Catanzaro 2022, la crociata dei pezzenti

E’ suonata la campanella dell’ultimo giro di pista, la gara sta per terminare ed il traguardo del rinnovo dell’amministrazione comunale si vede ormai all’orizzonte e questo, fra le sgomitate del tutti contro tutti, aumenta la confusione e la fretta. Tutti sappiamo che la fretta non è mai la migliore consigliera, ma nelle stanze del palazzo ormai la ragione sembra sparita, ognuno armato di secchio cerca di innaffiare la propria pianta sperando che cresca e sia rigogliosa, il resto è dettaglio.

Catanzaro è ormai riconosciuta come la città del “sistema, quella dove la legalità non alberga, tanto che la sua storica definizione di “isola felice” è un pio ricordo, lordato da una politica creativamente criminale che si è venduta alla massomafia, composta da contrabbandieri di gettoni, di buoni pasto Covid, di alligatori definiti colletti bianchi e di fenomeni mistici, ancora inspiegabili, quelli a metà fra il divino ed il falso ideologico.

Siamo in un panorama autentico per alcuni versi e disdicevole per altri, dove complicità e imbroglio sono la ragione d’essere; dove legalità e trasparenza sono solo una sterile enunciazione; dove i diversi poteri si sovrappongono, fondendosi insieme in una specie di cosca; dove l’impronta criminale anche della chiesa della storia di Bertolone si è infiltrata nel gioco dei tre cantoni, esportando illecitamente valuta e traffico di influenze. Questa è l’aria tossica che si respira nei corridoi di Palazzo De Nobili dove gli equilibri sono ormai saltati tutti e sembra di essere dietro il palcoscenico dello zoo di Berlino in attesa dell’arrivo di un giudice teutonico; oppure nella migliore delle ipotesi siamo nelle retrovie disordinate di una improbabile “crociata” contro l’infedele – colui che osserva, ascolta e registra – per difendere un santo sepolcro domestico dove il termine “militare” – sia esso aggettivo o verbo – è espressione di disonore per un esercito di mercenari: la crociata dei pezzenti!

Il tempo non è il migliore alleato, le lancette stanno per segnare l’ora zero e, come abbiamo detto, imperversa la fretta consumata in modo disordinato fra una faida intestina, una sceneggiata napoletana e il bisogno di ossigeno, quell’ora d’aria che si annuncia all’orizzonte e che infrange i sogni futuri.

Nel perimetro del consiglio comunale, quello storicamente il più indagato d’Italia, sono tutti diventati aspiranti vincitori di Masterchef ed ognuno e tutti cercano di confezionare il proprio polpettone, incuranti delle regole quelle propriamente dette e quelle istituzionali, di un galateo vittima innocente di rutti e scorreggie. Siamo nel punto più basso di un capitolo di storia civica della città di Catanzaro, certamente da dimenticare, ma al contempo da osservare, ascoltare perché manifestazione delle verità, quelle nascoste ed inenarrabili alle latitudini di palazzo di Giustizia, che come un fiume carsico lentamente e disordinatamente stanno emergendo.

La logica del tritacarne è il metodo ormai adottato e validato sul finire della legislatura comunale, così le riunioni dei capigruppo – ascoltate fuorionda – si trasformano in arena dove saltano le alleanze e le convergenze, quelle non parallele, tanto che alcuni consiglieri comunali, come Giuseppe Pisano, affermano di essere a conoscenza di alcuni fatti, meglio definibili come reati, dichiarandosi nei fatti complici e reticenti, visto che quanto a loro conoscenza non viene portato all’attenzione degli organi di polizia deputati…

Diverse sono le casus belli della crociata dei pezzenti, come il rimpasto di giunta da tempo annunciato che serve per mettere una toppa all’equilibrio politico e disattivare altre responsabilità su fatti consumati, come i concorsi pubblici truccati che sono stati espletati nel comune di Catanzaro e che si richiamano alla tutela di interessi di parte e di favoritismi diffusi e di atti confusi. In molti devono rimettersi in pari per la prossima competizione elettorale usando l’amministrazione come merce di scambio, massificando il risultato dello scivolamento della graduatoria che prevede l’assunzione di nuovo personale full-time, quello che è oro nella ricerca del consenso, indipendentemente dal profilo penale.

