Cassano, quando la Galeone e Morra spacciarono un rudere per palazzo…

Demolizione immobile famiglia boss 'ndrangheta, prefetto Cosenza Galeone e Presidente Antimafia Morra

Il 15 ottobre scorso il prefetto di Cosenza Paola Galeone, denunciata oggi da una imprenditrice perché ha preso una “mazzetta”, aveva condotto a termine una “brillante” operazione in tandem con il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra (Dio li fa e poi li accoppia…) e i media – compreso Iacchite’ – avevano dato risalto alla vicenda.

È stata avviata alle prime luci dell’alba nel territorio del Comune di Cassano allo Ionio, per la prima volta in Calabria, alla presenza del presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, la demolizione di un immobile abusivo. L’operazione rientra nell’ambito degli accordi stilati in occasione della firma di un protocollo d’intesa interistituzionale, firmato lo scorso 15 luglio nella Prefettura di Cosenza. “L’atto d’intesa – comunica la stessa Prefettura – siglato dal sottosegretario al ministero dell’Interno, Carlo Sibilia, dal prefetto Paola Galeone, dalla Regione Calabria e dai componenti della Commissione straordinaria presso il Comune di Cassano allo Ionio, prevede nel territorio del Comune di Cassano allo Ionio l’avvio delle opere di demolizione degli immobili abusivi già censiti, anche appartenenti ad esponenti di spicco della criminalità organizzata, con l’ausilio di mezzi e professionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. L’abbattimento del manufatto abusivo, riconducibile agli eredi di un capo cosca trucidato a Villapiana nel giugno del 2018 – si sottolinea – è stata la prima di una serie di attività che, nel solco di un percorso di legalità e celerità, rappresenta una delineata strategia interistituzionale nell’ambito della quale la  presenza garantista dello Stato sul territorio, in contesti particolarmente complessi come quello del comune di Cassano allo Ionio, può infondere  fiducia nella sana componente produttiva ed attrarre investimenti in realtà locali vigilate da istituzioni comunali e sovracomunali che viaggiano all’unisono, arginando situazioni di devianza e di mancato rispetto delle regole”.

Qualche ora dopo, tuttavia, arrivava una perentoria replica da parte dei diretti interessati, che è tutta un programma e ci restituisce l’esatta misura della boria del tandem formato dal prefetto “mazzetta” e dall’infiltrato del sistema nel M5s calabrese. 

Un rudere spacciato per palazzo

Quali eredi di Portoraro Leonardo in riferimento alle affermazioni rilasciate ai mass media dal Presidente dell’Antimafia Nicola Morra e dal Prefetto di Cosenza Paola Galeone, in ordine alla demolizione di alcune presunte opere abusive appartenute al proprio genitore, premesso che riteniamo giusta l’esecuzione dell’atto di demolizione dell’immobile edificato in violazione delle norme in materia, si chiarisce quanto appresso segue:

a- l’opera abusiva (immobile allo stato iniziale, rimasto tale sin dagli ’80) demolita, era di proprietà di Tudda Letizia, la quale per questo abuso veniva condannata dal Tribunale di Castrovillari mediante rito alternativo-richiesta di applicazione della pena da parte dell’imputato. Si precisa che la fu Sig.ra Tudda Letizia non ha mai commesso alcun reato o riportato condanne per reati di tipo mafioso.

b- Portoraro Leonardo, invece, veniva tratto a giudizio:
il processo a carico di Portoraro Leonardo proseguiva con altro Giudice sempre del Tribunale di Castrovillari e sempre per i reati ascrittigli come esecutore di opere abusive in concorso con la proprietaria Tudda Letizia. Tale processo si concludeva con sentenza n.1029/2017 R.G SENTENZA del 06.07.2017 divenuta irrevocabile il 04.11.2017, con la quale sentenza Portoraro Leonardo veniva assolto dal reato ascrittogli per non aver commesso il fatto. In forza, pertanto, di detta sentenza assolutoria il fu Portoraro Leonardo non può e né deve essere considerato esecutore delle opere realizzate abusivamente da Tudda Letizia.

c- Ricordiamo a noi stessi che:
“La sentenza penale irrevocabile di assoluzione pronunciata in seguito a dibattimento ha efficacia di giudicato, quanto all’accertamento che il fatto non sussiste o che l’imputato non lo ha commesso”. d-Il fu Portoraro Leonardo, dopo aver pagato il debito con la giustizia ed essere tornato in libertà nell’anno 2006, ha vissuto per 13 anni nella completa integrazione sociale, poiché come provato da diverse sentenze del Tribunale della libertà non era più considerato socialmente pericoloso. Ciò è dimostrato anche dal non aver più avuto alcun carico pendente dal 2006 al 2018, né alcuna sentenza di condanna per qualsivoglia reato.

Si comprende appieno il fermento politico dovuto al clima preelettorale delle elezioni regionali prossime e le aspirazioni alla carica di Governatore della Regione Calabria di taluni, ma ciò non giustifica la becera e diffamatoria propaganda mediatica effettuata in queste ore al solo fine di raggranellare consensi. La demolizione dell’unico rudere rimasto tale dagli anni 80 non può e non deve restare un semplice specchietto per le allodole rispetto alle decine di costruzioni abusive contigue alla predetta. Alla luce di quanto sopra riportato il fu Portoraro Leonardo non può essere minimamente considerato responsabile di alcun abuso edilizio e né può essere collegato alla demolizione oggetto delle affermazioni di cui sopra. Ne consegue che nessuna famiglia mafiosa può essere e deve essere collegata ai fatti accaduti.

Per questi motivi abbiamo presentato ricorso in autotutela al Comune di Cassano Ionio.
Si chiede, pertanto, di voler, ai sensi delle norme sulla stampa, rendere noto tale comunicato.
In merito ai riferimenti tendenziosi e diffamatori, circa l’essere una “famiglia mafiosa” o “famiglia malavitosa”, gli scriventi si riservano di adire le autorità competenti in sede civile e penale al fine di tutelare il proprio onore.

Francavilla Marittima 16.10.2019
Portoraro Leonardo
Portoraro Zeudi