparenti e che rispetteranno al centesimo le tariffe stabilite dall’Ordine dei giornalisti. Impossibile sgarrare su stipendi, contratti o buste paga, pena la perdita del finanziamento nazionale che, assicurano, sarà la vera cassaforte del giornale. Cuzzocrea spiega come lui, insieme a un gruppo di imprenditori, creda fermamente che questo giornale possa decollare e promette di stare al fianco dei giornalisti almeno nel primo anno.

«Non sono Citrigno e non stamperemo da De Rose»

«Dai conti che abbiamo fatto, stimando una vendita di diecimila copie, tra il regionale e il nazionale, riusciremo ad andare in pari. A fine 2015, grazie al finanziamento che rimborserà l’80% delle spese sostenute, riusciremo a stare tranquilli». Parola del presidente di Confindustria.

Davanti ai numeri prospettati dall’imprenditore è la stessa redazione a scuotere la testa: troppo ottimistiche le previsioni, troppe copie vendute sono state preventivate. I giornalisti propongono stipendi più bassi. Ma è sempre Cuzzocrea a rassicurare: il giornale nazionale farà da traino, e aggiunge «se dovessero esserci problemi con le entrate copriremo noi». I primi di giugno, a Roma, a bordo di un battello viene presentato alla stampa Il Garantista e il 18 giugno arriva nelle edicole.

«Il giornale nazionale ci farà da traino. E se dovessero esserci problemi copriremo noi»

Ma l’imprenditore reggino, nonostante il ruolo ricoperto, non ha la più pallida idea di cosa voglia dire gestire un giornale e non applica la minima cura o parsimonia per redigere un business plan o un piano editoriale. Vengono effettuate spese scriteriate nel giro di poche settimane: migliaia di euro gettati per l’acquisto di sistemi editoriali e per il fitto della centralissima redazione romana (a un passo da Piazza di Spagna), persino la signora delle pulizie a Roma viene inquadrata come poligrafico.

Vengono investiti liquidi nel sito internet (solo nazionale, dove i calabresi non apparivano mai) e nella gestione degli abbonamenti, nella distribuzione nazionale (circuito Mondadori), nella tiratura esagerata di un nazionale che toccò lo strapiombo delle 800 copie negli ultimi mesi di vita nonostante la decina di professionisti regolarmente assunti. Mentre i giornalisti calabresi lavoravano anche oltre la mezzanotte a Roma alle 21 erano già tutti a casa.

Questioni di stampa, dicevano. Sta di fatto che a fronte di un over working calabrese i romani avevano tempo per riposo e lunghe ferie. Insomma Cuzzocrea da imprenditore avrebbe dovuto avere le idee chiare per gestire i soldi della cooperativa, invece tutto sembrava lasciato all’improvvisazione, al caos, i conti transitavano da mani bucate come se i conti della coop fossero un bancomat senza fondo.

La redazione cosentina e catanzarese, intanto, fisicamente non sono ancora pronte. Il giornale è partito ma mancano arredi e allacci, così l’imprenditore reggino chiede ai giornalisti di trasferirsi per qualche giorno a Reggio Calabria per permettere l’uscita del giornale in tempo.

Ma qualche giorno diventano due settimane. Le spese vengono in parte rimborsate, ma le condizioni di start up sono al limite. Collegamenti lentissimi, notti in albergo, spese in più che gravano sulle tasche dei giornalisti a cui Citrigno non ha pagato neppure il Tfr.

Il Garantista, nonostante tutto, ha un buon impatto sul pubblico. Le copie, in Calabria almeno, restano stabili sulle 4mila copie. Oltre ogni aspettativa. Il dorso nazionale, invece, stenta a decollare.

Dopo il primo mese e mezzo di gestione Cuzzocrea le spese sono lievitate così tanto che i primi stipendi tardano ad arrivare. Il primo stipendio ai giornalisti arriva nel mese di agosto. Con un ritardo di quasi due mesi. Ed è solo il primo. Ma i soldi non bastano per tutti così si decide in redazione di procedere a un sorteggio.

Nei mesi a venire, il problema, tuttavia, non viene risolto, anzi. E la situazione peggiora. La distribuzione nazionale, il sito internet (incomprensibilmente solo nazionale), la tiratura e la stampa effettuata al Nord Italia, sono macigni che iniziano velocemente a far affondare i bilanci della cooperativa nata sulle ceneri di Cronache di Liberal del senatore Adornato. Il resto riporta alla luce un faccendiere cosentino del quale è perfettamente inutile continuare a scrivere. Il finale? Il giornale è fallito, come sempre quando c’è di mezzo Sansonetti… L’unica “consolazione” – magrissima – è che finalmente forse avrà qualche guaio (https://www.iacchite.blog/calabria-venduta-sansonetti-finisce-nei-guai-per-il-crac-del-garantista/).

4 – (fine)