Catanzaro-Reggina, 3 giugno 1971: il (secondo) derby della rivolta a Firenze ha 50 anni

Sappiamo bene che quella di oggi non è una bella giornata per la passione calcistica di Catanzaro. L’inopinata sconfitta al Ceravolo contro l’Albinoleffe ha fatto andare in fumo il sogno di arrivare almeno alla semifinale playoff per la Serie B. Ma l’orologio della storia corre e non si ferma e ci dice che oggi, 3 giugno 2021, sono passati 50 anni dal memorabile secondo derby tra Catanzaro e Reggina disputato a Firenze per i “postumi” della rivolta di Reggio per il capoluogo, che avrebbe dato il via libera per la storica promozione del Catanzaro in Serie A. E anche se ieri è andata male, nessuno può dimenticare che tra qualche settimana sarà passato mezzo secolo da quelle giornate indimenticabili per tutto il movimento sportivo (e non solo) della nostra regione.

Le ricostruzioni e le rievocazioni della rivolta di Reggio Calabria, della quale ricorre quest’anno il 50° anniversario, non potrebbero mai essere complete se non si ricordassero anche le vicissitudini calcistiche, legate alla storica promozione del Catanzaro in Serie A e ai derby con la Reggina, entrambi giocati a Firenze per motivi – manco a dirlo – di ordine pubblico.

La storia socio-sportiva dei derby tra Catanzaro e Reggina vive come indubitabile spartiacque quello della rivolta di Reggio. Prima (e anche dopo) sul campo scende la normale rivalità sportiva di campanile, alimentata per lungo tempo dal fatto che giallorossi ed amaranto erano state – prima dell’avvento del Crotone di Vrenna – le uniche realtà calabresi ad avere frequentato i campi della serie A. Al Catanzaro il merito del “primo passo sulla Luna”, nel 1971 e della leadership durata più di 30 anni, agli amaranto quella del massimo numero di stagioni disputate nella massima serie (9 contro 7; il Crotone si appresta a giocare la terza, ndr). 

La svolta della storia, manco a dirlo, arriva durante la rivolta di Reggio: “Cha cha cha, capoluogo e serie A” (http://www.iacchite.blog/calabria-tra-pallone-e-societa-i-trionfi-di-oggi-e-il-50-anniversario-di-catanzaro-cha-cha-cha-capoluogo-e-serie-a/) canteranno alla fine della stagione 1970/71 i tifosi delle aquile giallorosse e così andò per quella che era diventata molto di più di una sfida sportiva. Sì, perché proprio alla fine di quella stagione il Catanzaro centrerà lo storico obiettivo della promozione in Serie A, la prima per la Calabria…

Il 7 giugno 1970 i cittadini calabresi sono chiamati per la prima volta alle urne per eleggere il Consiglio regionale della Calabria.
I giochi per il capoluogo sono praticamente fatti ma questo lo sanno solo in pochi; l’asse politico Cosenza-Catanzaro ha, di fatto, trovato l’accordo sulla base della localizzazione della nascitura Università della Calabria a Cosenza e del Capoluogo a Catanzaro.
Tutto ciò, ovviamente, sarebbe passato attraverso la votazione, da parte dell’Assemblea, dello Statuto (sostanzialmente la Carta costituzionale calabrese), ma il rapporto di forze geografico – che conterà ben più di quello partitico – recita 29 consiglieri complessivi tra le circoscrizioni di Catanzaro e Cosenza e 11 per quella di Reggio.

Un momento della rivolta di Reggio Calabria di quarant’anni fa. Una citta’ in guerra per il capoluogo di regione, assegnato invece a Catanzaro. Una guerra vera, con cinque morti e duemila feriti, oltre 800 arresti, danni per miliardi di lire dell’epoca. I reggini devastarono la loro citta’, ingaggiarono scontri furiosi con le forze dell’ordine, ruppero il legame che li univa ai maggiori partiti e sindacati e scelsero nuove forme di rappresentanza. ANSA/Per gentile concessione di Rosario Cananzi/CRI

Reggio Calabria sta andando incontro – inconsapevolmente – a 14 mesi consecutivi di guerriglia urbana, con i carri armati in centro città, che porterà alla città danni incalcolabili che pagherà a carissimo prezzo nei decenni successivi, cinque morti, tutti i più prestigiosi inviati delle migliori testate giornalistiche del mondo su quello che sarebbe diventato un vero e proprio “fronte” .
Anche il mondo del calcio nazionale si sta per infilare in un buco il cui sbocco è in acque sconosciute, la qual cosa porterà a scelte mai compiute, né prima e né dopo, quali il sistematico stravolgimento dei calendari, la scelta di disputare i derby tra Reggina e Catanzaro a 1000 km di distanza dalla Calabria e la regolare disputa delle gare al “Comunale” di Reggio in un vero e proprio stato di assedio.

