Conticchio, Johnny Stecchino e la conferenza stampa barzelletta

Premessa: il dottor Conticchio è uomo dello stato serio e ligio al dovere. Poliziotto onesto con tanta esperienza e dedito al suo lavoro che svolge, da sempre, con serietà e coscienza. Questo per ribadire che nulla abbiamo contro il questore, il che non significa però che non si possono muovere critiche o porre domande.

Ieri il dottor Conticchio ha invitato la stampa locale a partecipare alla sua seconda  conferenza stampa per tracciare un bilancio delle attività di controllo svolte dai suoi uomini, su tutto il territorio provinciale.

Quello che ne è venuto fuori, senza voler offendere nessuno men che meno il signor questore, se non somiglia ad una barzelletta, poco ci manca.

Conticchio, dopo aver ripetuto la solita pappardella del cittadino che deve avere fiducia nelle istituzioni, e sciorinato i dati sui furti e sullo spaccio, concentra la sua esposizione su un aspetto che secondo lui merita tutta l’attenzione della questura: l’uso del telefonino in auto. E dice: «Tutti ne abbiamo uno, dobbiamo iniziare a capire che quando siamo al volante non possiamo utilizzarlo, soprattutto per mandare messaggi». E annuncia: “Gli agenti della stradale faranno dei controlli con delle volanti in borghese”.

Se questo non rimanda un po’ alla mitica scena di Johnny Stecchino in auto con l’avvocato che analizza i problemi della città di Palermo fino a dire che il principale problema delle città è il “traffico”, ditemi voi…

A Cosenza il problema principale della questura è l’uso dei telefonini in auto. Della corruzione dilagante, della ‘ndrangheta, dei reati contro la pubblica amministrazione, dell’usura, niente di niente, neanche stavolta. Di questo tipi di reati non dobbiamo preoccuparci, perché, evidentemente, per il questore non esistono. E prova ne è il fatto che non li cita mai.

E non finisce qui la barzelletta. Nel leggere i vari articoli sui giornali locali e on line, che riportavano le parole del questore, sono incappato in un “pezzo” che dire ridicolo è veramente poco. E non ho capito se c’è stato un frainteso tra il questore e il giornalista, o sono proprie le parole del questore.

Il passaggio dell’articolo è questo, dice il questore secondo il cronista: «La zona grigia, quella della criminalità, si combatte anche con l’ausilio delle istituzioni. Bastano interventi come quello dell’illuminazione pubblica in zone dove possono verificarsi fenomeni criminali».

Il questore dice che per combattere la zona grigia – generalmente si intende per zona grigia quella parte di criminalità nascosta e protetta di cui fanno parte lobby, massoni deviati, politici corrotti, servitori dello stato infedeli, professionisti collusi, ‘ndranghetisti di un certo livello, e i famosi colletti bianchi – basta accendere dei lampioni.

All’inizio ho pensato ad una metafora del questore, ma purtroppo mi sa che tale non è.

Insomma per Conticchio (o per il giornalista che l’ha scritta) la famigerata masso/mafia si combatte con l’illuminazione pubblica. Quindi basterà accendere qualche lampione al tribunale, al Comune, e in tutti gli enti pubblici per sconfiggere quello che neanche Gratteri, per paura e convenienza politica, riesce ad affrontare.

La mia conclusione è questa: per dire queste inutile cose è chiaro, per me, che Conticchio alla questura di Cosenza, è anch’esso, come lo è stato Liguori, un questore di passaggio. A tempo. Altrimenti uno del suo spessore non avrebbe mai concentrato una conferenza stampa su queste stronzate. Si vede che deve dire questo, e non impicciarsi di altro perchè tra poco sarà di nuovo trasferito.

Comunque la pensiate, a me, tutto questo pare proprio una barzelletta.

GdD