La complicità è diffusa nel palazzo ed incrocia l’attività di alcuni consiglieri comunali e dei livelli gestionali, quei funzionari e dirigenti, che hanno confuso la legittimità degli atti con un alleanza tossica nei tratti criminale. Tutti rispondono ad una logica di non trasparenza, quella che dovrebbe essere garantita dall’anticorruzione comunale, una pratica mai attivata nel comune di Catanzaro e lasciata al libero arbitrio del segretario generale, la zarina  Vincenzina Sica, colei che seppellisce gli atti amministrativi, secretandoli a piacimento, a comando e che abbiamo già incontrato nella procedura poi scaturita nell’inchiesta della Procura di Nicola Gratteri, definita “operazione Corvo”.

Troppi sono gli scivoloni amministrativi, molti sanati con le cosiddette revoche in autotutela e molti altri ancora in piedi, secondo un articolato metodo di triangolazione e di connivenza, quella piramide dove al vertice c’è il segretario generale e responsabile dell’anticorruzione, Vincenzina Sica, sostenuta da altre figure apicali dell’amministrazione, ovviamente sempre con la silenziosa benedizione del sindaco Sergio Abramo, l’uomo del «non sacciu nenta, a mija non mi dissaru nenta», un refrain a cui ormai non crede più nessuno.

Mafia ed antimafia, corruzione ed anticorruzione sono soltanto le facce di una stessa moneta, quel conio con cui viene battuto il “nuovo” Carlino d’argento, usato per pagare e nascondere i buchi neri dell’amministrazione Abramo, in quei settori da sempre incriminati, discussi, mormorati che sono il vero buco nero, luogo di misfatti e di reati. I settori Patrimonio, Attività Economiche e Personale sono quei rami dell’amministrazione comunale che non brillano in trasparenza e che avrebbero qualcosa da raccontare in aggiunta a quello che è già uscito fuori, come fatto conosciuto dalla Magistratura cittadina.

Il governo dei settori resta ormai da anni, visto che al comune di Catanzaro la rotazione dei dipendenti e dei funzionari è solo un buon proposito e chi viola per primo le norme è sempre il segretario generale Vincenzina Sica che dell’anticorruzione interna è l’assoluta negazione, saldamente nelle mani di Antonino Ferraiolo, che regge ad interim anche il Patrimonio, dopo la vicenda dei pontili che ha interessato l’ex dirigente Andrea Adelchi Ottaviano. Nei fatti oggi Ferraiolo è diventato il super manager del comune di Catanzaro e nel suo percorso di omissioni e di atti compiacenti si accompagna nella sua attività con la complicità di alcuni funzionari, come Maria Sergi ed Anna Mellace, che avevamo già incontrato nella narrazione dei concorsi truffa e delle progressioni verticali, quella previsione che ci ha dato ampiamente ragione.

http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-i-concorsi-truccati-e-le-benedizioni-della-curia/

Parlare di legalità al Comune di Catanzaro è soltanto un eufemismo, se tutto ci riporta a situazioni dal dubbio valore, dove i posti a concorso appaiono al bisogno, come il concorso di 20 vigili urbani e scompaiono dopo “in autotutela”, sempre a firma di Ferraiolo, tanto che la revoca viene giustificata con le mutate esigenze del piano del fabbisogno del personale, forse perché la dotazione del corpo di polizia municipale cambia e si adegua al cambio dei bisogni e delle strategie della cricca. C’è però un altro aspetto singolare, che dovremo meglio indagare, che vede il comune di Catanzaro diventare dispensatore di risorse umane. Così dopo l’esecuzione del concorso pubblico per la copertura di 5 posti di categoria D con profilo di istruttore direttivo-assistente sociale a tempo indeterminato, vedi delibera dirigenziale n. 3328 del 15.12.2020 per approvazione della graduatoria definitiva, nel periodo che va dal 22 al 23.12.2021 vengono fatte con apposite delibere dirigenziali convenzioni con i comuni di Crotone, Reggio Calabria e Potenza per utilizzo della graduatoria e l’assunzione presso detti enti dei soggetti inseriti in graduatoria. Si chiama scorrimento, quella procedura che per quanto strana nel suo complesso porta sempre la solita firma… quella di Ferraiolo e dei suoi complici e che si incrocia anche con il possibile rimpasto di giunta. Scorrimento graduatoria, sistemazione degli amici.

