Cosenza, la storia racconta. L’uomo Del Monte ha detto B!

LA FESTA DELLA CITTA’

Cosenza sportiva non ha mai festeggiato così a lungo una vittoria sportiva come quella del 1988. Forse perché era attesa da 24 anni, forse per il modo in cui è arrivata, forse perché voleva bene in maniera particolare ai protagonisti. Fatto sta che chi ha vissuto quei giorni non li dimenticherà mai.

Ecco come ricorda la festa della città Iole Perito in un articolo datato 11 maggio 2009 su Cosenza Sport.

“… Potranno esserci ancora 10 o 100 promozioni, magari il grande sbarco sulla luna della Serie A, ma il successo del 1987-88 resterà nella storia del calcio locale come un momento a se, un appuntamento collettivo irripetibile e speciale.

Non esistevano i cellulari, non c’era internet a trasferire la passione della strada nei luoghi del tifo virtuale, la gente si aggregava ancora per davvero e aveva bisogno di parlarsi guardandosi negli occhi, non attaccando l’orecchio ad un telefonino… Non c’erano i siti web, appunto, e va da se che bisogna tenerlo presente. Non esistevano i forum né i social network su cui scaricare pensieri, slogan, attese. Il pomeriggio di Monopoli per chi non partì rimanendo nel proprio quartiere fu un lungo pomeriggio vissuto col resto dei quartieri, ognuno fuori dai balconi, nelle macchine con gli sportelli aperti, nelle villette pubbliche immobilizzati sulle panchine: un intero popolo riunito nell’ascolto della radio sbattuta ad alto volume a rompere il silenzio di un’aria tesa e sospesa.

Nient’altro, qui, fece un’audience bulgara come in quella santa domenica del 5 giugno 1988. L’eco delle cronache (Giuseppe Milicchio e Gabriele Carchidi su Radio Cosenza Centrale e Federico Bria su Radio Libera Bisignano) era l’unico sottofondo possibile di qua e di là dalle finestre.

Già da qualche settimana la scenografia urbana offriva solo cromatismi rossi e blu, striscioni giganti, scritte sui muri (alcune resistono tuttora), saracinesche dipinte a tema, autobus di linea imbrattati dallo spray.

Erano i tempi delle pubblicità rampanti, del famoso succo di frutta con l’uomo Del Monte che diceva sì e a Cosenza invece aveva detto “B”, una trovata enorme, una variante possente, impressa sul lenzuolone che rimarrà nella memoria a indicare un periodo strepitoso…”.

L’idea era venuta ad un tappezziere di via degli Stadi, Franco Parisella, che con la stoffa ci lavora ancora anche se ormai il JPC ha preso il sopravvento e che, per realizzare l’impresa, coinvolse tutto il quartiere. L’emittente privata Cam Teletre, con il giornalista Franco Corbelli, dal canto suo, ha lanciato l’idea di premiare la coreografia più originale, scatenando una gara popolare indimenticabile. Ogni quartiere si è attrezzato a dovere: sembra quasi di essere in quella Napoli, che solo un anno prima ha festeggiato lo scudetto di Maradona. Lo striscione di Parisella che fa il verso all’uomo Del Monte si aggiudica il premio di Corbelli e di Cam Teletre.

“… Da un palazzo all’altro – scrive ancora Iole Perito – si attaccavano le frasi del trionfo, la Riforma, Torre Alta, Santu Vitu, via Popilia, via dei Mille, Andreotta facevano a gara per chi celebrava meglio, per chi attirava più persone ai sacri banchetti del pallone. Coppe, targhe, medaglie, foto, sciarpe, cappellini, poster: i vecchi gadget sono diventati una reliquia. Di riflesso fu la festa dei condomini, dei rioni, dei cantori da portare sui palchi delle sagre chiamati a fare karaoke con gli inni tipo Lupi Alè, la fortunata canzone scritta da Gianfranco De Lio e cantata da Tonino Lombardi.C’era un senso di vita gustato nel ventre cittadino, nelle viscere di un popolo rinato, oltre la palla e oltre la classifica… I politici in quel piatto ricco ci si ficcarono a testa sotto. Al momento delle trombe presero a braccetto i giocatori e li accompagnarono sul serio casa per casa, nelle palazzine dell’Aterp, che ancora si chiamava Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari), nelle ville altolocate, nelle serate “in”, dove ad attenderli c’erano “bicchierini”, champagne, dolci e ospitalità da re…

L’exploit dei Lupi fece saltare gli schemi, era l’anarchia dei folli e dei ruoli che si ribaltavano. La gente andava da un capo all’altro di Cosenza, i bandieroni si frapponevano alla vista, i clacson strombazzavano in un ingorgo dal quale non si sarebbe voluti uscire. Funzionò così per giorni e forse per l’intera estate… Arrivassero anche cento promozioni, si andasse persino in Champions League, il 1987-88 non si scorderà mai, stagione unica nell’almanacco sociale di una Cosenza archiviata chissà dove…”.