Caro ministro, perché la commissione di accesso a Bari e non a Vibo capitale della massomafia?

Il ministro Piantedosi ha deciso di inviare la commissione di accesso al Comune di Bari per accertare presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio di Bari. Secondo il ministro l’atto è conseguente ad un’indagine per condizionamento del voto delle ultime amministrative del 2019 che ha portato in carcere oltre 100 persone e alla nomina di un amministratore giudiziario per l’azienda di mobilità e trasporto del Comune. Il sindaco di Bari ha protestato energicamente asserendo che si tratta di un vero e proprio atto di guerra tendente ad infangare la reputazione della sua amministrazione.

Noi non vogliamo entrare nel merito della vicenda pugliese che troverete su tutti i giornali di regime nazionali. Vogliamo solo chiedere al ministro Piantedosi perché la stessa solerzia che ha avuto per Bari non l’ abbia avuta in questo anno e mezzo di incarico governativo verso il COMUNE DI VIBO VALENTIA. Eppure noi più volte abbiamo chiesto all’allora procuratore Nicola Gratteri, al prefetto di Vibo Valentia dell’epoca, ma anche al ministro degli Interni perché non si procedeva ad inviare una commissione  ispettiva al Comune di Vibo Valentia. Eppure i fatti emersi nelle varie indagini della Dda di Nicola Gratteri coinvolgevano esponenti politici e amministrativi. Molti big della politica da Mangialavori, a Vito Pitaro, a consiglieri comunali  e dirigenti dell’Asp  venivano tirati in campo da confessioni di pentiti e da intercettazioni  tra esponenti della pubblica amministrazione e ‘ndranghetisti di primo piano. Nè Mangialavori, nè Vito Pitaro, nè  Francesco De Nisi, nè tanti altri  ex dirigenti del centrodestra e del Pd sono stati mai  indagati e/o rinviati a giudizio. Tanti altri sono stati assolti in primo grado come l’ex assessore De Filippis, o hanno  subito condanne minime come Pietro Giamborino su cui è caduta l’accusa di associazione esterna. Ma il compito  di una ispezione non è quello di esaminare penalmente la condotta degli amministratori ma verificare se la vita amministrativa ha subito delle infiltrazioni o condizionamenti da soggetti in odore di mafia. Non siamo qui a riproporvi tutto ciò che è uscito sul cìComune di Vibo Valentia negli ultimi decenni. Potrete leggere  dettagliatamente i particolari in un nostro articolo di ottobre scorso: https://www.iacchite.blog/vibo-le-elezioni-2024-sono-gia-controllate-dalla-massomafia-che-dicono-gratteri-e-il-nuovo-prefetto/

Noi vorremmo ricordare al ministro Piantedosi un elemento che fa somigliare il caso Bari al caso Vibo Valentia. A Bari ci sarebbe stata la compravendita di voti a favore di due candidati poi eletti nel consiglio comunale. A Vibo Valentia vorremmo riportare la conversazione tra tale Colloca, esponente emergente degli imprenditori legati al mondo ‘ndranghetista, come sostiene la DDA, e Cesare Pasqua, uno dei dirigenti storici dell’Asp vibonese che a sua volta è sottoposta ad una ispezione decisa dal nuovo Prefetto Grieco.

Nell’ultima indagine Maestrale- Carthago c’è una intercettazione di una conversazione tra Cesare Pasqua e Colloca. Durante la conversazione l’ex dirigente Asp sonda il terreno per capire quanto Colloca possa influenzare i voti (“Che forza hai?”) ricevendo per risposta il numero di 1.500 e per rendere più convincente il dato l’imprenditore aggiunge: “…l’anno scorso… negli ultimi 10 anni il sindaco l’ho preso io per mano e quello che ho portato io è diventato sindaco… Peppe Mangialavori (non indagato, ndr)… e gli potete pure domandare quando si è candidato la prima volta alla Regione… è venuto a trovarmi… me l’hanno presentato che io non sapevo nemmeno come si chiamava…).  In un’altra intercettazione un giovane ndranghetista  di  Vibo viene intercettato mentre afferma alla sua ragazza. “Duecento voti e si sale..”. Siamo a fine 2014 e doveva presentarsi lui alle elezioni comunali. Poi, però, fu scelto un altro che, all’esito dello scrutinio, risultò eletto.

In pratica c’è una gara verbale tra Pasqua e Colloca a chi porta piu’ voti al mitico Mangialavori. Non ritorniamo nemmeno su ciò che scrive la DDA nell’inchiesta Maestrale- Carthago:  “… Difatti il Colloca è strettamente collegato al tessuto politico, istituzionale e massonico vibonese con l’attuale consigliere regionale nonché esponente della massoneria Vito Pitaro, con il senatore Giuseppe Mangialavori, con l’ex deputato Bruno Censore e con apparati massonici e istituzionali importanti…. ”.  

Le inchieste, le indagini, il processo Rinascita Scott sono stati fatti importanti. Hanno dato un colpo alla ‘ndrangheta nel vibonese. Ma da qui a dire che si respira area nuova di libertà a Vibo e in provincia come ha fatto l’altra sera Gratteri tornando a Vibo ce ne corre. Sta di fatto che a Vibo si voterà a giugno e che ancora i soggetti politici che decidono il bello e cattivo tempo sono gli stessi: Mangialavori, Pitaro, De Nisi, e tanti altri.  Si pigliano e si lasciano come niente. Adesso per mettersi l’animo in pace si  lanciano appelli per avere candidati puliti e trasparenti nelle liste. Come se il problema fosse questo e le varie ‘ndrine, logge massoniche deviate, potentati non avessero la capacità di candidare gente con il cartellino penale pulito e immacolato. Il problema è  della trasparenza e della cesura netta con il mondo del malaffare e di chi controlla pacchetti di  voto.

Caro ministro Piantedosi, noi crediamo che lei abbia fatto bene a mandare la commissione a Bari. Le chiediamo però coerenza. Se la manda a Bari la deve mandare anche a Vibo  Valentia. A Bari si voto a giugno, a Vibo Valentia si vota a giugno. Le rivolgiamo la solita domanda: A VIBO VALENTIA CI SONO LE CONDIZIONI PER UN VOTO LIBERO ? PER UN VOTO SENZA CONDIZIONAMENTI DI SORTA? NOI PENSIAMO DI NO ! MA IN OGNI CASO MANDI LA COMMISSIONE E VEDIAMO CHE ESCE FUORI.