A distanza di poco più di due anni, la riesumazione del corpo di Denis Bergamini da chimera è diventata realtà. Quel 23 febbraio 2015 nel Tribunale di Castrovillari era sceso in campo addirittura il procuratore, il pavido Giacomantonio, con la sua maschera di gomma, a “vigilare” che nessuno mettesse in discussione l’ennesima archiviazione. Sembrava realmente il capolinea di ogni speranza e invece l’arrivo di Eugenio Facciolla, cosentino come Giacomantonio ma di altro spessore culturale e umano ha ridato fiato alle speranze dei cosentini onesti.
“Abbiamo richiesto – affermò all’epoca il legale – una serie di indagini immuno-isto-chimiche sui preparati in formalina dei resti di Denis Bergamini. Si tratta di esami che possono datare le lesioni subite ed accertare senza possibilità di errore se i tessuti erano vitali quando il camion ha sormontato lentamente e parzialmente il corpo di Bergamini. Ma anche una Tac tridimensionale, da effettuare con la riesumazione del cadavere, che darebbe gli stessi risultati delle indagini immuno-isto-chimiche. Ebbene, pur davanti a queste eccezionali possibilità di arrivare alla verità, il pm si è opposto. E noi ci siamo rimasti decisamente male”.
L’avvocato Anselmo aveva anche detto ai numerosi cronisti presenti in tribunale che era stato Vittorio Fineschi, il direttore del Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche e Medico legali de “La Sapienza” di Roma, a rendersi disponibile per effettuare gli esami.
Per quanto riguarda la Tac tridimensionale invece erano stati gli stessi consulenti del pm a consigliarla, senza peraltro essere ascoltati.
Oggi le carte in tavola sono cambiate. Ieri sera la parte sana di Cosenza era idealmente nel cimitero di Boccaleone a trepidare insieme a Donata, ai familiari e agli amici di Denis.
Fino alla verità.