Calabria 2021. De Magistris e i “problemini” di Pd e M5s: si salvi chi può

Tutti i cosiddetti “commentatori” della politica calabrese stanno facendo a gara nell’interpretazione della “mossa” dell’impresentabile don Nicolino Irto, che qualche giorno fa attraverso l’Espresso ha rinunciato alla candidatura a presidente della Regione (che nessuno gli aveva mai chiesto) e ha sbraitato contro tutti i suoi “compagni” che evidentemente non solo lo snobbano ma fanno anche altro salvo poi “fare quadrato” quando i buoi sono scappati dalla stalla. Ognuno degli osservatori ovviamente offre la sua lettura e anche il suo “pronostico” sul finale della storia, ma per avere un quadro preciso della situazione è opportuno partire da quello che, in questo momento, è il rivale per eccellenza di Irto ovvero Luigi De Magistris.

Il sindaco di Napoli, lanciatissimo verso la presidenza della Regione Calabria, deve aver fatto parecchi salti di gioia quando ha letto l’Irto-pensiero e, a parte i brindisi e i festeggiamenti, ha giustamente messo su carta anche qualche commento, che ci restituisce l’immagine precisa del totale marasma del Pd.

Citiamo testualmente: “Noi non facciamo campagna elettorale sugli altri partiti, perché noi dobbiamo conquistare le calabresi e i calabresi, ma quando il fino a poco tempo fa segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti afferma che il suo partito pensa più alle poltrone che agli interessi del Paese e quando il candidato alla presidenza della regione Calabria per il Pd dice che il partito è in mano ai feudi, qualche problemino evidentemente esiste da quelle parti ed allora mi sento di fare un appello alle donne e agli uomini di quel partito che non sono compromessi con il sistema di venire con noi per rompere il sistema e costruire il buon governo…”.

Della serie: io non avrei voluto infierire sulla vostra disfatta, ma in pratica mi “costringete”. E De Magistris naturalmente non solo ha indizi ma prove dirette e certe di quelli che chiama “problemini” del Partito Democratico. Del resto, non scopriamo certo l’acqua calda se affermiamo che molti elementi di spicco del Pd stanno bussando da tempo alla sua porta per essere candidati o quantomeno per candidare qualche loro “amico”. In questo momento, è antipatico e anche fuori luogo, per questioni se non altro tattiche, fare nomi e cognomi ma è altrettanto chiaro che De Magistris non poteva pensare di vincere le elezioni regionali avendo come alleato il solo Carlo Tansi.

La politica è fatta di numeri e anche se il geologo avesse confermato il suo 7%, e se anche Mimmo Lucano e compagni ottenessero lo stesso risultato, difficilmente potrebbe bastare per superare il centrodestra più o meno unito. Serve anche altro. E non c’è dubbio che De Magistris abbia già iniziato a lavorare da tempo sui “problemini” del Pd. Quanto invece a quelli del M5s, beh lì non c’è neanche da scomodare nessun leader perché l’unica (sola e figlia di madre vedova…) che va appresso a don Nicolino Irto è Dalila Nesci da Tropea ormai da tempo affiliata al “modello Peppe” e quindi – sotto questo aspetto – il sindaco di Napoli s’è già portato avanti col lavoro. Certo, risolvendo questi “problemini” di Pd e M5s è arrivato puntualissimo il solito mal di pancia a Tansi ma alle gastroenteriti dell’ex capo della Protezione civile in quota Palla Palla De Magistris ormai non solo ci è abituato ma conosce anche il miglior metodo di soluzione, che spesso richiede i piedi come elemento portante. Intelligenti pauca.