Cosenza. Occhiù, ancora ‘ccu ‘sti rendering

Ancora ‘ccu ‘sti rendering… lo vuoi capire o no che la città che spacci sta solo nella tua testa e nei rendering, cari pagati, che per anni hai smerciato come reali. Ci hai abbuffato per anni con classifiche, premi, e riconoscimenti che non corrispondono alla realtà che vivono i cosentini, e ancora oggi, dopo aver fatto fallire il comune, continui a parlare, come se la gente fosse incapace di distinguere la tua realtà virtuale con la dura realtà di tutti i giorni. C’è chi può permettersi, come te che non hai bisogno di lavorare per vivere, di fantasticare e giocare al creatore, e chi tempo per giocare non ne ha. Senza escludere chi invece, e sono tanti, ama suggestionarsi di fronte ai tuoi rendering (sempri cari pagati) che illustrano la città perfetta. Per tanti va bene anche solo immaginarla la città ideale, che potrebbe essere un modo per sfuggire alla realtà che, purtroppo, dice altro. La realtà caro Mario, che tu disconosci per costituzione, abituato a vivere nel tuo fantastico mondo, dice che viale Mancini è diventato un eterno cantiere, snaturato della sua funzione di principale arteria veicolare cittadina, e trasformato in un quello che tu ti ostini a chiamare “parco del benessere” che, prima ancora di nascere, è già un reperto di archeologia urbana. Come le famose “alliccate di cemento pittate verdi” e spacciate per piste ciclabili che nessun ciclista ha mai percorso.  È davvero raro vedere una bici, ad esempio, sulla pista ciclabile di via Alimena.

Per non parlare del ponte di Calatrava, presentato ai cosentini come volano di sviluppo della sempre più malridotta economica cittadina, ridotto a mero ammennicolo che collega il niente con il nulla, ammesso che prima rappresentasse altro, in avanzato stato di decomposizione.  Così come quell’enorme scatola vuota e arruzzata del Planetario. Dopo una inaugurazione degna di una festa del “re Sole” che doveva rilanciare l’intera area, funzionale a favorire chi aveva comprato terreni in quell’area (gli unici che in qualche modo hanno tratto guadagno da questa operazione), tutta la zona, spenti i riflettori, si è trasformata in una discarica urbana.

Che dire poi della grande opera dell’era Occhiuto, le Piramidi di piazza Fera: l’appalto più mafioso della città. Ancora oggi una parte della piazza risulta sequestrata. E non c’è altro da aggiungere. Mentre c’è da dire tanto sulle finte piazze occhiutiane: via Roma smantellata dall’amministrazione Caruso, piazza Riforma meglio conosciuta come piazza Scarpelli, in avanzato stato di degrado: quel finto cemento colorato si è staccato dal terreno lasciando enormi chiazze nella piazza, a monito di un lavoro mal eseguito, che tutti possono ammirare.

Poi ci sono i Bocs Art, oggi, un cumulo di baracche abbandonate. Il centro storico che cade, e continua a cadere a pezzi. I tanti beni pubblici affidati, senza ritorno alcuno per i cittadini, agli amici degli amici: Castello, impianti sportivi, immobili e servizi di ogni genere. La Villa Vecchia che durante la sua reggenza ha perso un pezzo importante del suo patrimonio arboreo, e la strada che la costeggia è da sempre soggetta a frane e crolli che spesso interrompono la viabilità. Alcune strade ancora oggi, risultano chiuse. Il teatro Rendano ridotto a mera “location” per consegnare premi inesistenti agli amici degli amici. Funzione che purtroppo svolge ancora oggi. Biblioteche chiuse, acqua a singhiozzo, servizi inesistenti. E potremmo continuare. È questa la situazione: una città saccheggiata e fallita, abbandonata al suo destino… e non c’è esagerazione in questo. Perciò evita di mostrare rendering, premi, e cittadini felici che qui, dopo i danni che hai fatto, c’è poco da stare allegri. Fai il senatore, e goditi la vita come hai sempre fatto (‘ccuri sordi di caggi), che Cosenza non ha certo bisogno di premi fittizi, acquistati con i soldi dei cittadini, e di nuove illusioni. Il tempo dell’inganno è finito. Almeno agli occhi dei più.

P.S.: Le macerie che hai lasciato non sono state rimosse certo da questa amministrazione che continua, invece, a crearne altre.