Catanzaro, il “romanzo criminale” della Chiesa

CATANZARO, MOVIMENTO APOSTOLICO. LO SCISMA DELLE COMARI E LO SCANDALO SILENZIOSO

prima parte (https://www.iacchite.blog/catanzaro-movimento-apostolico-lo-scisma-delle-comari-e-lo-scandalo-silenzioso/)

seconda parte (https://www.iacchite.blog/catanzaro-la-chiesa-come-una-holding-economica-massonica/)

terza parte (https://www.iacchite.blog/catanzaro-bertolone-e-la-lobby-di-famiglia/)

quarta e ultima parte

La dimensione dell’inchiesta e la gravità dei rilievi si riassumono nel decreto del 10 giugno 2021 firmato dai cardinali Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Beniamino Stella prefetto della Congregazione per il Clero e Kevin J Farrel, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, reso pubblico nella Basilica dell’Immacolata dal vescovo Vincenzo Bertolone il 29 giugno 2021, con il quale si decreta la soppressione del Movimento Apostolico e l’Associazione pubblica di fedeli Maria Madre della Redenzione; viene altresì nominato come Delegato della Sede Apostolica, con il mandato di portare a esecuzione quanto disposto dal  Decreto, Monsignor Ignazio Sanna, Arcivescovo emerito di Oristano. I beni del Movimento saranno  devoluti per scopi benefici, come da Statuto, definiti di comune accordo tra l’Arcivescovo pro tempore di Catanzaro-Squillace.

Importanti sono le “premesse” scaturite dalla Visita Apostolica. Si richiama alla finalità statutaria del Movimento Apostolico: «il ricordo della Parola di Dio con l’evangelizzazione e la catechesi, la forte saldatura tra fede e vita per i propri Membri, l’animazione apostolica delle Parrocchie, specialmente quelle dove c’è più bisogno», quella che è stata tradita per le difficoltà ed i contrasti, da subito, manifestatisi. Quelle criticità evidenziatesi nel corso degli anni e relative a questioni di carattere dottrinale e disciplinare, in particolare circa l’origine delle presunte rivelazioni alla fondatrice, nonché una profonda divisione nel clero diocesano generata dall’appartenenza al Movimento. Per adempiere al servizio di unità di fede e di disciplina, per il bene della Chiesa universale e delle Chiese particolari, tutti sono chiamati nell’esercizio del proprio ministero considerando che «i fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori».

In soldoni si contestano modalità e prassi che pregiudicano la necessaria distinzione tra ambito di governo dell’associazione e ambito della coscienza dei suoi membri, mancanza di trasparenza e di provenienza nella gestione e l’uso dei beni temporali, quello che ha generato ripercussioni negative e scandalo nella Arcidiocesi e nelle Diocesi calabresi e nelle Chiese particolari dove il Movimento è presente. Oltre alle caratteristiche dubbie dei presunti fenomeni soprannaturali dai quali scaturisce l’origine del Movimento, si contestano la correttezza dottrinale di “Parole di esortazione” e “Meditare” testi della fondatrice a seguito di presunti messaggi ricevuti; la valenza teologica del carisma di fondazione del Movimento Apostolico; i problemi di natura disciplinare, soprattutto relativamente alla formazione e appartenenza dei presbiteri al Movimento, con la tendenza a costituire una élite sacerdotale fortemente autoreferenziale; le questioni di natura istituzionale, con un affievolimento della dimensione partecipativa dei membri in seno all’Associazione e un governo fortemente eterodiretto; i problemi di natura ecclesiale, con particolare attenzione all’Associazione pubblica di fedeli Maria Madre della Redenzione, con personalità giuridica, già Istituto secolare Maria Madre della Redenzione; i problemi di natura patrimoniale, relativi alla raccolta fondi, alla gestione dei beni, alla provenienza delle risorse necessarie al funzionamento dell’Associazione.

