Bivona, lo stato ha deciso: via le telecamere dalla casa di Ignazio Cutrò

di Aaron Pettinari

Fonte: Antimafia Duemila (http://www.antimafiaduemila.com/)

E’ davvero strano il senso dello Stato nella protezione dei testimoni di giustizia. Appena pochi giorni fa c’era stata la denuncia di Rocco Mangiardi, testimone di giustizia di Lamezia Terme, che aveva denunciato la revoca della tutela fuori dalla Calabria ed oggi un nuovo provvedimento è stato preso nei confronti dell’imprenditore di Bivona, Ignazio Cutrò. E’ lui stesso a raccontare di essere stato convocato dai Carabinieri di Bivona per la notifica di un documento con il quale è stato messo al corrente che la misura di protezione consistente nella tutela di 4° livello, della quale per sua scelta non usufruiva in quanto dalla scorta era stata esclusa la sua famiglia, è stata definitivamente revocata.

Anziché tornare sui propri passi, anche alla luce delle pesanti intercettazioni tra i boss emerse durante l’operazione Montagna, lo Stato ha scelto di giocare a ribasso addirittura togliendo le telecamere che erano state predisposte nella casa del testimone. Il motivo? Perché queste, fino ad oggi monitorate dagli stessi carabinieri, potevano essere mantenute solo se lo stesso Cutrò avesse mantenuto alle spese. Paradosso dei paradossi, inoltre, è che la Prefettura ha comunque predisposto il mantenimento del “Servizio di vigilanza generica radiocollegata”, cioè il passaggio dei carabinieri sotto l’abitazione dell’imprenditore, fino al prossimo 30 settembre.

“Già il 9 aprile 2017 avevo deciso di non salire più su un’autovettura dello Stato per la mia protezione – ha dichiarato Cutrò in seguito all’ennesima beffa – Questo perché proprio in quella data hanno lasciato da soli i miei familiari, togliendo loro la protezione. Così ho deciso di fare da esca alla mafia, salvaguardando i miei familiari. Sono uscito allo scoperto, con un cerchio rosso sulla schiena, ma se la mafia vuole colpirmi deve prendere me e non la mia famiglia. Hanno revocato le Misure Speciali di Protezione per Testimoni di Giustizia poiché, fortunatamente, negli ultimi mesi non ci sono state minacce. Ma secondo voi la mafia dimentica? O aspettava proprio questo, come preannunciato nelle intercettazioni venute fuori dall’operazione Montagna?”.

Quindi ha aggiunto con amarezza: “Pur comprendendo come possa sembrare assurdo tutto ciò, appena pochi mesi fa alcuni indagati per reati di mafia, nel corso di una discussione intercettata dai carabinieri tramite microspie, immaginavano proprio il momento in cui mi avrebbero tolto la scorta. Dicendo ‘vedrai appena a questo gli tolgono la scorta…’. Eppure, come una storia degna di terra pirandelliana, mi viene tolta la protezione. E da oggi sono un facile obiettivo per chi mi vuole male”.