Calabria 2020, Nicola Morra: l’uomo che protegge i Cinghiali

Chi ha colpa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire a personaggi come Melicchio, Parentela, Ferrara e compagnia bella, deputati 5Stelle. Ve lo avevamo detto: Morra è un nemico del Movimento. E ve lo avevamo detto in tempi “non sospetti” raccontandovi per filo e per segno la sua storia politica, sottolineando la sua vicinanza a paranze politiche storiche come quella dei Cinghiali. Morra è sempre stato un allevatore “occulto” di cinghiali. Che come sempre riescono a trovare, in ogni governo, qualcuno disposto a imboscare le loro malefatte.

nella foto il figlio di Morra sempre al fianco di compà Pinuzzu Gentile

Per noi è stato chiaro sin dal primo momento da che parte stava Morra. E non ci voleva certo un genio per capirlo: a cominciare dalla candidatura del “cavaliere mascherato”, alias l’ingegnere Coscarelli, a sindaco di Cosenza. Un modo per far perdere il movimento e non disturbare Occhiuto all’epoca “portato” dai Cinghiali. Da quel momento in poi Morra ha fatto di tutto per stare lontano da Cosenza e dai suoi problemi, non potendo certo dare battaglia ai Cinghiali, responsabili del disastro economico e sociale della Calabria. Fino al momento in cui, dopo la lite tra Katya dei Cinghiali e Mario Occhiuto, ha avuto il via libera, dal capo branco, per attaccare il sindaco. E lo ha fatto in maniera concordata con la procura. Faceva finta di presentare esposti, alcuni completamente copiati dai nostri articoli, contro il malaffare occhiutiano alla Manzini, senza che questi avessero mai un seguito, e così è stato. Infatti nulla è mai accaduto a Cosenza nei confronti dei tanti colletti bianchi denunciati da Morra nei suoi esposti. Di più: Morra ha avuto anche il barbaro coraggio di boicottare la richiesta firmata dai deputati 5Stelle al ministro Bonafede di una ispezione presso il Tribunale di Cosenza dove tutti sanno che vige la Legge degli amici degli amici.

Boicottaggio da parte di Morra confessato da Melicchio in una telefonata con la nostra redazione. Infatti il ministro Bonafede rispose alla richiesta dei deputati 5Stelle, dopo quasi due anni, dicendo: a Cosenza, mi ha detto il procuratore capo Spagnuolo, che in procura va tutto bene e che non ci sono corrotti. Una barzelletta se non fosse vera, un modo sbrigativo per archiviare la pratica Cosenza, così come gli aveva chiesto Morra, con l’intento di evitare guai a Spagnuolo, con il quale, evidentemente, si era appattato per il “quieto vivere”. Nonostante tutto quello che sta venendo fuori sulla Giustizia in Calabria. E Cosenza, stando alle inchieste della procura di Salerno, dovrebbe essere l’epicentro di questo terremoto che sta travolgendo la Giustizia in Calabria. Ma si sa: a Cosenza comanda la massoneria pesante, e neanche Gratteri è riuscito, dopo aver denunciato diversi magistrati anche di Cosenza alla procura di Salerno, a porre un freno alla dilagante corruzione che da anni impera nei corridoi e nelle stanze del Tribunale. Cosenza per Morra e il suo governo di corrotti deve restare un’isola felice.

Morra dice di essere cosentino, salvo poi far finta di non conoscere i personaggi politici “locali” che hanno portato direttamente o indirettamente la città al dissesto, diversi dei quali accriccati con le ‘ndrine locali, e di non vedere tutta la corruzione politica/mafiosa che girava e gira attorno a Palazzo dei Bruzi. Infatti, da presidente della Commissione Antimafia, ha parlato di tutti i problemi che le ‘ndrine, guidate da massoni occulti, hanno creato in molte regioni e città italiane: dalla Valle D’Aosta, alla Sicilia, bypassando scientificamente Cosenza dove, come tutti sapete, e come in particolar modo lui sa, esiste la masso/mafia più potente d’Italia. Gli amici degli amici sono stati chiari con lui: Cosenza non si tocca. E lui si è adeguato. Anche perché qualcuno gli ha detto: guarda che anche tu hai problemi con la Dda, o meglio qualche tuo familiare, così come ha detto il sindaco Occhiuto, risulta impelagato con soggetti, nelle sue attività commerciali, in “odor di mafia”.

A conferma di ciò che scriviamo c’è l’ultima genialata di Morra, oltre a quella in cui accusa il candidato Aiello dei 5 Stelle di essere parente ad un mafioso, sulla incandidabilità di alcuni soggetti nelle liste di Forza Italia in Calabria: Tallini e Raffa risultano “attenzionati” dalla Dda, dice Morra, evitando accuratamente di citare anche Pino Gentile che per lui, nonostante tre procedimenti penali in corso (al pari, se non di più, di Tallini) è più che candidabile. Come a dire: compà Pinuzzu non si tocca. Se non è questa la prova del nove, dell’accriccamento di Morra con i cinghiali, ditemi voi.

Ben gli sta ai vari Melicchio, Ferrara, Parentela e compari, che per anni hanno preferito l’omertà, alla denuncia, lasciando correre ogni malazione messa in atto da Morra. Non abbiamo mai capito se per vigliaccheria, o per “intimazione” dall’alto.

Oggi gli stessi che lo hanno coperto chiedono il suo allontanamento dal Movimento, una richiesta che arriva troppo tardi e nel momento sbagliato. Il tracollo del Movimento è già segnato, e la colpa di tutto ciò, non è solo di Morra che ha sempre giocato sporco, ma soprattutto dei deputati che non hanno saputo opporsi alle sue intimidazioni. Uno spaccato politico, il loro, che a breve  passerà alla storia come l’unica forza politica in Italia capace di disperdere 11 milioni di voti in meno di un anno. E nonostante ciò continuano a fare sempre le stesse porcherie. Una delusione totale.

P.S. giunge notizie del rientro della Manzini alla procura di Cosenza, dopo il periodo di “affidamento in prova” presso la Commissione Antimafia come consulente esterno, voluto da Morra. Ricordiamo che la Manzini era la destinataria di tutti gli esposti di Morra contro la corruzione occhiutiana al Comune, e non solo. Vedremo se riprenderà il suo lavoro da dove l’ha lasciato. Oppure continuerà a fare finta di niente, così come ha sempre fatto.