Calabria Verde, ecco come la Finanza ha scoperto i 102 milioni di trucchi di ‘O Principale

Furgiuele 'o Principale

Quelli che una volta erano i “misteri” di Calabria Verde, ora diventano sempre più gli “interessi inconfessabili” di una lobby di potere che ha maneggiato (e maneggia ancora) milioni di euro ma che ormai è stata smascherata. Anche nei suoi puerili e patetici tentativi di nascondere ancora la “marmellata”.

Il 19 dicembre 2015 la Guardia di Finanza era tornata a Calabria Verde per oltre tre ore e aveva scandagliato bene negli uffici dell’avvocato Campanaro (quello che ha paura delle “microspie” dopo essere stato intercettato in tutti i modi…).

Dentro quegli uffici sono state convocate anche due donne: la dottoressa Arlia, dirigente del settore Bilancio e Ragioneria e la funzionaria Berardi. Ma se la convocazione della Arlia è sembrata naturale, visto il ruolo che ricopre, non si può dire la stessa cosa per la Berardi. Oggi siamo in grado di spiegarvi il “mistero”.

La funzionaria Berardi ha il compito di pubblicare gli atti sull’albo on line dell’ente Calabria Verde. Orbene, il 16 dicembre, in maniera improvvisa compare una delibera numero 124 datata giorno 01/07/2015. Sì, avete capito bene: 1° luglio 2015.

Si erano dimenticati, faceva caldo, tanto lavoro, era poco importante, non si sa. Fatto sta che una delibera sfornata a luglio, viene pubblicata inspiegabilmente dieci giorni prima di Natale… Si tratta di una delibera con una direttiva precisa ai direttori dei lavori: fare in modo che i Comuni si sostituiscano all’azienda Calabria Verde per l’acquisto dei materiali, degli automezzi e cosi via. In sostanza, un bell’invito a risparmiare…

Paolo Furgiuele
Paolo Furgiuele

L’espediente è davvero peregrino. Il direttore generale di Calabria Verde Paolo Furgiuele era già con le spalle al muro allora: la Guardia di Finanza gli stava alle calcagna per rendicontare questi benedetti 102 milioni di euro che sono transitati da Calabria Verde e che solo con la forza lavoro non si possono certo giustificare.

E allora che facciamo? Diciamo che i Comuni ci aiutano perché altrimenti come si possono giustificare le realizzazioni di strutture che contrastano il dissesto idrogeologico solo con gli operai e senza il cemento? E così mettiamo sull’albo on line una bella delibera retrodatata per pararci il culo. Una decisione davvero “brillante”, degna della migliore tradizione della “sceneggiata” napoletana che dev’essere cara al direttore Furgiuele, che viene proprio da quelle parti.

Ma i Comuni chiamati in causa da Furgiuele non erano per niente al corrente di questa delibera. Non lo hanno aiutato a “spalmare” tutti questi milioni e non lo hanno aiutato a non finire nei guai. Nessuno, ma proprio nessuno, ha certificato questa porcata napoletana.

Ma la cosa che puzza di più di questa delibera firmata dal direttore generale Furgiuele e dal suo braccio destro Errigo è un’altra. E’ infatti una delibera che non ha neanche un numero progressivo e presenta la firma della dirigente Arlia. Ma che c’entra la Arlia per interventi di dissesto idrogologico? Forse il dirigente Allevato non firmava già più nulla? Forse si era rotto le scatole di tenere il sacco al napoletano?

La lettura di queste manfrine è semplice. Furgiuele e i suoi (pochi) alleati ormai erano già disperati e continuavano a commettere errori grossolani, o autogol se preferite. Anche perché forse non sanno o fanno finta di non sapere che gli atti producono effetti solo dopo la data di pubblicazione e non rispetto alla data indicata sull’atto.

Elementare, no? Ma Furgiuele si sentiva un genio con le spalle coperte e allora si arrampicava sugli specchi, anche al microfono (!) di Paolo Pollichieni con una ormai memorabile e leggendaria intervista che resterà negli annali, e produceva queste menate. In questo momento, figuratevi un po’, ci fa quasi tenerezza…