Cosenza. Il mare d’inverno e le domeniche con “Tutto il calcio” e l’osteria di Lele (di Franco Panno)

di Franco Panno

Ci piaceva andare al mare d’inverno. Passavamo i pomeriggi delle domeniche con un orecchio alla radio, ad ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto e l’altro al rumore del mare. Ultimo sguardo a ciò che d’estate diventava frenetico e via, il ritorno in città non prima di aver fatto visita prima a Lele, che aveva un’osteria sulla strada. Poche cose, salumi, formaggi e un po’ di vino. Consumavamo la cena da lui, un ex cameriere di rango. Il nostro pasto frugale era accompagnato da canzoni che Lele, imbracciata la chitarra, cantava magistralmente. Repertorio napoletano per lo più, la mia preferita era Vierno.

Un supplemento di malinconia “Vierno che friddu inta stu core, si sola tu, ca me puo’ da’ calore…”. Un saluto, il classico “Lele, quant’e’ ?”. Risposta: ” Quanto volete…”. Prendevamo le nostre micragnose ventimila, aspettando il solito: “No ragazzi dieci vanno bene, siete studenti, ricordatevi di Lele quando sarete ricchi e famosi…”. Quel giorno non arrivò mai. Lele continuò a cantare a servire nella sua osteria. Un giorno, su un giornale che ospitava i miei articoli, scrissi un pezzo su Lele, affettuoso, di parte, un tantino esagerato, pur nel rispetto della sua bravura. Glielo comunicai, si commosse. Il mio articolo lo incorniciò alle pareti della sua osteria. Quando Lele ci lasciò, tornammo una sola volta nel suo localino. Lo gestiva sua figlia, ma non era più la stessa cosa. Un saluto, un’ultima occhiata alla parete, l’articolo incorniciato, il sorriso di Lele in fotografia, una chitarra che non suonava più.

Vierno, Sergio Bruni
Buona giornata