Caro Commissario, faccia qualcosa contro la corruzione a Palazzo dei Bruzi

Angelo Carbone

Egregio signor Commissario prefettizio, ovvero, sua Eccellenza il Prefetto dottor Angelo Carbone, ci scusi se la disturbiamo, ma vista l’occasione che ci si presenta con la sua nomina a palazzo dei Bruzi, volevamo, se è possibile, e se non rechiamo troppo fastidio, chiederLe alcune cose. Sempre che Lei sia disponibile. E che trovi un pochino di tempo da dedicarci.

Lo sappiamo che da quando è entrato nella stanza che fu di Occhiuto, il suo lavoro e la sua vita (ci scusi questa nostra intromissione nel suo privato) si sono complicate di sicuro. Immaginiamo quanti imbrogli starà trovando. Carte truccate, atti farlocchi, verbali che non ci sono. Ci rendiamo conto, a noi è successo lo stesso, che provare a ricostruire le procedure di un qualsivoglia atto amministrativo prodotto da Occhiuto, è cosa quasi impossibile. Un lavoraccio che può creare momenti di frustrazione, depressione, turbamenti e paranoie varie, in chi lo esegue. Stati d’animo che inevitabilmente ci coinvolgono a 360 gradi. Perciò sappia che noi la comprendiamo e Le siamo vicini.

Del resto, è così che ha funzionato l’amministrazione pubblica negli ultimi 10 anni. Un magna magna, ininterrotto. Come Lei di sicuro ha avuto modo, in questi pochi giorni dal suo insediamento, di verificare anche a naso.

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La corruzione a palazzo dei Bruzi si respira appena entri. E’ dappertutto. Nessun settore è immune. Nessun dirigente è onesto. Basta guardare le gratificazioni che si sono concessi molti dirigenti per capire il livello di ruberia a che punto è arrivato. Premi di produzione che superano i 70.000 euro l’anno. Per raggiunti obiettivi.

Ci chiediamo, noi miseri cittadini, quali sono questi obiettivi raggiunti, viste le condizioni della città. E poi, come si possono raggiungere bilanci positivi in una situazione di illegalità diffusa come quella che c’è a palazzo dei Bruzi? Nessuno può certificare il vero in questa situazione. Forse il premio di produzione a cui fanno riferimento i dirigenti e la commissione che lo attribuisce, è relativo a chi produce più irregolarità negli atti pubblici. Altrimenti non si spiega. Cioè, più intrallazzi e più sei premiato. Come dice il dottor Cantone: non c’è spazio per le persone perbene nella pubblica amministrazione.

E’ chiaro che i premi così generosamente elargiti, altro non sono che una mazzetta legale. O una tangente se preferite. Per smascherali basterebbe solo fare il bilancio lavorativo del loro settore per capire che nessuno mai al comune di Cosenza ha raggiunto i “famosi obiettivi”.

Gli obiettivi che loro dicono di aver raggiunto stanno solo sulla carta. Sono virtuali. Frutto di artifici amministrativi. Dove tutti sanno e nessuno parla. Per accedere a quel premio, dice la legge, i “meriti” devono essere reali e concreti.

Quello tra i dirigenti storici e i sindaci, al comune di Cosenza, è un accordo vecchio come il cucco. Senza il benestare dei dirigenti non si fanno intrallazzi. L’accordo è semplice, ed è sempre lo stesso: loro si prendono il massimo del premio senza fare niente, e senza nessuno che glielo contesta, e di contro firmano tutto quello che il sindaco del momento dice. Oltre alle stecche che si possono presentare di volta in volta, su questo o su quell’appalto. Tipo tutti gli imbrogli che si fanno sulla nomina dei RUP.

Gente che a fine anno guadagna più di 100.000 euro. Senza contare le stimanze. Una banda di veri criminali, altro che ‘ndrangheta. Nemici veri del popolo. Perché se loro fossero onesti il sindaco non potrebbe rubare. Lo sgamerebbero in due secondi.

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Ma siccome a palazzo dei Bruzi vige l’omertà, campa cavallo che l’erba cresce. Tutti intascano, in un modo o nell’altro, e di rompere il sistema non conviene a nessuno. E vai allora con cottimi fiduciari, somme urgenze, affidamenti diretti, incarichi a cani e porci. Sempre provenienti dai loro canili e dalle loro zimme, ovviamente.

Perchè se non appartieni alla loro zimma, pure che sei un porco, non puoi mangiare al loro scifo. Ci scusi Eccellenza, la volgarità suina. Il tutto, che te lo dico a fa’ (mi scusi l’espressione confidenziale), a danno dei cittadini.

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Decine e decine di milioni di euro sperperati senza nessun ritorno concreto per la città. Migliaia di determine che parlano sempre delle stesse cose: tombini stippati, perdite idriche, alliccate di cemento, scivoli per disabili, vetri rotti, lampadine cambiate, il cui riscontro sulla effettiva realizzazione dell’intervento è tutta da dimostrare.

Quasi tutti gli interventi costano sempre 39.900 euro. Cifra che se si supera, l’appalto, deve andare a gara pubblica. Qualsiasi cosa fai per il comune di Cosenza costa sempre tutto 39.900 euro. Ed è proprio qui che volevamo andare a parare, dopo questa premessa: agli affidamenti diretti dati dall’amministrazione Occhiuto, all’acqua di rose.

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Abbiamo scritto molto sulle ditte amiche di Occhiuto. E non solo. Gran parte del nostro lavoro è stato consegnato anche alla procura alla dottoressa Manzini, a corredo di un esposto del Movimento 5 stelle, proprio sulle ditte amiche di Occhiuto. Dove si evince in maniera chiara, per noi che non siamo giudici, figuriamoci per un giudice professionista, che la maggior parte degli atti amministrativi risultano incompleti dal punto di vista amministrativo, per come dice la legge.

Mancano gli ordini di servizio, o il “visto lavoro eseguito”, e altri documenti. Ci chiediamo, e Le chiediamo: è possibile liquidare fatture a ditte senza aver controllato se il lavoro è stato eseguito? Senza contare il grave regime “di monopolio”, vietato dalla legge, che si è creato a favore di alcune ditte, specie al quarto piano. Senza contare, ancora, le fatture gonfiate. E così via.

Ma come sempre avviene alla procura di Cosenza, nessuno ti ascolta. Puoi recarti in procura a Cosenza, anche con un cadavere ancora caldo, appena sparato, che se l’assassino è un amico loro, o amico degli amici, sono capaci di far sparire anche il cadavere. Ci scusi, Eccellenza, la metafora splatter.

Ma così è. Pensavamo che l’arrivo dell’aggiunto Manzini cambiasse un po’ le cose. Restituendo ai cittadini, almeno quel minimo indispensabile di legalità che serve per vivere in una società che possa dirsi appena civile. Giusto per non imbarbarirci del tutto. Ma a quanto pare ha ragione il direttore che la chiama Marisa la nuit. Ma io voglio ancora crederci. Perché so che non è un lavoro facile. E Marisa ci riuscirà.

Allora, per chiudere, quello che volevamo chiederLe è: per cortesia può verificare anche lei se quello che diciamo sugli affidamenti diretti è vero (siamo disponibili a fornirLe lo stesso materiale inviato in procura), e se il suo riscontro su quanto affermiamo è positivo, potrebbe, per cortesia, lanciare un appello alla legalità, dentro la procura di Cosenza?

Grazie, sicuri di un Suo interessamento, anticipatamente la ringraziamo.