Catanzaro 2022 come Il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è bisogna che tutto cambi”

In città la situazione è grave, ma non è seria. A Catanzaro “cambiamento” fa rima con “fallimento”.

di Francesco Di Lieto

In questi giorni pezzi importanti di questa variegata ed amplissima maggioranza invocano il “cambiamento”.
Eppure la sbandierata necessità di “voltar pagina”, sembra nascondere solamente il disperato tentativo di rifarsi una credibilità politica, dopo aver tollerato, in religioso silenzio, il sacco della città.
Purtroppo, mentre i lungimiranti amministratori progettavano, Catanzaro negli ultimi venti anni ha perso oltre 10mila abitanti; una emorragia di ben dieci persone ogni singola settimana.

Davanti a questo dato desolante c’è chi non trova di meglio che impiegare il proprio tempo per cancellare improvvidi post, per nascondere le ripetute e tragicomiche giravolte.
Incuranti del disastro, i protagonisti dello sfascio provano a rimanere aggrappati alla poltrona tentando disperatamente di riciclarsi…ovunque.

Franza o Spagna, purché se magna.
La continuità uber alles; questo è il segnale evidente di un enorme fallimento.
Un disastro che, ironicamente, viene certificato proprio dai responsabili. Che, però, non chiedono scusa e non scappano.
Si dice che quando una nave stia per affondare siano i topi i primi ad abbandonarla.
A Catanzaro non funziona esattamente così.

Fingono soltanto di scappare, per poi ripresentarsi più forti e più voraci di prima. Insomma come “certi amori”, fanno dei giri immensi e poi ritornano…sempre!
E così il capoluogo si prepara ad un “Abramo quinquies” nella assoluta consapevolezza che la continuità deve prevalere su ogni possibile rinnovamento.
Davanti a questo avvilente mercato delle vacche, affollato da eterni candidati e professionisti dell’amicizia, ci sarebbe da chiedersi: per quale curiosa forma di masochismo si continuerà a dar fiducia a chi ha distrutto questa città?

Com’è possibile che le proclamate “anime belle” finiscano per stare insieme, senza provare alcun imbarazzo, con i protagonisti dello sfascio e, contemporaneamente, inneggino al “cambiamento”?
Com’è possibile schierarsi nella stessa coalizione con delle forze che, orgogliosamente, sostengono il governo del “tuttiinsiemeappassionatamente”?
Possibile che gli “incendiari e fieri” finiscano per trasformarsi in “pompieri” quando si tratta di stringere accordi, sia pur locali, con le medesime forze filogovernative.
Un calderone più che un governo, capace di mettere insieme Lega e PD, 5stelle e Forza Italia.
Un “tuttiinsiemeappassionatamente” che assurge a sistema e deve essere replicato ovunque.

Forse perché, alla fine della fiera, l’obiettivo è poter saziare appetiti ed ambizioni personali.
Ciò che conta, al netto delle belle parole, è riuscire a poggiare le preziose terga su di una poltrona…ad ogni costo.
E tutto questo grazie anche a coloro che si proclamano contro il “Draghismo” …ma soltanto quando si oltrepassa la galleria del Sansinato, rimanendo testardamente filogovernativi in città.
In questa battaglia per spartirsi ciò che rimane di un martoriato capoluogo, continua ad esserci chi, oramai, è stanco di turarsi il naso (nel Paese esattamente come a Catanzaro).
Chi ritiene che con faccendieri, banchieri, mendicanti di voti e trafficanti di armi non si debba prendere neppure un caffè, figuriamoci ipotizzare un percorso comune…a Roma esattamente come nel più piccolo e sperduto villaggio.
Forse la coerenza non è un valore assoluto ma del gattopardismo ne abbiamo davvero piene le tasche.
Specie se poi gli stessi protagonisti del “consociativismo locale” hanno la sfacciataggine di pontificare una loro presunta diversità.
Ed allora prepariamoci a consegnare la fascia tricolore ad un novello Tancredi: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.