Castrovillari, la “tassa della speranza” degli Oss: alla Regione sapevano tutto

CASTROVILLARI – Un giro d’affari di 570 mila euro in tre anni, per circa 300 diplomi falsi di Oss. Una vera «tassa sulla speranza» di trovare un’occupazione – come l’ha definita il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catanzaro, Oltello Lupacchini – utilizzata dall’associazione a delinquere smantellata dall’operazione Ponzi marciando sul bisogno di lavoro di persone disoccupate che prendevano parte ai finti corsi di formazione per abilitarsi alla qualifica di Oss e spendere quel titolo nella ricerca di un lavoro in strutture sanitarie accreditate dal sistema sanitario nazionale o addirittura della rete nazionale degli ospedali pubblici.

La scuola di formazione Sud Europa di Altomonte reclutava disoccupati o persone interessate a formarsi da Oss per poi farle svolgere (sotto il pagamento di circa 2000 euro) falsi corsi professionali con la compiacenza di due dipendenti Asp di Cosenza e due responsabili di altrettante scuole di formazione campane, trasferendoli in autobus a Napoli per poter svolgere test finali di corsi mai tenuti. Per poter ottenere la qualifica di Oss bisogna svolgere almeno 1000 ore di corso teorico e 450 ore di tirocinio pratico. I corsisti truffati non hanno mai effettuato tutta questa formazione.

Si vedevano per poche ore presso l’ex Ospedale di Trebisacce (che serviva come «spechietto per le allodole» – come ha detto il procuratore Facciolla – e dare la parvenza di una serietà del percorso formativo) per poi risultare frequentati in lezioni mai ascoltate grazie a due società campane coinvolte nell’indagine. Un vaso di pandora del bisogno di lavoro che è solo all’inzio e che potrà avere altri risvolti di indagine. In queste ore sono in corso controlli in tutta Italia presso strutture sanitarie che avrebbero potuto assumere Oss che hanno dimostrato falsi diplomi conseguiti grazie ad una società non accreditata dal sistema regionale calabrese. E che apre lo scenario anche al «silenzio di chi sapeva e non sanzionava» nelle strutture di controllo della Regione Calabria. Una truffa che ha coinvolto centinaia di persone, alcune ignare davvero (come il caso di un giovane corsista poi suicidatosi nella disperazione di aver speso soldi senza risultati reali), ed altre forse – ed è questo che ora si sta tentando di accertare – compiacenti con il sistema fraudolento.

Vincenzo Alvaro – Abm Report (http://www.abmreport.it/)