Cosenza 2016, il piano di Minniti e Guccione

Se fosse vera questa indiscrezione ci sarebbe da preoccuparsi veramente. Una voce sempre più insistente e proveniente da ambienti giudiziari e politici vorrebbe che alla base della nomina del dottor Gratteri a capo della procura di Catanzaro ci sia un “accordo politico”, o uno scambio di opinioni come piace dire a noi, con Minniti.

Non voglio crederci, nonostante l’insistenza di fonti che mai prima d’ora si sono sbagliate. Sarebbe la fine di un mito, oltre che la nostra fine sociale. Se anche il dottor Gratteri si appresta a “scambiare opinioni” su vicende giudiziarie con politici che svolgono un ruolo determinante in questa campagna elettorale, vuol dire che non c’è più scampo. Per noi, dico.

Anche se questo dire resta al momento solo una indiscrezione, interpretiamolo: in uno dei suoi tanti viaggi a Roma il dottor Gratteri, oltre ad incontrare il Ministro Orlando per la questione dell’organico e non solo, ha incontrato anche Marco Minniti. Potente uomo di governo e capo dei servizi segreti. Una vecchia volpe.

I due, com’era inevitabile che fosse, oltre alle questioni di “ordinaria amministrazione”, hanno anche discusso del caso Cosenza corrotta. Una questione bollente, sulla quale la DDA di Catanzaro lavora da tempo.

Franco Bruzzese
Franco Bruzzese

Un’inchiesta che oramai conoscono tutti, non nei dettagli, ovvio, ma sulla cui esistenza non ci possono essere dubbi. Sono almeno 4 (quelli ufficiali) i pentiti di ultima generazione (i due Foggetti, Daniele Lamanna, Franco Bruzzese) che nelle loro dichiarazioni tirano in ballo Occhiuto, Paolini, Manna, Greco, Principe (i pezzotti), come loro referenti sul malaffare.

Del resto molte delle loro dichiarazioni sono servite per dare il via non solo all’operazione di Rende, ma anche all’invio di avvisi di garanzia, in particolare ad Orlandino Greco, per concorso esterno in associazione mafiosa.

gratteri sedutoAll’appello manca Cosenza, che a differenza di Castrolibero, e Rende è interessata al voto amministrativo. E pare che proprio questo sia stato l’oggetto dello “scambio di opinioni” tra Minniti e Gratteri: l’opportunità o meno di un intervento a Cosenza con una operazione antimafia prima del voto.

Minniti pare abbia espresso la sua opinione sull’opportunità di spostare tutto a dopo il voto. Perché deve essere sicuro di potersi giocare la partita contro Occhiuto sul campo, o meglio nell’urna. Il PD cosentino è convinto di andare al ballottaggio contro Occhiuto con Guccione in testa. Per poi coalizzarsi con Paolini e chi vorrà starci, e conquistare “democraticamente” palazzo dei Bruzi. E che Occhiuto dopo faccia la fine che si merita.

Essendo un normale cittadino, al massimo un consigliere di opposizione, nessuno si può “incazzare” se la magistratura interviene, e soprattutto nessuno può parlare di giustizia ad orologeria contro di lui: a maggior ragione se non è stato eletto e bocciato dai cosentini. In questo caso si può abbandonare al suo triste destino.

Mario-Occhiuto-e-Tonino-GentileSe invece dovesse vincere Occhiuto, c’è sempre l’inchiesta pronta che lo defenestrerà ugualmente. Certo, in questo caso con strascichi e polemiche: la Giustizia deve fare il corso, si potrà sempre dire. Oppure il classico: abbiamo fiducia nella giustizia, e speriamo che accerti presto le responsabilità. Nel mentre il Comune potrebbe essere commissariato, perché se arresti il sindaco in carica mi pare che succeda questo:  per due/tre anni saremo amministrati da un commissario, nominato sempre da Minniti.

E c’è un ultimo scenario: Occhiuto in testa dopo il primo turno e magari al ballottaggio con Paolini. In questo caso, non sono pochi quelli che “prevedono” una repentina accelerazione dell’inchiesta. Che confermerebbe che questo scambio di opinioni ci sia stato.

