Centomila vaccinati fuori lista: un problema di coscienza individuale o di scarsa organizzazione?

Illustrative picture of covid-19 vaccine vial with syringe and stethoscope

Centomila vaccinati fuori lista: un problema di coscienza individuale o di scarsa organizzazione?

Tante, troppe le persone vaccinate che non rientrano né nel personale sanitario né fra gli ospiti delle rsa: chi sono? Le cronache danno alcune risposte. Ma c’è una soluzione

Fonte: Wired

Secondo l’aggiornamento delle 00:14 del 12 gennaio nel nostro paese risultano somministrate 718.797 dosi di vaccino. Di queste, oltre 100mila non sono state effettuate a personale medico e infermieristico né ad anziani e operatori delle residenze assistite. In termini di fasce d’età, si notano anche oltre 1.400 soggetti 16-19enni e in realtà, scorporando i dati regione per regione come fa oggi Repubblica, in molti territori quella che doveva essere la fascia prioritaria sembra arrivare per ultima. Pur volendo tenere in conto la proporzionalità, i numeri assoluti sono davvero bassi. In Campania su 68.138 vaccinati solo 1.262 sono anziani delle rsa e 10.583 persone appartengono al personale non sanitario. Nelle Marche gli ospiti di questo tipo di strutture a cui è stata somministrata la prima dose sono appena 145 (contro 1.834 non sanitari).

vaccino
(foto: MATTEO BAZZI/POOL/AFP via Getty Images)

Le cronache dei giorni scorsi, in ogni parte del paese, compongono il resto del puzzle. Che raffigura un piano già in gran parte fuori controllo: non è un caso che i carabinieri del Nas stiano acquisendo materiale utile per capire se si siano verificati reati. Amici degli amici chiamati a fine giornata (ma chi può dirlo, magari ci si era organizzati in partenza) per ricevere l’ultima dose del flacone, religiosi, mariti, mogli e figli, fidanzati e fidanzate senza alcun diritto sulle fasce prioritarie indicate dal piano vaccinale del ministero della Salute. A un paio di settimane dall’inizio della campagna sono state appunto vaccinate oltre 100mila persone che non sono del personale sanitario e non sono ospiti delle rsa: chi sono? Ne avevano tutti diritto? La sensazione è che la gran parte sia composta da quelli qui sopra: i parenti vaccinati a Modena giorni fa, così come a Brindisi con le mogli di alcuni medici in pensione, a Bari i “soggetti istituzionali” (come in altre parti d’Italia) o alcuni poliziotti, altre categorie che dovrebbero ricevere la prima dose più avanti, studenti universitari non impegnati in prima linea. Tanti piccoli epigoni del presidente campano De Luca.

L’osceno fenomeno dei furbetti del vaccino non stupisce: era praticamente scontato che una campagna tanto disorganizzata e affidata a un cervello centrale e 21 bracci armati locali così difformi l’uno dall’altro andasse incontro all’assalto dei professionisti saltafila. Abituati impunemente – grazie ai rapporti con le autorità sanitarie, con la politica, con altri ambienti che per un motivo o per l’altro forniscono loro utili agganci – a farsi le regole da soli. E a fregarsene delle priorità. Insomma, era prevedibile.

Stupisce tuttavia che non si sia pensato a un rimedio molto semplice: consentire la prenotazione giornaliera presso le Asl per le dosi in avanzo. Come si fa in Israele, dove le dosi non somministrate a fine giornata vengono lasciate a chi si mette in fila, anche se in modo un po’ troppo arrangiato. Se l’applicazione promessa per la gestione delle vaccinazioni fosse già pronta, potremmo fin d’ora utilizzarla per metterci in fila per le dosi rimanenti. Ma per ora potrebbe bastarci anche un numero di telefono o una semplice coda presidiata, non lasciata ai soliti parassiti, nei punti di somministrazione.

Così, insomma, non funziona. La giustificazione delle dosi che andrebbero sprecate non tiene: anche quei vaccini devono essere somministrati secondo una logica equa, di certo non assegnate ad amici e parenti, magari per fare qualche favore. Non solo non vanno sprecate, dunque, ma vanno utilizzate secondo la piramide progettata dalle autorità. Anzi, è proprio sulla sesta dose, chiamiamola così, che si gioca la tenuta di un’operazione del genere. Ad oggi abbiamo forse 100mila persone fragili in meno fra i vaccinati e questo è un fatto.

Dovevamo proteggere per primi gli anziani fragili, stiamo vaccinando i soliti furbetti. Fra l’altro, anche questa è anche una delle ragioni per cui di passaporto vaccinale dovremmo parlarne con grande attenzione e solo a tempo debito: non potremo occuparcene fino a quando i vaccini non ci saranno per tutti. Quei 100mila furbetti, così come molti altri che senz’altro ci passeranno davanti nei prossimi mesi, potrebbero viaggiare sereni o recuperare maggiori libertà personali in virtù di un vaccino sottratto a chi ne avrebbe più bisogno e gli altri dovrebbero aspettare mesi prima di riavere la propria vita? Non scherziamo con la salute e i diritti.