Capodanno al Grand Hotel: i figli di papà “coperti” dalla figlia di Morrone e dal direttore dell’Ariha

Con molte difficoltà e parecchi silenzi di circostanza, emergono sempre maggiori particolari sul disastro del Capodanno al Grand Hotel Ariha di Rende.
Parliamo del veglione per il quale un gruppo di ragazzi “figli di papà” capeggiati da Antonio Totera (nipote di Franco, patron del Bar Due Palme di via Alimena) e Attilio Scarpelli (figlio di Gianfranco, ex dg dell’Asp di Cosenza) hanno venduto oltre 2000 biglietti per uno spazio dove al massimo potevano stare 800 persone.
Il bubbone è esploso per le sacrosante proteste di centinaia di cosentini, che dopo due ore di fila, alle tre del mattino, si sono sentiti dire dagli organizzatori che non potevano entrare nonostante avessero pagato il biglietto. Qualcuno è andato via infuriato ma molti hanno chiamato la polizia, che è intervenuta sul posto, ha fatto aprire tutte le porte per evitare altri guai e ha raccolto le denunce della gente inferocita.
Nel nostro umile lavoro di inchiesta, dopo aver approfondito gli argomenti relativi alla truffa e alla successione dei fatti, siamo andati ad approfondire un aspetto non certo secondario di questa torbida vicenda.
Chi ha affittato i locali dell’Ariha Hotel ai truffatori figli di papà?
Anzitutto, c’è da sottolineare che l’Ariha Hotel non ha una gestione ordinaria.
Dopo il fallimento della Nord Hotel, società che gestiva l’ex Hotel Executive, c’è stato l’inevitabile intervento del Tribunale di Cosenza. Parliamo del settore civile, dove (e non a torto) secondo molti osservatori della realtà cosentina, le porcherie superano di gran lunga quelle (che pure sono tante) del settore penale.
Bene, il Tribunale di Cosenza ha indicato nella sua sentenza numero 20 del 7 maggio 2014, dopo la dichiarazione di fallimento, i nomi del giudice delegato e del curatore fallimentare.
manu1
Il giudice delegato è la dottoressa Manuela Morrone, da tempo giudice penale, ma che da qualche anno si occupa del settore civile. La sua popolarità in città è molto alta, anche perché suo padre è Ennio Morrone, politico di lungo corso, spesso e volentieri incappato nelle maglie di diverse inchieste delle procure calabresi. E suo marito è il leggendario “braccio armato” di Morrone ovvero l’ex capo della squadra mobile di Cosenza Stefano Dodaro.
Il curatore fallimentare invece è la dottoressa Alessandra Petrillo.
Sono state loro ad affidare l’albergo al gruppo iGreco e ogni azione della gestione deve per forza passare dal vaglio dei due “controllori”.
Anche quella con la quale si sono affittati alcuni locali dell’albergo per il veglione di Capodanno.
A questo punto, a parte le macroscopiche responsabilità dei ragazzi che hanno venduto i biglietti, sono da valutare anche quelle, altrettanto grossolane, del giudice delegato e del curatore fallimentare. E’ del tutto evidente che tutto parte dalla decisione positiva circa l’affitto dei locali ai figli di papà. Non vogliamo insinuare che siano coinvolte nella truffa ma hanno certamente peccato di “leggerezza” e ne dovranno rispondere, anche se l’impressione è che si cercherà di insabbiare tutto nel solito stile “procura di Cosenza”.
DSC_9132
Ma c’è anche un altro responsabile in questa catena ed è il direttore dell’Ariha Hotel, Mario Calabria.
Anche lui dovrà dare spiegazioni esaustive su come è stato possibile tutto questo.
E anche il gruppo iGreco qualche spiegazione dovrà darla.
Perché ci sembra abbastanza imbarazzante la circostanza che questo maledetto veglione sia stato addirittura sponsorizzato sull’ultima pagina del giornale di riferimento del gruppo ovvero La Provincia di Cosenza, solo qualche giorno prima dell’evento.