Il comune di Catanzaro ritorna su un percorso scosceso almeno in termini di legalità, tutto ci riporta ai vecchi metodi, quelli delle “ditte amiche” e delle “assunzioni facilitate”, sempre per le incrostazioni del sistema Catanzaro, che annovera anche quello della mancata rotazione del personale e che, chiunque andrà a ricoprire la carica di sindaco dovrà avere il coraggio di mettere al primo punto della sua agenda, senza giustificazioni di sorta e senza complicità trasversali, così come dovrà rimuovere dall’incarico il segretario generale, la dottoressa Vincenzina Sica che ha ormai concluso il suo percorso a Catanzaro lungo il tracciato di Sergio Abramo e ritorna sul libero mercato con tutto il suo background, quello che probabilmente il procuratore Nicola Gratteri dovrebbe valutare.

Sbaglia chi pensa che tutto finisca qui e che tutto si limiti all’attività di qualche ladro di galline in complicità con infedeli custodi del pollaio, sbaglia perché emerge altro, grazie all’intervento narrativo, plateale e triviale di capitan Fracassa, il plurindagato Giuseppe Pisano, quello che parla troppo e pensa poco, inconsapevole di chi l’ascolta, lo registra e magari presto lo convocherà…

“What’s around the corner?” Cosa c’è dietro l’angolo, rispolverando il titolo di un vecchio talk di Maurizio Costanzo, chi ci darà una risposta? Ma, soprattutto chi sono gli attori protagonisti e le comparse di questa nuova inside story del comune di Catanzaro?

Tutti e nessuno potremmo dire, anche se è più corretto dire i soliti. Ritorniamo così ad altre vicende sospese, come ad esempio il PSC (Piano strutturale comunale) o la storia infinita dei pontili del porto di Lido, tutto gravita intorno ad una parziale attività investigativa della Procura di Catanzaro ed all’assunzione di responsabilità di alcuni dirigenti, prima sospesi, poi reintegrati, sottoposti alla procedura di licenziamento in termini di minaccia ed oggi trasferiti al settore Urbanistica. Ci domandiamo perché? Cosa cambia con lo spostamento di settore, cambia forse il modo di agire, quello emendato dalla Procura di Nicola Gratteri? Forse.

Il “ghostbusters”, l’acchiappafantasmi è stranamente l’architetto Andrea Adelchi Ottaviani, come abbiamo detto trasferito al settore Urbanistica, chiamato a bonificare o per meglio dire, mandato a fare un altro dei suoi esperimenti di cartomanzia, questa volta intendendo come carte non quelle da gioco, ma l’aggiustamento di pratiche e fascicoli interessanti e che interessano… Così ha narrato la “Bocca della verità” di Stratò.

Tutto ritorna nel quartiere Lido, il centro della movida catanzarese e punto di incontro del cemento, dove si riallineano affari, mattoni, grembiuli, complicità e sistema Catanzaro: quei vecchi arnesi che hanno devastato territorio e futuro.

Si parla di un immobile sito sul lungomare del Catanzaro Lido, che pare sia entrato nelle disponibilità immobiliari del sindaco Sergio Abramo, tutto lecito per carità, attualmente in fase di ristrutturazione per accogliere una nuova attività economica. Non è questo il punto interessante della vicenda che è volata nei corridoi del palazzo come uno straccio unto, ma semmai la storia che interessa l’immobile di cui si è parlato e del quale oggi noi ne parliamo.

Sembrerebbe, noi usiamo il condizionale, che detto immobile sia per metà abusivo e mai sanato, mentre la restante altra metà pare sia edificata su un terreno di proprietà demaniale, mai ceduto ne tantomeno venduto dal demanio. Se così fosse e se la Bocca della Verità ha detto giusto, piuttosto che emettere uno sgraziato rutto, ci domandiamo: cosa deve fare Andrea Adelchi Ottaviani? Quale è il prezzo della sua riammissione al gotha dei dirigenti? Chi l’ha incaricato di questo mandato delicato?

Qualcuno risponderà a seconda dell’interesse e della curiosità, ma intanto noi domandiamo a Antonino Ferraiolo, già dirigente delle Attività Economiche, come e chi nel passato ha dato l’autorizzazione all’esercizio dell’attività svolta nell’immobile di cui stiamo parlando? Era all’epoca in regola urbanistica, quello che ad oggi sembra non esserci? Ai posteri l’ardua sentenza.