Cosenza. Consorzio Valle Crati, per Granata sono pronte le “forche caudine”: in caso contrario si va dal prefetto

Tanto tuonò che piovve.

Ieri sera, nel celebre salone di rappresentanza del Comune di Cosenza, il sindaco Franz Caruso ha riunito tutti i sindaci appartenenti al Consorzio Valle Crati per chiedere la testa di Maximiliano Granata. Sì, avete letto bene: ha chiesto proprio la testa del faccendiere ormai scaricato da Alfonso Gallo, Occhiuto, Orlandino Greco e persino da… Nicola Adamo e addirittura da Marcello Mazzetta.

Dopo aver spiegato i motivi che hanno spinto i membri del CdA di Valle Crati alle proprie dimissioni ed alla richiesta di dimissioni del presidente, Caruso ha spiegato anche le conseguenze devastanti che avrebbe per i Comuni una eventuale, ed a questo punto sempre più possibile, rescissione del contratto di project financing da parte di Kratos s.c.a.r.l. ovvero la società di Alfonso Gallo, che ormai stanco delle prese in giro di Granata, ha scritto ai sindaci chiedendo loro di staccare la spina al colletto bianco.

I Comuni, infatti, subirebbero le sanzioni comunitarie che comprometterebbero tutti i bilanci degli Enti e questo non se lo può permettere proprio nessuno.

Il rappresentante del Comune di Castrolibero Angelo Gangi, fino a qualche tempo fa membro del CdA di Valle Crati e poi revocato dallo stesso presidente Granata, ha sottolineato la necessità di cambiare governance e modificare contestualmente quei punti dello statuto che hanno “concesso” al presidente del Valle Crati un potere enorme come quello di scegliersi a proprio piacimento i membri del CdA.

Gangi ha sottolineato che non sono ancora stati approvati i bilanci degli ultimi anni. Un CdA insomma in cui c’era solo un padre padrone che decideva a proprio piacimento.

Ma l’intervento più critico è stato quello del sindaco di Carolei Francesco Iannucci, il quale si è dichiarato felice che i comuni di Cosenza, Rende, Montalto e Castrolibero si sono finalmente resi conto della situazione in cui versa Valle Crati. Una situazione già denunciata da oltre 2 anni dal sindaco di Carolei e che i comuni hanno ignorato. Ma il sindaco si ritiene soddisfatto che i suddetti comuni si siano ritrovati sulle sue posizioni ricordando però che sono stati quegli stessi comuni a votare uno statuto che oggi vogliono rimodificare.

Considerata l’urgenza, i sindaci presenti si sono trovati d’accordo nel richiedere a Granata la convocazione di un’assemblea dei soci del Consorzio Valle Crati con all’ordine del giorno la sfiducia al presidente. Se il presidente Granata non soddisferà le richieste, i sindaci chiederanno l’intervento del prefetto e passeranno alle vie legali. E stavolta non ci sarà nessuno – neanche i suoi parenti più stretti – che lo salverà. Si può dire che a Granata verrà inflitta la punizione più giusta che ricorda tanto l’evento storico delle “forche caudine”.

Perché si dice “passare sotto le forche caudine”? La frase significa subire una grave umiliazione o una prova mortificante. Il modo di dire risale addirittura all’antica Roma, e precisamente alla Seconda guerra sannitica, nel 321 a.C..

QUESTA È LA STORIA. Osservando dalle loro fortezze gli spostamenti delle legioni romane, i Sanniti riuscirono a intrappolare ben 20 mila soldati dentro alla gola di Caudio (tra le odierne province di Napoli, Benevento e Avellino). Con massi e alberi divelti chiusero gli unici due ingressi della vallata e sbarrarono ogni via di fuga ai nemici.

ALLA BERLINA. Quando di notte i Romani si videro circondati dalle fiaccole sannite, capirono che rimaneva solo la resa. A sorpresa, però, dopo essere passati, disarmati e forse nudi, sotto un giogo (le “forche”), i prigionieri furono rilasciati. Perché? Secondo fonti antiche, affinché la mortificazione lasciasse un segno nel loro animo.

Noi crediamo che ben difficilmente, anche in questo caso, la mortificazione lascerà un segno nell’animo del faccendiere, ma tant’è… questa è la situazione.