Insomma, secondo Minniti, come va va, alla fine Occhiuto sarà fuori. Meglio se a farlo fuori è il responso delle urne, ma se così non sarà il piano è armato.

Cosa abbia risposto il dottor Gratteri a questa opinione sta nei fatti: siamo a 72 ore da domenica, ergo si vota. E se si vota vuol dire che l’inchiesta è ancora, nonostante esista da più di un anno, al vaglio degli investigatori.

I PM devono ancora riscontrare, verificare, ed hanno bisogno di altro tempo: sarà vero, sarà falso, è una scusa, è la verità, non è dato sapere, ma resta il dato: nessuna operazione di polizia prima del voto.

Una discussione, questa, tra i due, che può starci, non mi scandalizzo se un procuratore discute con la politica. Anche perché mi pare che l’opinione espressa da Minniti non miri ad insabbiare, coprire, ammucciari. Cosa che non potrebbe mai chiedere a Gratteri. Ma ponga solo una questione di opportunità. Non c’è niente di male in questo confronto.

Ma se questo “parlare”, in qualche modo ha influenzato, inficiato, l’azione libera della magistratura, questo allora non va bene. Perché il magistrato deve guardare se il reato è stato consumato e la sua probabile reiterazione. Da cui dipende la sicurezza dei cittadini. E quando ha il riscontro deve agire. Elezioni o non elezioni.

Ed io penso che i riscontri, dopo il pentimento di Lamanna e Bruzzese, sul coinvolgimento di Occhiuto e degli altri nel malaffare, è più che provato. Se a questo aggiungiamo l’inchiesta sugli affidamenti diretti il cerchio si chiude. Se fosse stato un normale cittadino a commettere questi reati a quest’ora sarebbe già in galera. Ma qui si temporeggia, e non ci capisce perché.

Giova ricordare che in questa inchiesta non si parla solo della politica ma anche di criminalità. Gratteri dovrebbe prendersi la responsabilità di lasciare in giro decine e decine di malavitosi, molti anche assassini (come dicono i pentiti), che continuano tranquillamente a strozzare i commercianti, a chiedere la tangente, ad importare e a vendere la pezzata. Oltre che a continuare a lucrare sulle casse pubbliche con la complicità della politica.

Non credo proprio che la DDA possa permettere questo. E poi va anche detto che questo temporeggiare ha già prodotto altri danni. Infatti in questa campagna elettorale la reiterazione del reato di voto di scambio ha continuato tranquillamente a verificarsi sotto gli occhi di tutti e in spregio ai magistrati  che da oltre un anno indagano sulle collusione mafia/politica. 

Euro_banknotes_2002Buoni spesa, bollette pagate, candidature di scambio, promesse di assunzioni, attacchinaggio, pampine verdi, buoni consigli degli amici degli amici. Tutto come sempre. Non gliene frega niente della Giustizia. Perché qui non ci crede più nessuno.

Si fa sempre un grande polverone e poi non succede mai niente. Ecco perché si sentono forti e continuano tranquillamente a delinquere. L’impunità secondo loro è garantita. Specie i sostenitori di Occhiuto che pensano che una sua elezione plebiscitaria lo assolva da tutti i reati che ha commesso. Che poi è la carta che si sta giocando Occhiuto. La partita della vita.

Questa potrebbe essere l’altra faccia della medaglia, o meglio l’altra faccia dell’opinione di Minniti. Che “impedendo” l’intervento della magistratura ha aperto una strada pericolosa a mafiosi e corrotti che da questo potrebbero trarne vantaggio: oltre ad avere avuto la possibilità di inquinare le prove, potrebbero strumentalizzare politicamente una prossima operazione della magistratura. Che noi continuiamo a credere che arriverà.

Perché da questa operazione dipende la credibilità della magistratura e dello stato in Calabria, nonché la “presentazione” all’opinione pubblica del nuovo procuratore capo della procura di Catanzaro, il dottor Gratteri, sul quale poggiano le speranze dei tanti cittadini onesti che vedono il lui l’unica possibilità di liberare la nostra terra dal malaffare.

GdD