Cosenza, la storia racconta: gli Ultrà Cosenza e i Nuclei Sconvolti

GLI ULTRA’ COSENZA E I NUCLEI SCONVOLTI

Nel 1983 nella Curva Sud di Cosenza appariva uno striscione destinato a fare scuola nel panorama del tifo organizzato italiano. Nuclei Sconvolti era una specie di sottotitolo, un corollario da affiancare alla denominazione Ultrà Cosenza.

“Ns – scrivono gli ultrà rossoblu – nasceva come sfida alla concezione classica del sostegno ai colori sociali di una squadra di calcio attraverso l’incursione sulle gradinate degli stadi di un immaginario giovanile impregnato di ribellione. E’ difficile ricostruire la reale genesi di quella sigla.

Certamente, il 9 ottobre 1983, in occasione della gara Cosenza-Salernitana, sulle palizzate della Sud veniva affisso il disegno di una grossa foglia di marijuana… Pipe ai vecchi, acidi ai bambini, Nuclei Sconvolti clandestini era uno degli slogan di un’ala eretica di Lotta Continua. Quella, per capirci, che faceva capo alla figura di Mauro Rostagno, uno dei primi, nel movimento degli anni Settanta, a rendersi conto che la marijuana non avrebbe mai potuto avere sui giovani il tragico impatto che hanno avuto altre sostanze, come per esempio l’eroina.

Ma ‘Zu Ciccio Conforti, vero fondatore degli Sconvolti cosentini, probabilmente non era consapevole di tutto ciò quando decise di rigare un enorme striscione blu con una simile frase. Ns recupera i miti dello sballo e dell’energia contaminando i pilastri fossili del calcio con una ventata di brio creativo. Impegno nel sociale, tifo spettacolare, coreografie basate sulla ricerca del colore, invenzione degli stendardi, allergia per le forze dell’ordine, scontro solo con i gruppi nemici: queste le caratteristiche della mentalità dei Nuclei Sconvolti. Da quel lontano 1983 la frase ha contrassegnato la tifoseria cosentina, diventando un vero e proprio urlo di battaglia.

Dal 1983, quando il nucleo fondatore era formato dalla Mad Band, sono avvenuti almeno due ricambi generazionali. Il primo si deve alla formazione, nel 1986, della Nuova Guardia ovvero profonda radicalizzazione del messaggio lanciato dai primi Sconvolti grazie anche ad una forte contaminazione con i ragazzi dei quartieri più degradati della città. E Nuova Guardia significava soprattutto linguaggi nuovi, odio per il potere costituito, voglia di fare gruppo, mania di viaggiare e spazi di partecipazione aperti ai più folli…”.

Gli ultrà, nella storia sociale di Cosenza, hanno rappresentato qualcosa di importante. Gli anni Ottanta sono stati vissuti dalla maggior parte dei giovani all’insegna dell’edonismo e della ricerca del successo. Gli ultrà di Cosenza invece hanno rappresentato una interessante anomalia vivendo, tra marginalità e ribellismo giovanile, esperienze incredibili, che ne hanno fatto un fenomeno originale tra tutte le bande da stadio.

Uno dei momenti più significativi del percorso di vita della Curva, un paio d’anni dopo la nascita dei Nuclei Sconvolti, sarà l’organizzazione dei raduni, ispirati anche dall’incontro con Padre Fedele Bisceglia, il popolare frate cappuccino che da tanti anni condivide il “vivere ultrà per vivere”. In effetti, sarà lui il mattatore del primo raduno ultrà, organizzato a luglio del 1985 quando in tutto il mondo è ancora alta l’eco dei tragici fatti dello stadio Heysel di Bruxelles. Padre Fedele si fa sponsorizzare da una banca locale, dalla Provincia e dal Comune e convoca tutti gli ultrà d’Italia a Fuscaldo.

Arrivarono giovani da ogni parte d’Italia a rappresentare le tifoserie più svariate. L’incontro durò tre giorni e permise ai ragazzi di confrontarsi, di scoprire le radici della loro passione calcistica, di valutare i loro comportamenti. Per il frate cappuccino fu un successo senza precedenti: aveva finalmente cominciato ad abbattere le barriere esistenti tra tanti amanti del pallone. I giornalisti, che avevano guardato con scetticismo a questo raduno, considerandolo a priori un fallimento e commentandolo con le previsioni più assurde, dovettero ricredersi.La Repubblica manda un inviato a Fuscaldo, Leonardo Coen, che scrive articoli di aperto apprezzamento.

“Gli ultras degli stadi sono stufi di sentirsi appiccicare addosso l’etichetta di criminali e violenti. Sono stufi di sentirsi trattare come tanti animali da ricerche antropologiche. Tutti hanno parlato di noi, adesso siamo noi che vogliamo dire qualcosa. Non a caso il tema del convegno, organizzato al Cinema Italia di Cosenza, è “Uscire dal ghetto per creare una controcultura ultrà”. Non a caso questi ragazzi, che all’occorrenza sanno picchiare per difendere, dietro gli stendardi del tifo, la loro identità di gruppo omogeneo, vorrebbero scrivere un libro. Titolo “Vivere ultrà”, sottotitolo “Aspettando ogni giorno quel maledetto pomeriggio da cani”.“Ma troppo misera e cruda è la carta – scrivono gli ultrà della Nuova Guardia – per raccontare le esistenze di quanti hanno vissuto la propria giovinezza con la pampina di erba e la sigla Ns nel cervello facendone un motivo di esistenza, una sorta di filosofia di vita”.

Non c’è dubbio che tra le date più significative della storia dei Nuclei ci sia la promozione in Serie B del Cosenza Calcio. Un traguardo raggiunto dalla città sportiva, ricordo di una tifoseria esplosiva e in continua ebollizione.

Ma chi sono i Nuclei Sconvolti e gli Ultrà Cosenza?

Sono rappresentati tutti i ceti sociali, nessuno escluso. C’è il figlio del giudice e il disoccupato, tanto per citare i due estremi. E tutti hanno a cuore la comunicazione, la libera espressione e l’uso del pensiero in modo creativo. Questi connotati hanno sempre contraddistinto gli ultrà cosentini. Se sono conosciuti in giro non è certo perché hanno fama di picchiatori o sanguinari. Nella mente di chi segue da vicino il tifo organizzato, gli Ultrà Cosenza sono quelli della foglia di marijuana, degli Sconvolti e di Padre Fedele, dell’antirazzismo, dei raduni e degli stendardi e quelli che sono riusciti a produrre una fanzine ovvero una rivista per una ventina d’anni.

Si chiamava “Tam Tam e segnali di fumo”.