Cosenza, Mario Spagnuolo: un ipocrita coi baffi

Il 30 marzo scorso presso la Sala Conferenza della Confindustria di Cosenza, per chi non lo ricordasse, è andato in scena il solito orrendo, ipocrita, squallido teatrino delle slinguazzate tra vecchi e nuovi marpioni. Tutti uniti a farsi i salamelecchi reciproci, in occasione del rinato premio “Re Alarico”. Una iniziativa dedicata al giornalismo che si era interrotta nel lontano 2003, perché non se la filava nessuno, e ripresa ieri giusto per far par parlare qualche ipocrita, falso, bugiardo. Che di questi tempi, specie a Cosenza, se ne sente la mancanza (espressione retorica).

Tutti insieme appassionatamente ad adularsi l’un con l’altro: magistrati, imprenditori, politici e giornalisti. Il gotha del malaffare. I maggiori responsabili della nostra condizione di totale indigenza, i responsabili del proliferare del malaffare, i responsabili dell’impunità dei malandrini, i responsabili del mancato sviluppo della nostra città, fianco a fianco a premiarsi a vicenda. Uno spettacolo orripilante, roba da vomitare per tutta la giornata. Facce di bronzo e senza pudore che si attribuivano meriti che mai gli sono appartenuti. Servi del potere, lecchini dei potenti, corrotti, che pur di conservare la loro piccola nicchia di potere e benessere sarebbero disposti a qualsiasi cosa, anche a mentire, come ieri, pubblicamente, sapendo di mentire.

Falsi, bugiardi, ipocriti, che nascondono la loro vera identità dietro queste “pubbliche manifestazioni” sfoggiando lustrini e paillettes.  Questa è la verità storica di questa città. Ma non sarà certo una “targa di latta” a restituire l’onore e la dignità a chi, queste “virtù”, non le ha mai conosciute.

Su tutti, al festival degli ipocriti spiccava il procuratore capo di Cosenza, il dottor Mario Spagnuolo.

Te lo dico chiaro Spagnuò, non se ne può più delle tue ipocrite chiacchiere. Tutto questo tuo ciarlare ci ha un po’ abbuffato la guallera. Sono mesi che non fai altro che parlare di corruzione, di colletti bianchi, di reati amministrativi, e anche ieri non hai perso l’occasione per pavoneggiarti a tutore della legge parlando di Cosenza come la città grigia abitata da barbari, senza mai concludere niente. Nonostante i tanti reati conclamati e accertati provenienti proprio dalla pubblica amministrazione. Chiedi alla Manzini.

Spagnuò scusa, ma ci prendi per il culo?

Ad essere precisi ha così detto il procuratore Spagnuolo (senta e trema): “… una città, quella di Cosenza, in cui i barbari – ricordando Alarico – circolano liberamente nelle stanze del potere e che quotidianamente hanno rapporti stretti, per trarre vantaggi, con la politica, con le istituzioni, e con la cosiddetta “società legale” (ovvero loro)”. Più chiaro di così si muore.

Mo’ ditemi voi, cittadini, dopo aver letto  queste parole del procuratore, uno che pensa… che il procuratore ha le idee chiare sugli intrallazzi al Comune e sugli imbrogli nella pubblica amministrazione tutta, e che da un momento all’altro i va acchiappa, visto che sono mesi e mesi che ci dice che tutto è regolato da un sistema truffaldino. E invece niente. Ci racconta ogni volta questa favoletta, perché non può negare l’esistenza della cupola politica/massonica/mafiosa anche a Cosenza, salvo poi ritornare in ufficio e ammatassare con Occhiuto.

Ma si può? Spagnuò, parla chiaro. Non pensare che i cosentini sono dei fessacchiotti che li puoi prendere in giro con le belle parole. E’ arrivato il momento in cui devi dire chiaramente da che parte stai. Se hai stretto un accordo con Occhiuto per via dell’assunzione, dalla sera alla mattina, di quell’ignorante di tuo nipote Giampaolo Calabrese (senza arte né parte) a dirigente alla cultura al Comune di Cosenza senza che ce ne fosse bisogno, sono cavoli tuoi che non possono coinvolgere il lavoro di una intera procura. Vedi che devi fare. Indaga pure su questa assunzione. Magari affida il fascicolo a quel togato di Cozzolino. Che ci facciamo due risate, ogni tanto, anche noi.

Siamo di fronte ad un classico: davanti e in pubblico parlano di onestà e legalità, salvo poi, a telecamere spente, fare l’esatto contrario. Come sempre.

Capite che non c’è speranza per questa città, fina a che qualche onesto deputato (dobbiamo per forza sperare qualcuno di fuori regione, i deputati calabresi sono tutti ammatassati) non si prenderà la “briga” di chiedere al Ministro della Giustizia una seria ispezione in procura e al tribunale di Cosenza, per dipanare almeno un po’ di nebbia, da questa situazione non se ne esce.  

GdD