In piena rivolta il giorno del derby prima o poi doveva arrivare e, dopo mille balletti, rinvii, polemiche, ipotesi si decide per il campo neutro di Firenze, il 25 novembre 1970.

I tifosi della Fiorentina conservano un gemellaggio con il Catanzaro, nato in occasione della finale di Coppa Italia 1965-66 giocata all’Olimpico di Roma e vinta dalla Fiorentina per 2-1 ma solo su rigore e dopo i tempi supplementari in un clima tuttavia idilliaco tra le due tifoserie. E adesso per i tifosi del Catanzaro la scelta di Firenze si rivelava quasi un presagio favorevole relativo al clima che si sarebbe “respirato” (ndr). 

Il percorso che ha portato a questa scelta, tuttavia, ha del surreale, come ricorda, oltre 40 anni dopo, Cesare Gussoni, arbitro di Tradate, tra i migliori in circolazione, designato per il derby: “I miei capi” – ricorda Gussoni – “avevano deciso da tempo che toccava a me arbitrare Reggina-Catanzaro. Ero stato designato, oltre un mese prima, nella massima riservatezza, quando sembrava ancora che la partita dovesse giocarsi in riva allo Stretto. Ricordo” – sorride Gussoni – “il terrore di mia moglie che mi ripeteva ‘per amor di Dio, non ci andare’, ma, ovviamente, se la partita si fosse giocata ci sarei andato seguendo le direttive impartitemi. Poi” – prosegue Gussoni – “la gara fu rinviata e, in un primo tempo sembrava andasse recuperata una quindicina di giorni dopo al ‘S.Paolo’ di Napoli e anche per quell’occasione ero stato designato io. Infine ‘sta benedetta gara si giocò a Firenze, lontanissimo dalla Calabria”.

Tocca a Sironi, una meteora nella storia amaranto segnare l’unico gol in carriera con la Reggina e portare in riva allo Stretto la vittoria. I calciatori amaranto vengono accolti a Reggio come reduci da una guerra vincente, i calciatori vengono portati in trionfo sul corso principale a bordo di carrozzelle scoperte tra due ali immense di folla festante, la gente dai balconi lancia fiori… 

Per la gara di ritorno, stesso copione: rinvii continui a partire dal mese di marzo, quando la partita si doveva giocare secondo il calendario originario. I tifosi amaranto in ogni caso si aspettano lo stesso scenario: se non si è potuto giocare a Reggio l’andata, è impensabile che il ritorno si possa giocare a Catanzaro, ed invece gli organi preposti prendono una decisione sorprendente: Catanzaro e Reggina giocheranno regolarmente allo stadio “Militare”, nel nuovo capoluogo di regione. In una città ancora sotto assedio, la notizia viene accolta con ulteriore rabbia, portando ad una protesta clamorosa.

A raccontarla, ai microfoni della popolare trasmissione Tutti figli di Pianca, è il portiere della Reggina Bruno Jacoboni, guardiano dei pali amaranto dal 1967 al 1974. “Stavamo tornando in aereo da una trasferta, se la memoria non mi inganna avevamo giocato a Monza. Da qualche ora, avevamo saputo che su decisione del prefetto di Catanzaro, il derby di ritorno si sarebbe giocato regolarmente al “Militare” e non a Firenze come successo all’andata. Una notizia che per certi versi ci aveva sorpreso, ma di certo non ci saremmo mai immaginati ciò che ci avrebbe atteso quel giorno, una volta rientrati a Reggio Calabria. All’aeroporto infatti si presentarono almeno mille tifosi, il cui intento era uno solo: Catanzaro-Reggina non si doveva giocare in Calabria.

Attimi concitati e grande tensione prima della schiarita finale. “Una vola atterrati – prosegue Jacoboni – fummo bloccati dalla nostra gente e nessuno di noi poté scendere dall’aereo. Quello che provammo è persino difficile da spiegare, anche se i tifosi ci tranquillizzarono subito: nessuno ce l’aveva con noi, nessuno ci avrebbe fatto niente, l’intento della protesta era solo quello di spostare nuovamente a Firenze la sede del derby. La notizia di quel gesto clamoroso, dopo qualche ora, fece il giro d’Italia raggiungendo ovviamente anche il prefetto di Catanzaro, il quale, resosi conto della situazione, tornò sui suoi passi. Solo dopo che quel migliaio di tifosi fu rassicurato sul fatto che si sarebbe giocato in campo neutro, potemmo finalmente fare ritorno a casa…”.

