Capodanno, anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti (di Ugo G. Caruso)

Gli Skunk Anansie in concerto a Cosenza

dalla pagina FB L’ALTRA CITTA’

Pubblichiamo l’eccellente analisi scritta da Ugo G. Caruso, storico dello spettacolo, studioso di cultura di massa, performer e regista.
Premettendo che era un commento anche un po’ casuale su Fb in risposta a quanti avevano da obiettare solo sulla durata del concerto di Capodanno, passando oltre a tutta l’abnormità della cosa nel suo insieme. Cose che gli sono state raccontate perché era chiuso in casa con l’influenza. Ma ha sentito di una chiusura militare della città e ha visto il pericoloso black out della città dalla sua stanza. “Ho partecipato a Capodanni imponenti in varie capitali e mai ricordo nulla di simile e di similmente pericoloso e pretenzioso.” dice Ugo.

di UGO G. CARUSO

Finché non comprenderete tutti che andare a Cosenza ad un concerto di Capodanno, chiunque sia l’artista in piazza o l’amministrazione che lo ha scelto, è inutile e dannoso, meritate moralmente queste delusioni perché moralmente complici di una scelta iniqua, elettoralistica e gaglioffa. I motivi li ho spiegato tre anni fa attirandomi una slavina di repliche e perfino parecchie contumelie (http://www.iacchite.com/cosenza-2017-sveglia-ragazzi-vi-prendono-per-il-culo-di-ugo-g-caruso/). Non vivo a Cosenza da 44 anni e potrei infischiarmene ma non posso tacere di fronte ad una manifestazione così lampante di demagogia amministrativa. Lo volete capire tutti una buona volta che Cosenza non può permettersi un concerto con un cachet di 240.000 euro che con tutte le spese annesse e connesse non voglio pensare a quanto arrivi?

Non sono certo animato da uno spirito penitenziale – i pochi che mi conoscono a Cosenza lo sanno – ma è da irresponsabili pagare un cachet così sproporzionato per un evento che non avrà nessun impatto culturale profondo su chi vi assiste ammassato, infreddolito, alla ricerca permanente di una visuale migliore di quella appena compromessa. È un’occasione generica per una folla inerte, automatica, acefala, la stessa che spreca tempo prezioso ogni notte nei locali cosentini a dar vita ad una patetica movida di provincia che trova rassicurante il fatto di essere in tanti lì tutti insieme, il che certificherebbe di stare nel posto giusto al momento giusto. E invece è il momento sbagliato.

Ieri osservavo da casa mia il buio totale che avvolgeva pericolosamente interi quartieri della città. Il pensiero è corso ad anziani, a persone malferme ma diciamo pure a chiunque avrebbe potuto mettere un piede in fallo, trovandosi improvvisamente suo malgrado a giocare a mosca cieca. Evidentemente si è scelto deliberatamente di favorire la zona intorno al concerto a discapito di varie altre per evitare un black out da sovraccarico.

Cosenza dunque non può permettersi un evento di queste dimensioni da nessun punto di vista. Altrove questi concerti sono offerti da sponsor privati che qui ovviamente latitano. A cosa servono queste occasioni? Una totale inconsapevolezza del tutto, del contesto, dell’insieme. Una volta i concerti collegavano ad altre realtà. Qui, oggi isolano addirittura dalla propria.

Skunk Anansie è gruppo da 200 spettatori paganti in un teatro, non da folle oceaniche in piazza costituite da gente che non ha altre risorse, che non crede più in una convivialità più intensa ed autentica, che ha una visione consumistica della musica di cui peraltro mastica pochino. Tutti questi eventi sono gonfiati, fasulli, ottundenti, ispirati da una filosofia degna di uno spot della Coca cola. E la cosa che più merita di essere rimarcata è che unisce quanti trascinano ogni giorno un’esistenza insulsa sprecando la propria vita e rivelandosi come indiretti sostenitori dell’indegna classe politica nazionale e locale (attenzione, non ho detto governanti, ci metto anche le opposizioni per molti versi di gran lungo peggiori, che è quanto dire) ma anche coloro che dovrebbero avere un minimo di bagaglio culturale, di memoria, di attrezzatura critica per prenderne le distanze.

È su questo che rifletterei di primo acchito al posto vostro, anziché indirizzare improperi all’indirizzo del presuntuoso che scrive. Non serve a nulla lamentarsi nell’extra time. Ora andava espresso il dissenso. Se non avete le forze per una contestazione o non sapete come si fa perché non ne avete mai sentito l’urgenza nell’ovatta in cui vi hanno tenuto mammà e papà, almeno dimostrate qualcosa con una dignitosa defezione.

Come volete che si riscatti la vostra realtà a Cosenza o in Calabria se voi siete complici di questa scoperta riedizione del vecchio panem et circenses? Tutto quello che invece manca fragorosamente a livello culturale, aggregativo, sociale, sportivo nella città e nella dimensione regionale, sempre più isolate dai flussi vitali, vi lascia indifferenti. Anzi neanche lo avvertite. Non lamentatevi più di piccole cose se non comprendete ancora, dopo tante prove, il senso della vostra corresponsabilità. Come diceva De Andrè “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.