Mentre scorrono i “titoli di coda” sull’esperienza del Movimento Apostolico e dalla sua ispiratrice nella Basilica dell’Immacolata, qualcuno pensa e spera che la vicenda si sia ormai chiusa e che per quanto traumatica e oscura la città dimentica e quindi è salva la Fede e la credibilità, proprio quello che spera monsignor Vincenzo Bertolone. Voci maligne lo indicano invece come il regista ed il pugnalatore, dopo avere amato e fatto piedino per entrare nel circolo esclusivo che favorisce il galoppare della carriera, ha rotto l’idillio per il bottino: il patrimonio che vorrebbe acquisire magari cambiando anche la “ragione sociale” ed il nucleo di comando del disciolto Movimento Apostolico ed annessi. Lo scandalo aleggia e resta fermo all’orizzonte, il “vuoto” della navata della Basilica dell’Immacolata nel giorno della condanna del Movimento Apostolico, letto da monsignor Bertolone è l’emblema della fine annunciata. Dopo la città che ha da tempo abbandonato il pastore, c’è l’abbandono della Chiesa che conta, quella dei falangisti del dogma Marraffa e di pezzi della società laica, quei professionisti allineati alle “rivelazioni” ed al denaro.

Resta tuttavia un altro aspetto ben più concreto e pericoloso, dettato dal decreto della Congregazione della Dottrina della Fede, la diaspora di sacerdoti tra quelli militanti e militari nelle fina del Movimento Apostolico le cui regole sono fissate proprio nel decreto per gli spostamenti verso altre chiese. «Perché un presbitero incardinato nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace possa essere incardinato validamente in un’altra chiesa particolare, deve ricevere previa autorizzazione dalla Congregazione per il Clero. La direttiva si applica, in particolare, ai presbiteri già appartenenti al Movimento Apostolico», ma di questo nessuno ne parla, ovviamente nemmeno l’illuminato vescovo Bertolone, che chiede silenzio, prega e chiede preghiere ben sapendo di dover digerire la “polpetta avvelenata”.

Il giocattolo si è rotto e la bellezza appare rovesciata, vittima di una complicità diffusa nella curia di Catanzaro, dove in molti insieme al vescovo hanno prima cavalcato l’onda ed oggi siedono, non senza preoccupazioni, sulla riva aspettando il passaggio del cadavere.

«Va’ Salva Converti»: questo è il volume, scritto da don Giovanni Scarpino, che raccontava la storia e il carisma del Movimento Apostolico, un’iniziativa di Dio che l’autore amava definire, con bella metafora, «una goccia d’amore nella vita della Chiesa». Un’immagine, questa, evocativa, poetica, ma forse riduttiva rispetto all’universo di sentimenti, di valori, di ispirazioni e aspirazioni che del suo libro costituiscono la sostanza, sì che si potrebbe dire «una marea», «un oceano» d’amore”. Un bellissimo esempio edificante, quasi un icona rock  del misticismo e della rivelazione truffa origine di una lobby familiare, benedetta dalla Chiesa locale che per motivi oscuri ha omesso il controllo e la verifica di conformità al Vangelo ed alle norme di unità della Chiesa cattolica.

La curia di Catanzaro è l’esempio concreto ed ambiguo del sistema Catanzaro, è il crocevia di interessi di cui raccontiamo le storie ed il fango che ha valore di massomafia e di criminalità.

Don Giovanni Scarpino, giornalista pubblicista, vice direttore del settimanale della Conferenza Episcopale Calabra “Calabria Ecclesia Magazine” e redattore del giornale della diocesi metropolita di Catanzaro-Squillace “Comunità nuova”. Nella stessa diocesi di Catanzaro riveste il ruolo di Cancelliere nella Curia metropolitana di Catanzaro-Squillace e di parroco di “San Massimiliano Maria Kolbe”, oltre che docente nell’Istituto Teologico Calabro “San Pio X” di Catanzaro e Direttore regionale dell’Ufficio Comunicazioni e Cultura della CEC (Conferenza Episcopale Calabra), oltre che riferimento del “Movimento Apostolico”. Non è certamente l’ultimo prete della Chiesa catanzarese, ma il collaboratore più diretto e cancelliere della curia del Vescovo Vincenzo Bertolone, presidente della Cec.