Angelo Mammì

Angelo Mammì

Si gioca il 3 giugno 1971 ancora una volta a Firenze quando mancano poche giornate alla fine del campionato e il Catanzaro è in piena corsa per la promozione in Serie A. I giallorossi, alla vigilia della grande sfida, hanno un po’ di amaro in bocca: servono i due punti e al “Militare”, in uno stadio che avrebbe registrato il “tutto esaurito”, sarebbe risultato sicuramente più facile agguantarli. A Firenze, invece, in una giornata fredda e di pioggia, sono presenti sugli spalti solo 2.000 tifosi giallorossi. Niente male, ma poca cosa rispetto al “catino” che sicuramente
si sarebbe formato a Catanzaro. Sparutissima, invece, la rappresentanza reggina, visto che la squadra ormai non ha nulla da chiedere al campionato. Ma sono gli amaranto a passare subito in vantaggio con un colpo di testa di Bongiorni dopo soli 11′. La Reggina inizia ad arroccarsi in difesa, mentre il gioco incomincia a farsi spigoloso. Al 35′ la svolta: azione di Braca sulla sinistra, supera Sali, entra in area ed evita Poppi che lo mette a terra. E’ calcio di rigore, Gori va sul dischetto e non sbaglia, 1-1. Nel secondo tempo Franzon e compagni cercano la vittoria, ma niente da fare.

3 GIUGNO 1971, FIRENZE: CATANZARO-REGGINA 1-1

Catanzaro: Pozzani, Marini, Banelli, Benedetto, Barbuto, Busatta, Gori, Franzon, Ciannameo (65′ Mammì), Musiello, Braca. All.: Seghedoni

Reggina: Jacoboni, Grossi, Sali, Poppi, Fiorini, D’Astoli, Tacelli, G.Merighi, Facchin, Rinero (52′ Mannino), Bongiorni. All.: Persico

Arbitro: Giunti di Arezzo

Marcatori: 11′ Bongiorni, 35′ Gori (rigore)

Manlio Galimi, sulla “Gazzetta del Sud”, propone questo coloratissimo commento. “Proprio vero che per il calcio si può delirare gioendo e soffrendo. Lo si è visto ieri sul rettangolo e sulle scalinate del comunale fiorentino. Due squadre in esilio che sentivano profondamente la battaglia del derby come si trattasse di una titanica lotta per sopravvivere. Due fazioni di tifosi a giocare letteralmente con il proprio cuore fisiologico, nel senso di ascoltarne i battiti, temerne i sussulti, insomma col rischio di sentirsi mancare da un momento all’altro”.
Esemplare però la correttezza del pubblico. Così come ancora Galimi non manca di sottolineare: “…motivi di delusione per quei sciacalli che erano venuti a Firenze per vedere di tutto: lotte sanguinose, giocatori col pugnale sotto i calzoncini,interventi di barellieri e ambulanze per raccogliere feriti sia dal campo che dalle tribune: troppa grazia!”.
In verità, qualche scaramuccia c’è anche stata: al momento dello scoppio del temporale, nel settore Maratona, i tifosi delle due squadre si sono ritrovati d’istinto tutti nei pressi della piccola copertura al centro del settore. Nel contatto, non poteva mancare qualche parola di troppo e qualche spintone. Niente di grave, però, e ordine prontamente ristabilito.
Un altro spunto di Galimi sottolinea che per i duemila tifosi giallorossi, l’appuntamento è ora per domenica a Livorno, dove “una vittoria (…) cancellerebbe subito quella lieve amarezza nell’animo degli sportivi catanzaresi e li riporterebbe tutto d’un fiato al clima esaltante di una ancora afferrabile promozione”. E a Livorno il Catanzaro vinse creando le premesse per la partecipazione agli spareggi e la conquista della storica promozione.

Le lacrime di Catanzaro

Dopo la partita con la Reggina, la storia del Catanzaro in questo campionato si tinge
improvvisamente di lutto. Al ritorno da Firenze (dove si erano recati insieme ad altri parenti per assistere alla partita), in un bruttissimo incidente stradale in Campania, durante un temporale, perdono la vita due tifosi giallorossi, da allora per sempre nei cuori di chi visse quei tristi momenti. Si chiamavano Camillo Morisciano, di 62 anni, vice direttore dell’Ufficio Provinciale del lavoro, fratello dell’ex sindaco di Catanzaro, generale Gregorio ed Enzo Ruocco, di 22 anni, studente universitario in Giurisprudenza, figlio dell’allora assessore comunale avv. Michele. Ad Enzo, a Catanzaro fu intitolato un club di tifosi. Uno dei primi di tutti i tempi in città.

Fa fatica, dunque, il Catanzaro ma qual punto si rivelerà decisivo per fare accedere il Catanzaro agli spareggi di Napoli, con Atalanta e Bari, dove toccherà a Angelo Mammì, per ironia della sorte reggino del quartiere S.Caterina, aprire le porte del Paradiso a una città intera. La città capoluogo… cha cha cha capoluogo e serie A…

Intanto, il gemellaggio tra Catanzaro e Fiorentina prosegue nel tempo… All’alba degli anni Ottanta la Juve “rubò” lo scudetto alla Fiorentina e l’ultima partita la giocò proprio a Catanzaro dove vinse a fatica e col solito rigore… ma trovò un’accoglienza a dir poco ostile, che accentuava il legame con i tifosi fiorentini. Un legame che è rimasto forte tuttora.