Cosenza nel pallone: il carisma di Ciccio Feraco, calciatore e dirigente

Ciccio Feraco

COSENZA NEL PALLONE, viaggio nel calcio dei quartieri: LE ORIGINI

Ciccio Feraco nasce a Cosenza il 26 marzo 1912. E’ un terzino sinistro alla vecchia maniera ed è tra i primi cosentini a ritagliarsi un ruolo importante nella squadra titolare del Cosenza negli anni Trenta. Anche suo fratello Ugo, di un anno più grande, gioca nel ruolo di terzino ma predilige la fascia destra.

Ciccio Feraco ha un gran temperamento, non ha un posto fisso da titolare, complici gli arrivi dei primi terzini “forestieri” come Gustincich e Gallino, ma quando è chiamato in causa non delude mai le aspettative. Ecco come lo valuta “Calabria Sportivia” nel resoconto di Cosenza-Siracusa 3-0 del campionato di Serie C 1932-33: “… Ciccio Feraco non ha sbagliato un pallone sciorinando decisi interventi che hanno salvato più volte situazioni pericolose…”.

Il più popolare dei fratelli Feraco nel 1937 partirà per la guerra d’Africa e tornerà a Cosenza solo nel 1948. Appese inevitabilmente le scarpette al chiodo, avvierà la sua lunga carriera tecnica e dirigenziale nel Cosenza. Tra i suoi tanti meriti, quello di aver portato in città un grande tecnico ungherese, Andrea Kutik.

Ciccio Feraco con Andrea Kutik

Successivamente, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, sarà presidente della Morrone, la seconda gloriosa squadra cittadina e sotto la sua guida la società granata riuscirà addirittura a conquistare il traguardo della Serie D a pochi anni dalla sua fondazione.

Ciccio Feraco ha avuto il merito di scoprire talenti importanti come Franco Rizzo e Benito Pancaro e spesso e volentieri è stato costretto a litigare con i dirigenti del suo “vecchio” Cosenza. Suo figlio Ninì, oggi valente avvocato e in passato dignitoso terzino della Telesio, la società giovanile del Liceo Classico, ricorda con orgoglio, oltre alla competenza calcistica paterna, anche la sua passione socialista, che prima nell’era fascista e poi in quella democristiana, non era davvero facile da coltivare. E’ stato soprattutto merito suo se, per tante generazioni, la Morrone è stata la società dei “progressisti” contrapposta a quella, spiccatamente democristiana, del Cosenza.