E’ sempre don Giovanni Scarpino che emerge per le sue relazioni, chiamiamole così, nelle intercettazioni della Guardia di Finanza quelle che emergono dal fascicolo di inchiesta “Basso profilo”, un’altra storia di mafia e di affari che vede il sistema Catanzaro protagonista, come ha svelato la DDA di Nicola Gratteri. Non è uno stinco di Santo e questo ormai lo sanno tutti e certamente la sua presenza importante nella curia catanzarese, coperta proprio da Bertolone, non è elemento di garanzia, ma porta ed accresce quel “clima” di opacità e di collaborazione con pezzi di criminalità e di ‘ndrangheta.

Sono quei conflitti d’interesse, taciuti e benedetti, che diventano alleanze per la difesa degli interessi della massomafia e delle lobby economiche dai tratti evangelici. Don Giovanni Scarpino parla tanto da essere intercettato e scrive. Scrive una specie di “manuale delle giovani marmotte”, la storia della rivelazione fasulla che genera il Movimento Apostolico, “Và salva e converti” il vero manuale delle complicità della curia, quella che siede al tavolo della massomafia e che presenta al popolo con la firma di Bertolone un nuovo “romanzo criminale”.

Non c’è mai un muro così alto che la verità non riesca a superare. Lo stesso muro, oggi diventato “il muro del pianto” che proprio Bertolone chiede come professione di fede al popolo non più adulante, con preghiera e silenzio, forse perché il suo fondo schiena è scoperto e vittima del vento e dello sdegno di una città intera, quella che ancora non traffica con la massomafia.

«Carissimi presbiteri ed amici, la Chiesa è santa, ma fatta di peccatori, quindi di miserie, debolezze, colpe, disordini assortiti. Amiamo la Chiesa perché anche io sono chiesa ed anche io ho bisogno di essere accettato dalla Chiesa con le mie miserie, le mie ombre cercando di mettere in luce assieme al Papa la luce che è di un altro, di Dio», così si conclude il pianto ed il canto, si spera ultimo, del vescovo Bertolone: silenzio e preghiera!

Il silenzio è l’unica arma ormai rimasta nelle mani di Bertolone, quello che diventa simbolo di obbedienza. Ma non tutti la pensano così.

Il giorno 30 giugno 2021, a distanza di appena ventiquattrore dalla mannaia che decapita il Movimento Apostolico, così Maria Marino in Marraffa esprime il suo diniego e la sua personale condanna sulle pagine di Catanzaro Informa: «“LA MIA PREGHIERA SOFFERTA: “PADRE, PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO”.

Padre Costantino, come hai potuto rinnegare il Cristo, il Figlio del Dio vivente, dopo tanto lavoro e servizio che ho dato alla Chiesa? Ti accludo il libro dove tu hai testimoniato la verità.

“Maria Marino è strumento che Dio ha scelto per la conversione di molti cuori (…). Maria Marino è serva del Signore, suo messaggero, per il risveglio dei credenti alla fede.

È il suo “ministero” specifico. Ella ricorda il Vangelo della salvezza. Il Signore l’ha ricolmata di doni celesti, perché possa adempiere la missione affidatale con cura, ma soprattutto con tanto amore (…). Molti sono coloro che tramite la sua voce sono ritornati al Signore. Anch’io devo rendere testimonianza al mio Dio del grande dono della conversione che mi ha fatto.

Per suo tramite, Lui, l’Onnipotente, ha tolto dal mio petto il cuore di pietra e vi ha messo al suo posto un cuore di carne (…). Ciò che mi ha sempre sconvolto e mi sconvolgerà fino alla fine dei miei giorni non è tanto lo spirito di conversione, è invece lo spirito di verità che abita nel suo cuore (…).

