Cosenza pignorata: spuntano altri milioni di debiti di Occhiuto e la situazione si aggrava

Il problema dei debiti di Occhiuto non è certo, per noi, una questione morale. Quasi tutti abbiamo debiti, chi più, chi meno. Solo i miliardari non hanno debiti. Le persone che vivono del proprio onesto lavoro sì. Capita in questo sistema economico di indebitarsi. L’importante è onorare i propri debiti così come fanno milioni e milioni di italiani ogni fine mese barcamenandosi tra mutui, prestiti, cambiali e rate.

Diventa una questione morale ed etica, di cui bisogna necessariamente parlare, nel momento in cui i debiti personali vengono scaricati sulle casse comunali. Altrimenti a noi dei debiti di Occhiuto non ce ne può fregar de meno. Lo abbiamo sempre detto e scritto: tutte le società amministrate e gestite da Occhiuto sono miseramente fallite. La sua attività professionale è tutta costellata da bancarotte e le uniche opere che ha lasciato sono le sue cambiali che girano da anni per l’Italia. Ma nonostante ciò è ritenuto, da pochi per fortuna, un imprendintore di successo.

Il sindaco Occhiuto, costretto ad uscire allo scoperto, confessa la sua allarmante situazione debitoria, e dice che il rischio che il Comune paghi i suoi debiti non c’è. Ma dimentica di dire, e di spiegare, il perché il Comune di Cosenza si trova contumace in un procedimento presso il Tribunale civile di Cosenza in cui si “trattano” i suoi debiti personali, come soggetto “terzo pignorato”. Chi ha trascinato il Comune in questa storia dei debiti di Occhiuto? Perché bisogna capire bene che se la volontà del sindaco fosse stata quella di tenere i suoi guai lontani dalla sua attività di sindaco e dalle casse comunali, non avrebbe mai permesso di far convocare il Comune nelle sue udienze personali. Se è successo, vuol dire che qualcuno ha fatto in modo di scaricare tutto sulle casse pubbliche. O almeno c’ha provato. Infatti, non succede a nessun cittadino che finisce in tribunale per i propri debiti di avere come “scudo” il Comune in qualità di terzo pagatore. E la sentenza parla chiaro (e non saranno le chiacchiere a cancellarla): l’oggetto dell’udienza è il Comune di Cosenza terzo pignorato.

Occhiuto dice che provvederà a pagare i suoi debiti anche se non spiega come. Perché lui è abituato a dire mezze verità e totali bugie. A smentire le sue parole, anche perché se avesse potuto pagare i suoi debiti viene da chiedersi come mai non l’ha fatto fino ad ora, il suo stesso avvocato, il maestro degli accordi sottobanco Carratelli, che dice: “ritengo ingiusto il pignoramento dell’intera indennità. Di cosa dovrebbe vivere un sindaco che ha solo questa entrata?”.

Parole precise che non possono essere fraintese. Ora, se il debito di Occhiuto ammontasse a qualche decina di migliaia di euro potrebbe anche farcela a pagarselo da solo con l’indennità di funzione, ma come vi raccontiamo da tempo, i debiti di Occhiuto ammontano a diversi milioni di euro e questa mattina vi diamo un’altra prova della sua disastrosa situazione economica. Oltre alla cartella di Equitalia di quasi un milione e ottocentomila euro, oggetto della ormai famosa sentenza, abbiamo richiesto all’ufficio competente la situazione debitoria del sindaco aggiornata a 3 mesi fa. Non ai servizi segreti, ma all’ufficio comunale. Perché gli atti sono pubblici, e chi vuole può verificare. Spicca, nell’elenco, un debito enorme con l’Unicredit di un milione e centomila euro, oltre a tutte le altri voci. E ci informano che altri pignoramenti, non presenti in questa lista, stanno giungendo al Comune.

Viene da chiedersi: come fa il sindaco Occhiuto, che guadagna, come dice il suo avvocato, poco meno di 4.500 euro mensili, e che non ha altre entrate, a far fronte a cifre di questo tenore? Se sommiamo la cartella di Equitalia oggetto della sentenza, a questa lista, superiamo i 3 milioni di euro. Anche se facesse un concordato, che non significa l’azzeramento delle cartelle, sarebbe comunque impossibilitato a far fronte a cifre così alte. Perciò, anche se dovesse riuscire a pagare, la domanda sarebbe: dove ha preso i soldi Occhiuto, visto che non ha altre entrate? Domanda che sorgerebbe spontanea, qualora dalla sera alla mattina Occhiuto tirasse fuori un milione di euro per apparare il contenzioso che vede coinvolto il Comune, visto che in tribunale ad esprimere la sua volontà di onorare i debiti non c’è mai andato. E anche la storia dell’appello è una fake che serve solo a prendere tempo, perchè resta la sentenza che ordina, entro sei mesi, ad Equiltalia di presentararsi dal giudice esecutivo per stabilire le modalità di “riscossione”.

Occhiuto ha cercato in tutti i modi di tenere nascosta questa sentenza proprio per evitare tutte queste domande, il che conferma la volontà del sindaco di trascinare il Comune nei suoi guai. Infatti la sentenza, che è stata emessa il 9 gennaio, all’oggi, non è stata ancora notificata al Comune. Come mai? Perché la notifica comporta la presa visione della sentenza, e di conseguenza il Comune, in attesa della pronuncia del giudice esecutivo, dovrebbe sospendere il pagamento dell’indennità al sindaco così come stabilito dal giudice.

Ma conosciamo bene le coperture di cui gode Occhiuto in tribunale, tant’è che la procura non si è neanche posta il problema di convocare i due dirigenti responsabili del procedimento, oggi in pensione, Sconza e Dattis, per chiedergli: come mai il Comune non si è presentato in giudizio, e come mai non avete accantonato l’indennità del sindaco così come previsto dalla sentenza? In una città normale sarebbe successo questo. Ma questa è Cosenza. E poi, Occhiuto dovrebbe spiegare ai cittadini se Giovanni De Rose, nominato dirigente dell’ufficio legale del Comune di Cosenza, è pagato dalla collettività per difendere i cittadini, oppure se è il suo avvocato.

Insomma, per il sol fatto di aver coinvolto il Comune in questioni private di tale gravità, un sindaco serio e onesto si sarebbe già dimesso. E in una città normale sarebbe già intervenuto il prefetto a chiedere spiegazioni dell’enorme danno erariale a cui va incontro il Comune. Ma si sa che sono tutta una paranza. Viene da chiedersi: ma il prefetto oltre a pensare alla tintura dei capelli, è al corrente di questa situazione? O fa finta come i suoi predecessori di non sapere nulla?

Piano piano la verità sta venendo a galla, e presto anche chi si ostina a difendere l’indifendibile dovrà prendere atto della situazione. Anche se non serve a niente ricordiamo al sindaco che esiste la Costituzione italiana, che sul caso “di specie” recita così, all’articolo 54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.