Cosenza. Il sogno infranto di Samuele (di Franco Panno)

di Franco Panno

Arrivava col suo furgoncino, passava davanti al bar, mi lanciava, ogni fine settimana, capi di abbigliamento vari: magliette, pantaloni, camicie. Era il modo di sdebitarsi di Samuele. Il suo sogno era quello di aprire un negozio tutto suo, io lo aiutai per gli esami di licenza. Il negozio che aprì, piccolo, ma fornitissimo, fu più volte preso di mira dalle gang. Arrivò il momento che chiuse. La sua resa me la comunicò un pomeriggio, le sue lacrime di rabbia erano un atto d’accusa verso chi lo lasciò da solo a combattere contro gli abusi dei criminali. Emigrò in Canada il mio amico, riuscì ad aprire a Montreal dapprima un negozio di abbigliamento, poi cominciò a commerciare in pellicce.

Tornò un Natale, un incontro al bar, un bicchiere, quattro chiacchiere, ne offrì uno anche ad uno di quelli che gli bruciarono la porta del negozietto che aveva aperto con tanti sacrifici, prima di emigrare. Domandai “Perche’ lo fai Sam, non gli devi niente”. Rispose “Gli devo la mia fortuna, grazie a quelli come lui tanta gente lascia questo paese inutile…”. Le lacrime di rabbia tornarono, miste alla nostalgia della città d’origine ch’era in ogni sua parola.
Costava tanto a Samuele vivere dall’altra parte del mondo. In fondo chiedeva al suo paese solo di poter vivere col suo piccolo negozio, aperto dopo anni di nottate all’addiaccio.

Lacreme napulitane, Giulietta Sacco
Buongiorno