Coppa Italia, Napoli-Juve: una sfida nella sfida tra Gattuso e Sarri

Fonte: Sport Mediaset

Sono passati quasi cinque mesi da quel 26 gennaio, la serata in cui la Juve usciva dal San Paolo a testa china dopo la terza sconfitta stagionale. Un ritorno da dimenticare per Sarri, mai veramente amato dai tifosi bianconeri proprio per quel passato e quell’amore mai rinnegati. Le parole di affetto del post partita (“se proprio devo perdere meglio farlo qui”) non hanno fatto altro che peggiorare i rapporti. A gennaio a Sarri veniva imputata soprattutto la scelta di puntare sul tridente pesante (DybalaHiguainRonaldo) oltre alla solita mancanza di un gioco chiaro, fluido e riconoscibile.

Da allora è successo di tutto ma i dubbi su quale sia la vera Juve restano. Basti pensare alle ultime uscite bianconere pre Covid (Lione e Inter) per valutare l’incostanza di un gioco ancora poco chiaro. Anche nella partita della ripartenza, quella contro il Milan, sono emersi antichi problemi come quello legato alle difficoltà nel trovare la porta avversaria.

Il Napoli è la squadra peggiore da affrontare quando si voglia provare a “fare” la partita. Gattuso, lo ha dimostrato anche contro l’Inter in semifinale, chiede ai suoi esterni alti di abbassarsi in linea con il centrocampo creando una densità difficilmente superabile negli ultimi 40 metri. Il pressing alto è ridotto al minimo, ci si affida soprattutto all’aggressione medio-bassa per poi dare il via a ribaltamenti di fronte, anche organizzati, che sono letali per avversari che non abbiano mandato a memoria le coperture preventive.

In più c’è Demme, metà play metà barriera sulla trequarti, chiamato a sporcare le linee di passaggio verso attaccanti che cerchino di piazzarsi negli spazi di mezzo (il lavoro preferito da Dybala). Sarri è intenzionato a ribadire la scelta della semifinale con un tridente mobile in cui Cristiano si ritrova a fare il centravanti con la “joya” e Douglas Costa a cercarsi la posizione più conveniente.

Più che alle giocate del tridente, a cui viene concessa liberta negli ultimi 30 metri, a Sarri interessa l’avvio e lo sviluppo del gioco che trova, a volte, il limite di un regista, come Pjanic, che non ha nelle sue corde il compito di gestire più di cento palloni a partita. Questa è una delle incognite del match, tanto che Sarri potrebbe riconsegnare il ruolo di play a Bentancur come nel secondo tempo contro il Milan.

Del resto, affrontando una squadra con il baricentro basso, sarà fondamentale sfruttare un giro palla veloce e costante per allargare le maglie strette e trovare un varco dove infilare le mezzeali, centralmente, o la spinta degli esterni, anche difensivi, sulle fasce. Di certo, Sarri e Gattuso si giocano molto anche a livello personale, in una finale davvero tutta da gustare.