Cosenza. Le fiere di Sal nei weekend di tanti anni fa (di Franco Panno)

di Franco Panno

Tornavamo da una delle tante fiere, che nei weekend, il nostro amico Sal, commerciante di stoffe, ci proponeva per risollevare le nostre finanze di studenti squattrinati. Era un affabulatore Sal, parlava un corretto francese, i suoi erano emigrati quando lui era bambino, buona parte della sua infanzia l’aveva trascorsa a Lione, dove suo padre faceva il muratore.

Quando presentava la sua mercanzia sembrava Jacques Tati, una mimica, da fare invidia ad un attore di rivista. Ci riprendeva, in francese, noi, io e Peter ci guardavamo come per dire, ma guarda tu che ci tocca fare. Era generoso, Sal, spesso regalava qualche capo d’abbigliamento a chi non poteva permetterselo, ed era gentile nei confronti dei commercianti nordafricani. Conosceva le discriminazioni razziali, spesso ripeteva “Sai quante volte ho fatto a botte a scuola, quando mi chiamavano Macaroni’…”.

Raccontava di quando negarono a sua madre l’uso del forno, in una cucina che divideva con altre famiglie. Un ragazzo, un panettiere di origine armena, gli fece usare quello del panificio dove lavorava. Ci piaceva essere precettati da Sal, ci proiettava in una dimensione che non conoscevamo. Un furgone, il carico della merce, un nastro di Adamo e via. Cantavamo a squarciagola La mia vita, la canzone preferita di Sal del cantante italo-belga. La sera si cenava da Corrado, spezzatino e patate, baccalà fritto menù fisso. L’unica deroga, solo per Sal, spaghetto alle vongole. Fine della serata, un baciamano a Olga, che spendeva sul marciapiede l’ultimo residuo della sua bellezza e via. Un saluto con una promessa “Ragazzi, la prossima settimana c’è del lavoro per voi…”. Non chiedevamo di meglio. Sono passati tanti anni, ho ancora nel naso l’odore delle fiere, carne sulla brace, e negli occhi, i volti di chi, preoccupato, sperava di rimediare la giornata.

Tanti anni fa.
L’italien, Serge Reggiani
Buongiorno