La sua parola si compie, si avvera, diviene storia (…). La forza dello Spirito la investe e non ha paura dinnanzi all’uomo, al quale deve proclamare ed annunziare la verità del suo Signore (…). La semplicità della sua vita sconvolge, il distacco dalle cose lascia attoniti. La sua cura e sollecitudine per la famiglia rimane un modello da imitare (…).

È l’amore del suo Dio che ella riversa su quanti vivono attorno a lei. È questo amore che la spinge ed è lo stesso amore che la rende credibile nella testimonianza della carità di Cristo. Niente e nessuna esaltazione, sempre con i piedi per terra, sempre afflitta nel corpo da mille sofferenze, tanto da abituare il suo corpo al patire”.

Mi dispiace, perché così dice il Signore: avete occhi e non vedete, avete orecchie e non sapete ascoltare la giustizia di Dio.

Perché non hai detto la verità? Come hai potuto permettere che la abbiano rinnegata? Lo sapevi bene che il Movimento Apostolico viene da Dio.

Interrogati la coscienza e permetti che diventi retta. Hai permesso che questa storia vera, voluta da Dio, fosse rinnegata. Tu lo sai che per accettare la verità occorre rinnegare se stessi, prendere la croce e seguire Gesù.

Non ti scrivo questo per difendermi, ma pregare Gesù Cristo sotto la croce: Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno per la gloria umana».

C’è chi denuncia l’inopportunità di un “clima da stadio” realizzatosi dopo la scoperta della nullità delle rivelazioni che hanno dato origine al Movimento Apostolico: «non è una notizia di cronaca, è un momento ecclesiale», così chiosa don Ivan Rauti, Parroco di “Santa Teresa del Gesù”. La frattura è venuta a galla e riguarda proprio quell’esercito di presbiteri, laici e consacrate, che meritano rispetto e con le quali condividere la sofferenza dei tanti che hanno creduto e hanno seguito la spiritualità del Movimento Apostolico in buona fede, colpiti nel cuore dalle determinazioni dal decreto di scioglimento.

Inizia la resa dei conti e quello “scisma” potenzialmente esplosivo che si agita nella curia di Catanzaro-Squillace, nemesi storica del regno di Bertolone e della sua cricca di illuminati del denaro.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. (Matteo 5,13)E’ debole “l’anello” del vescovo. Le sue mani si sono lordate nello stringere complicità. Sono sporche di fango, di tradimento e di sangue, quello taciuto che magari verrà fuori su iniziativa del dottore Nicola Gratteri, quello che nell’immaginario collettivo è orientato proprio dal vescovo Bertolone, che così garantirebbe protezione agli affari ed alle azioni criminali della sua curia!

Complicità e protezione sono le caratteristiche dell’ascesa e della carriera del vescovo Vincenzo Bertolone, quello che nessuno conosce ancora.

Gode della protezione delle segreterie vaticane e degli ambienti opachi dello Stato italiano, la cui alleanza discende dal “Concordato”, ma più nello specifico da spezzoni della politica nazionale, come la vecchia Democrazia Cristiana mai morta veramente, che sono sintesi e custodia di impunità.

La verità ce la offre la storia e l’albero genealogico del presule illuminato.

«E’ il pomeriggio del 3 maggio 2007 ed il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro partecipa a Roma all’ordinazione di padre Vincenzo Bertolone, nominato nuovo vescovo della diocesi di Cassano all’Ionio (Cosenza). La cerimonia, che si è tenuta nella basilica di San Pietro, è stata celebrata dal Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.  “L’ordinazione di padre Bertolone -dice il presidente della Regione- è un altro riconoscimento per la Chiesa di Sicilia. Essa, infatti, continua ad offrire pastori e Santi che danno testimonianza di impegno e dedizione soprattutto per i più poveri. I valori che incarnano e il sacrificio che hanno saputo rendere anche in situazioni drammatiche, come è accaduto per padre Spoto, sono un esempio per tutti” (Adnkronos)».

