Caso Lamezia, Mario De Grazia: “Una coalizione con 11 liste e 300 candidati è paramafiosa”

Dalla riflessione sul terzo scioglimento del consiglio comunale lametino alle ramificazioni della ‘ndrangheta in Emilia scovate grazie alle inchieste di un gruppo di liceali, all’esperienza portata avanti dal tribunale dei minorenni di Reggio Calabria guidato dal giudice Roberto Di Bella, che dal 2012 ha dato il via alle procedure di allontanamento dei minori da contesti familiari segnati da metodi educativi mafiosi. Un’altra serata ricca di temi e protagonisti a Trame, che si concluderà questa sera a Lamezia Terme.

Del caso Lamezia, primo Comune  con più di quindicimila abitanti ad essere sciolto per tre volte, si è parlato nell’incontro sul libro dell’avvocato lametino Mario De Grazia “La notte della città. Storie di ordinaria collusione e di tre scioglimenti” presentato insieme al sociologo Vittorio Mete e al giornalista Attilio Bolzoni. Per Mete “i tre scioglimenti di Lamezia ci dicono che non è soltanto un problema di infiltrazioni mafiose, ma è questione di come viene gestita la politica locale e di meccanismi deviati di raccolta del consenso”.

Su questo De Grazia ha aggiunto: “Se una coalizione imbarca undici liste e quasi trecento candidati al consiglio comunale, se non è mafia è un metodo che ci si avvicina”. “La  legge sugli scioglimenti – ha concluso De Grazia – è una risposta importante rispetto alle collusioni della ‘ndrangheta con la politica, ma per farla funzionare bisogna lavorare sul post scioglimento. Questa legge interrompe la malattia, ma non cura il malato che rischia di ammalarsi di nuovo”.

IL TRIBUNALE PER I MINORI DI REGGIO

“Il lavoro del giudice Roberto Di Bella al tribunale dei minorenni di Reggio Calabria vuole salvare la quarta generazione della ‘ndrangheta, i figli di quei trentenni e quarantenni che oggi sono alla guida di potenti cosche calabresi. Allontanare i minori da situazioni familiari in cui vi sono concrete possibilità che un bambino diventi un futuro “padrino”, offrire a questi ragazzi un’opportunità di cambiare, è l’unica speranza per questa terra”.

Tizian e D’Ayala

Così il giornalista Giovanni Tizian che a Trame ha presentato il libro “Rinnega tuo padre” (Laterza), un viaggio-inchiesta tra storie di figli che rinnegano i padri e di madri coraggiose che hanno scelto di abbandonare al proprio destino i mariti fedeli solo alle leggi del clan. E proprio sul tribunale dei minorenni, Tizian dichiara: “L’ottimo lavoro del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria non è appoggiato da nessun intervento normativo a livello nazionale. Si basa tutto sul lavoro dei volontari e delle associazioni. Per questo quando sentiamo parlare di lotta alla mafia da parte di esponenti politici, lascia perplessi il fatto che nessuno si sia ancora interessato a questo progetto. Su 50 casi di bambini allontanati da famiglie di ‘ndrangheta dal 2012 ad oggi, molti hanno avuto una concreta possibilità di cambiare vita. A Roma devono capire tutto questo.”

‘NDRANGHETA IN EMILIA

A partire da vicende quotidiane, come il caso di una discoteca collegata ad un’esponente delle ‘ndrine, il giovane Elia Minari ha scoperchiato il vaso di pandora della ‘ndrangheta in Emilia, descrivendo nelle pagine del libro “Guardare la mafia negli occhi” (Rizzoli)  un contesto in cui “sono gli stessi imprenditori emiliani a bussare alle porte della ‘ndrangheta, a voler a tutti i costi negare la realtà nel segno di una sorta di omertà nordica”.  L’incontro con Minari conclude il progetto #Trameoff, percorso promosso dalla Fondazione Trame insieme all’Associazione Antiracket Lamezia Onlus, che ha coinvolto gli studenti di tutti gli istituti superiori lametini. #Trameoff si inserisce nell’ambito del progetto “Ti Leggo”, promosso dalla Treccani dal 2016, di cui Lamezia è uno degli avamposti in tutta Italia.