Cosenza corrotta, gli incontri “segreti” di Spagnuolo e Ferdinando Aiello all’ingresso dell’autostrada

Erano giorni frenetici in procura. Al quarto piano del Tribunale di Cosenza, dove risiede l’ufficio del procuratore capo di Cosenza Spagnuolo, meglio conosciuto come il Gattopardo, era un continuo via vai di personaggi noti e meno noti. Tutti a colloquio con il Gattopardo per cercare una formula per arginare la tempesta che stava per abbattersi su Cosenza. Una tempesta giudiziaria annunciata da tempo e che un paio di anni fa sembrava avesse preso corpo e sostanza. Se Gratteri, così come aveva annunciato più volte, avesse deciso davvero di andare fino in fondo, nel “Sistema Cosenza”, la procura di Cosenza o meglio il porto delle nebbie ci sarebbe stato dentro fino al collo.

Era preoccupato il Gattopardo, che da tempo cercava con ogni mezzo possibile, spesso utilizzando impropriamente le prerogative istituzionali derivanti dal ruolo che ricopre, per minacciare, osteggiare e intimorire – al pari dei mafiosetti locali con i quali spesso ci siamo scontrati –  chi come noi da tempo denuncia la dilagante corruzione presente in ogni ufficio del Tribunale, e non solo.

Non si dava pace Spagnuolo che in quei giorni convocava, nel suo ufficio e non solo, parlamentari, ex parlamentari e massoni vari, con lo scopo di fare squadra per scoprire chi, all’interno del Tribunale, ci “fornisce le notizie”. Sperava di scoprire la fonte, o le fonti, per metterci a tacere, o quantomeno per “ridurre il danno”. Del resto ci aveva già provato più volte – sempre utilizzando scorrettamente i poteri che lo stato gli assegna per mantenere l’ordine e la legalità in città –  arrivando addirittura al sequestro dei PC della redazione con la speranza di trovare i nomi delle nostre fonti. Ma gli è andata male, anche perché, conoscendo la mafiosità del della procura, ci siamo sempre premurati di gestire “certe fonti”, fuori dai circuiti informatici. Soprattutto quelle che risiedono nel Tribunale di Cosenza.

Non aveva funzionato neanche il pedinamento illegale al quale il Gattopardo ci aveva sottoposto e neanche le tragicomiche minacce con appostamenti dei suoi sodali Ferdinando Aiello e Giancarlo (i)Greco. E questo lo aveva mandato su tutte le furie. Non riusciva a venire a capo di questa faccenda. Ed è per questo che aveva chiesto aiuto ai suoi compari e sodali politici. Alcuni dei quali incontrava fuori dal suo ufficio –  non è prudente farsi vedere con determinate persone in questo momento – in luoghi appartati della città, tipo: ammucciati arriati a Rem, vicino all’ingresso dell’autostrada. Luogo preferito da un personaggio in particolare, Ferdinando Aiello appunto, il cui nome è stato ed è ancora oggetto di “attenzioni”, come risulta dai verbali di interrogatorio di alcuni consiglieri comunali “bipartisan” – e non solo -, da parte dei pm della Dda di Catanzaro e di Salerno. Non è un mistero che il rude Aiello fino a poco tempo fa era l’anello di congiunzione tra il Gattopardo e i pezzotti politici romani, capaci prima del 4 marzo 2018, di bloccare ogni tipo di inchiesta giudiziaria, specie quelle sugli amici degli amici.

Cosa avevano da dirsi ammucciati in quell’angolo, Ferdinando il picaro e il Gattopardo massomafioso, non è difficile capirlo, e non serve una fonte per saperlo, basta conoscere i personaggi, e i contenuti arrivano da soli.

Di sicuro si aggiornavano a vicenda sulle rispettive posizioni all’interno delle inchieste nelle quali erano e in qualche caso sono ancora coinvolti. Ricordiamo che il Gattopardo è ancora indagato in un paio di inchieste condotte dalla procura di Salerno.

Il cuore del discorso, tra i due, era questo (al 100%): il Gattopardo, che con Ferdinando Aiello ha rapporti antichi, aveva chiesto allo stesso se ci fosse rimasto qualcuno a Roma che si potesse adoperare per fermare, ancora una volta, le inchieste giudiziarie che riguardano loro e gli amici degli amici. Discutevano sulle possibilità reali e concrete di porre in essere l’ennesimo piano delinquenziale per fermare il corso della Giustizia.

Dentro questo discorso c’era spazio, per il Gattopardo, per chiedere a Ferdinando Aiello anche se si potesse adoperare ad inventarsi “qualcosa” per spaventarci e minacciarci e oggi lo sa tutta Cosenza che il picaro renziano aveva programmato un agguato con mazze da baseball contro Iacchite’. Una operazione che avevano già tentato più volte inutilmente contro Iacchite’, tipo: farci arrivare la notizia che c’erano due killer albanesi pronti a farci fuori su ordine degli amici degli amici. Minaccia che non sortì nessun effetto. E che portò successivamente alle intercettazioni sulle mazze da baseball che abbiamo pubblicato in questi giorni, Insomma, la rabbia di Spagnuolo era ed è talmente bavosa che è disposto a riprovarci all’infinito, pur di realizzare la sua vendetta nei nostri confronti.

Erano e sono ancora questi gli argomenti tra i due, ma Ferdinando Aiello non può fare più niente, il suo tempo è finito, e tutto ciò che nel corso degli anni ha millantato, ora gli si sta ritorcendo contro.

Veda Spagnuolo, quello che avviene nel suo ufficio e chi incontra e per quali motivi, che poi sono sempre motivi personali legati ai suoi intrallazzi, noi lo sappiamo in tempo reale. Oramai tutta la città lo ha capito che in procura l’unica cosa che si fa è coprire gli intrallazzi degli amici degli amici. E alle sue parole non ci crede più nessuno. Lei non ha più nessuna credibilità come magistrato e le sue finte inchieste contro i suoi nemici, portate avanti non senza umiliare la toga e la Giustizia, sono per noi delle medaglie al valore civile. Gattopa’, ammuccia ammuccia ca para tutto…