Inizia con il botto il percorso di “seguace degli Apostoli” del vescovo Bertolone, nato a San Biagio Platani in provincia di Agrigento e componente della Congregazione religiosa dei Missionari servi dei poveri “Boccone del Povero”, che si fregia di essere ordinato vescovo dall’allora potentissimo Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone che viene ricordato per aver tentato nel 2007 di “commissariare” i Gesuiti – perchè considerato un ordine religioso troppo aperturista – stoppato nel suo intento da Papa Benedetto XVI e dall’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio. Ma che viene anche ricordato per lo scandalo del “super attico” costatato ben 442 mila euro usando i soldi dei bambini malati dell’Ospedale Bambin Gesù, che determinò un inchiesta in Vaticano. Il simbologismo del potere contrario al voto di povertà è caratteristica consolidata anche di Vincenzo Bertolone, come ci ricorda il suo ingresso nella diocesi di Catanzaro-Squillace scortato dai motociclisti alla stregua di un “Capo di Stato”!

Il potere deve sempre essere esercitato, ma soprattutto declinato nella coreografia, questo lo sa bene il vescovo Bertolone.

Il missionario dei Servi dei Poveri, si fa per dire, Vincenzo Bertolone lo conosce bene il potere, quello ecclesiastico dei Sacri Palazzi, ma anche quello che è storia della politica, che si intreccia da sempre in ambiti “segreti e coperti” quella dimora che si narra nelle più tristi vicende italiche, dove la politica che conta quella democristiana e della sua diaspora ha sempre avuto ottime entrature. Si dice che questo sia da sempre il suo asso nella manica!

La presenza di Salvatore Cuffaro, per gli amici Totò “Vasa Vasa” alla sua ordinazione vescovile non è un caso e nemmeno solo elemento di protocollo. Totò Cuffaro è parente diretto del vescovo e forse per quel sacro vincolo fra Fede e Scudocrociato ne ha favorito il suo decollo. La musica è sempre la stessa, silenzio e omertà almeno in questo frangente. D’altronde è sempre Bertolone che in una delle sue ultime omelie stampa politicamente scorrette, ha parlato di “un impegno della Chiesa che deve parlare da protagonista nelle prossime elezioni regionali”. Magari sarà ispirato e consigliato dal “parente” che in tema di interdizioni, di legalità e di soggetti impresentabili nelle liste elettorali ha una docenza riconosciuta.

Il vicolo è stretto ormai per il vescovo Bertolone e questo lo hanno capito tutti. La città ormai lo osserva!

Troppi sono i segnali che si moltiplicano di una specie di profezia negativa nel suo ultimo percorso da arcivescovo della Chiesa di Catanzaro-Squillace. Non ultimo il “ritorno alla casa del Padre”  giorno 1 luglio 2021 di monsignor Antonio Cantisani, vescovo emerito ad appena tre giorni dallo scioglimento del Movimento Apostolico. Brutte persone sussurrano nei corridoi della curia che potrebbe trattarsi dell’ultima “minaccia” di morte, questa volta andata a segno, della mistica-santona Maria Marino in Marraffa.

Il distacco della città dal suo vescovo è palpabile. Questo spiega l’appello “disperato ed inusuale” che Bertolone ha lanciato per i festeggiamenti del Santo Patrono. Quel San Vitaliano diventato itinerante con tanto di corteo di auto blu, l’ultimo tentativo del vescovo Bertolone di ricucire la città e la sua credibilità ormai al minimo storico, tanto da chiedere l’esposizione di drappi e damaschi – cosa mai avvenuta prima – perché forte è la paura di trovare le finestre sbarrate al suo passaggio o peggio ancora una pioggia di petali di pomodori e uova marce!

4 – (fine)