Calabria 2021. Le potenti intese: Enrico e Gianni Letta, una famiglia bipartisan

Le potenti intese: Enrico e Gianni Letta una famiglia bipartisan è un libro di Matteo Marchetti e Luca Sappino, pubblicato nel 2013.

La lezione Enrico Letta l’ha imparata sin da piccolo dallo zio Gianni: occupare le seconde file, non logorarsi in scontri frontali. E se ti sai muovere bene, tessere relazioni e rapporti bipartisan, finisce che nell’anno del Signore 2013 conquisti Palazzo Chigi. Subito dopo le elezioni politiche in molti puntavano sul più anziano dei due: doveva essere Gianni il «nocchiere» delle larghe intese. E invece è toccato al giovane Enrico, il volto «nuovo» di una politica che più vecchia non si può.

Zio e nipote. Percorsi, i loro, che si intrecciano spesso: Letta senior, dopo il fallito tentativo di Pier Luigi Bersani, è stato il più convinto sostenitore dell’opzione Enrico. E non ha fatto mancare il proprio contributo alla nascita della «nuova maggioranza di governo» senza Berlusconi. Marchetti e Sappino, in punta di penna, ricostruiscono le vicende dei Lettas. Un cognome che è un marchio di fabbrica. Che indica una vocazione: quella per il Potere. Per la prima volta vengono raccontati in un libro i retroscena e la storia della famiglia originaria di Avezzano. I rapporti con Giulio Andreotti, Luigi Bisignani, Angelo Balducci e la «Cricca» della Protezione civile. Un quadro che parte dalle origini, passando per i quotidiani, i circoli ristretti ed esclusivi. Gianni, che senza mai essersi presentato al giudizio degli elettori diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Enrico, il pupillo di Beniamino Andreatta, che in pochi lustri scala il Pd, è presente in tutte le fondazioni e lobby che contano – ne fa persino una tutta sua, trasversalissima, VeDrò – e, infine, approda a Palazzo Chigi con la regia di Giorgio Napolitano. Una saga del Potere, un viaggio in un’Italia irrimediabilmente democristiana.

Da allora è passata un po’ d’acqua sotto i ponti. Enrico Letta è stato fatto fuori da Renzi al grido di “stai sereno” ma il Letta giovane (si fa per dire) si è messo sulla riva del fiume e ha atteso con pazienza che passasse il cadavere dell’ebetino di Rignano. Poi, ancora con grande calma, ha atteso che gli consegnassero su un vassoio d’argento il Pd e ha ricominciato a tessere la tela. La figlia di un imprenditore ammanicato con la peggiore mafia possibile era stata sdoganata dal Pd in Calabria grazie al caro amico Boccia ed era stata imposta a quel gran coglione di Conte. Il tutto incardinato in un penoso e squallido accordo per far vincere i mafiosi di Forza Italia al soldo di Gianni Letta ovvero Roberto Occhiuto e compari. Un’altra operazione da “potenti intese” firmata Lettas ovvero Gianni ed Enrico Letta, zio e nipote, ma che stavolta è andata a… puttane perché tutti – ma proprio tutti – si sono accorti che l’azienda di famiglia dell’imprenditrice ha beccato addirittura una seconda (!!!) interdittiva antimafia. Ma Letta non si è mai arreso al fatto che quella di De Magistris fosse l’unica candidatura possibile da sostenere e così ha tirato fuori un altro coniglio (o meglio una coniglietta, Amalia Bruni) dal cilindro. Ma anche questo secondo “coniglio” (o coniglietta che dir si voglia) s’è rivelato una grande presa per il culo a tutti i calabresi e se ne sta accorgendo ogni volta che viene in Calabria a mostrarci il suo brutto ghigno di parassita della politica.