Cosenza, Occhiuto e l’ombelico del mondo

“COSENZA E’ IL CENTRO DEL MONDO”. Mario Occhiuto si è talmente immedesimato nelle vesti di comunicatore visionario che stavolta l’ha sparata veramente grossa e dire che ormai – di fronte ad un cazzaro della sua portata – non ci meravigliamo più di niente. Ma affermare che Cosenza sia il “centro del mondo” vuol dire che è arrivato davvero alla frutta. 

Occhiuto ha sfoderato la sua ultima “prodezza” rispondendo alle accuse di Guccione, secondo cui la città è sempre più in declino e gli ha dato il destro per avventurarsi nella definizione che, in queste ore, è diventata la barzelletta del giorno che gira per Cosenza.

Secondo Alberto Frisone “la linea di politica culturale metastorica ALARICO-HIMMLER-OCCHIUTO si fonde, una volta per tutte, con quella del Barone di Münchhausen. “Cosenza è Il centro del mondo” grazie a: l’ovovia”, la statua (?) equestre ed il progettato Museo del nulla-Alarico, un immaginifico Central Park-metro leggera, il ponte dei “vavusi” Calatrava, l’ascensore nel Castello Svevo-lounge bar, la colata di cemento su Piazza Fera (ma con i gigantoni sopra) eccetera”. 

Ugo G. Caruso va dritto al cuore del problema

“Una dichiarazione che chiarisce francamente tutto, compreso quello che a pochi di noi è apparso palese da subito.

Il corto circuito che paralizza Cosenza e la isola dall’Italia migliore relegandola in un mondo a parte è la simbiosi tra la cittadinanza cosentina percorsa da sempre da umori malmostosi di marca neoborbonica e dalla frustrazione campanilista per il sostanziale anonimato della città che pretende di uscire dalla sua marginalità nazionale senza assumere comportamenti virtuosi in alcun campo, nè amministrativo, nè urbanistico, nè imprenditoriale, nè culturale e dall’altra la proiezione in un sindaco-avatar affetto da mania di grandezza dal sospetto risvolto malaffaristico. 

Si sente svincolato da regole e norme e fa scavare sul greto del fiume, abbatte palazzi, nomina dirigenti discutibili e discussi, scempia a tutto spiano il centro cittadino, riduce a movida notturna interi quartieri, ridisegna la città nuova secondo i suoi canoni estetistici, affida le istituzioni pubbliche più importanti a soggetti privati incompatibili con le stesse per palese conflitto d’interesse, pianifica una metropolitana su cui non mi esprimo, vivendo io fuori da Cosenza da un quarantennio ma di cui temo un esito infausto al di là della sua reale necessità che non so giudicare.

Il tutto nell’assordante silenzio di sedicenti oppositori politici, media, opinionisti, società civile, organi di controllo, magistratura, cui ci siamo infine abituati. Il centro del mondo, quindi. Caspita! Che modestia. Jovanotti direbbe “l’ombelico del mondo”. Io darei un’altra definizione che però la mia avversione per ogni forma di volgarità mi impedisce qui di formulare”.

La chiosa ideale ce la dà il “saggio” Massimo Veltri. “Sindaco, ti voglio bene ma pure con tutta la buona volontà di questo mondo proprio il centro centro mi pare difficile”.