Cosenza, lo sciopero dei lavoratori dell’Amaco. Il burocrate Mastrolorenzo fa da garante alla politica corrotta: ora basta

Nuovo sciopero a Cosenza dei lavoratori dell’Amaco, l’azienda di trasporto locale.  L’astensione collettiva dal lavoro sarà di 24 ore nella giornata di oggi lunedì 6 novembre. «Le segreterie regionale ed aziendale del sindacato Faisa-Cisal – riporta una nota dell’Amaco –, con nota del 16/10/2023, hanno proclamato una seconda astensione collettiva dal lavoro dei dipendenti Amaco, per la durata di 24 ore che sarà attuata lunedì 6 novembre 2023. In tal caso, potrebbero verificarsi dei disagi per la conseguente soppressione di corse del servizio urbano in proporzione all’entità dell’adesione del personale di guida. Si precisa che il servizio sarà garantito nelle seguenti fasce orarie: mattina 5.00/ 8.00; Sera 18.00/ 21.00.

In una nota, dal canto suo, il sindacato spiega le motivazioni che hanno portato allo sciopero. 

In quest’ultimo periodo ci stiamo ponendo l’interrogativo se gli sforzi sinora profusi per portare Amaco verso il salvataggio siano destinati a fallire e, con essi, la speranza di un ritorno alla normalità per i dipendenti della municipalizzata cosentina.
I fatti dicono che si è accumulato un ritardo sul pagamento della 14^ mensilità e il salario di ottobre, ai quali, andando avanti di questo passo, potrebbero sommarsi le retribuzioni di novembre e dicembre, oltre alla tredicesima.

L’informativa ufficiale di Amaco si limita a notiziare i lavoratori di non aver ricevuto le somme spettanti per il TPL dalla Regione Calabria, sebbene quest’ultima sarebbe stata «già più volte investita del problema».
Giunti a questo punto, appare evidente che lo status quo è del tutto incomprensibile agli occhi dei lavoratori e della pubblica opinione, ai quali occorre dare risposte chiare sul futuro della Società e del servizio.
Le tinte fosche che oggi avvolgono il percorso intrapreso con il concordato in continuità aziendale non parevano assolutamente scorgersi durante l’esame della proposta concordataria, che risultava sufficientemente esaustiva e sorretta da una concreta possibilità di attuazione del progetto volto a salvare Amaco, rispetto al quale abbiamo a suo tempo espresso il nostro voto favorevole.

Cosa possa essere nel frattempo accaduto non ci è dato sapere, ma è nostra premura, insieme con i lavoratori, appurare se e quali ostacoli eventualmente si frappongono oggi tra l’attuazione del Piano concordatario e l’adempimento degli impegni datoriali connessi a fattispecie di ordinaria amministrazione, quali, per esempio, il pagamento dei salari.

Il percorso del concordato rischia di essere vanificato da un agire datoriale che appare frammentato e a tratti pulviscolare e, quindi, incapace di dare una visione complessiva ben definita dell’iter che si sta seguendo tanto in relazione all’attuazione del Piano quanto nella gestione degli affari correnti.
Attendiamo che alle parole seguano i fatti, un po’ da tutti gli attori che abbiano a che vedere con la condizione di AMACo, tra i quali il Comune di Cosenza – socio unico – e il Consorzio CO.ME.TRA.
A questi ultimi, chiediamo di dare corso alle iniziative di eventuale competenza con atti urgenti, perché il futuro dei lavoratori non può essere legato ad incertezze e previsioni futuristiche, specie in tema di risorse economiche dalle quali dipendono le sorti di intere famiglie, perlopiù monoreddito.
Cosenza, 04/11/2023
FAISA – CISAL COSENZA

Fin qui il sindacato Faisa-Cisal, che ormai rappresenta la maggioranza dei lavoratori, che non crede più ai soliti “venduti” sindacati confederali.

Neanche noi, osservatori esterni ma oltremodo interessati, riusciamo a capire quale sia il progetto perverso che c’è dietro a questa vicenda del management Amaco, che si ostina a mortificare e umiliare i lavoratori con la “benedizione” di tuttla la malapolitica cosentina corrotta e senza distinzione di colori.

Saranno tutti d’accordo? Le possibilità sono molto alte. Il burocrate Mastrolorenzo, nominato a Nicola Adamo travestito da Franz Caruso, sarà forse stato scelto a garanzia di tutta la paranza politica e massomafiosa, per salvare capre e cavoli e concludere la farsa? Di certo c’è che, ad oggi, gli unici a pagare tutto questo disastro sono i lavoratori stessi, poiché, a distanza di un anno, dall’intervento di Guardia di finanza e procura (porto delle nebbie…), che hanno asserito un buco di circa 20 milioni di euro, non c’è il nome di nessun responsabile. In perfetto stile Gattopardo (il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo per i non cosentini).