Civati a Gratteri: “La repressione della cannabis è fallita: bisogna cambiare rotta”

“Pur ribadendo la nostra stima e il nostro rispetto per il lavoro di Gratteri e per il suo impegno, per quanto riguarda le sue recenti dichiarazioni sulla legalizzazione della cannabis dobbiamo esprimere la nostra totale lontananza di vedute.

In particolare, su un primo aspetto fondamentale: si vuole legalizzare, ossia regolamentare, il fenomeno del consumo, produzione e vendita di cannabis e non liberalizzare. Il mercato della cannabis è già libero nonostante decenni di leggi repressive tra le più dure al mondo. Il mercato della cannabis è già libero, agli angoli delle nostre strade, ed è l’unico mercato aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 nonostante il meritorio lavoro di Gratteri e colleghi.

Come affermato da anni dalla Direzione Nazionale Antimafia, la repressione della cannabis è fallita e per questo, insieme alla Direzione Nazionale Antimafia, noi sosteniamo che di fronte ad un fallimento così assoluto è venuto il momento di cambiare rotta”.

Così in una lettera aperta al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri il deputato di Possibile Giuseppe Civati e Luca Marola (autore di “Legalizzare con successo – l’esperienza americana sulla cannabis”).

“Gratteri sostiene che si sottrarrebbe solo una piccola parte del narcotraffico alle mafie. Una piccola parte – aggiungono – che vale comunque miliardi di euro, che consente alla mafia di accedere a consumatori che altrimenti non avrebbero nulla a che fare con i suoi spacciatori. Con la legalizzazione, ognuno dei 5 milioni di consumatori potrebbe consumare la propria erba ovvero accedere a un prodotto sicuro e in molti casi certificato, non tagliato con sostanze molto più pericolose.

Il ragionamento di Gratteri fa pensare che si dovrebbero legalizzare anche le altre sostanze: non ci dice nulla contro la legalizzazione della cannabis. Il richiamo morale è abbastanza sorprendente: perché non vietiamo tutto quello che fa più male della cannabis, a cominciare dal tabacco o dall’alcol?”.

“Sui costi di produzione, Gratteri non cita il fatto che il prezzo della cannabis raddoppia proprio per il rischio collegato allo spaccio: il prodotto all’ingrosso costa il 100% in meno. E produrre illegalmente ha ovviamente costi elevati, anche se non si paga la luce e l’acqua. Davvero una considerazione che non ha alcun significato”.