Cosenza, presidio all’Asp per Eugenio: “Voi contate i soldi, noi i morti”

Oggi abbiamo presidiato l’Asp di Cosenza per far toccare con mano il dolore dei familiari di Eugenio a chi, comodamente dalle proprie postazioni, minimizza la sistematica negazione del diritto alla salute dei e delle calabresi.

Non ci interessano le responsabilità materiali! Sappiamo bene che le responsabilità sono politiche, frutto di 13 anni di commissariamento, della politica del contenimento della spesa, del risparmio sulla sanità pubblica a favore dei privati.

Uno dei grandi nodi è l’ospedale della Sibaritide, per il quale i cittadini e le cittadine attendono la costruzione da oltre 15 anni.

Finanziato con 143 milioni nel 2007, cifra che non può ricoprire i costi attuali, se non si raggiungeranno nuovi accordi con il Governo, la struttura messa in piedi fino ad ora, per la quale vi è solo lo scheletro, rischia di rimanere un ecomostro in mezzo al nulla.

Facendo forza sulla sua costruzione, negli ultimi 13 anni sulla fascia jonica sono stati chiusi importanti presidi ospedalieri, come quello di Cariati, per il quale è stata promessa la riapertura a seguito di oltre due anni di lotta, e quello di Trebisacce, anch’esso chiuso ingiustamente per più di 10 anni, per il quale la riapertura è in itinere.

La rete dell’emergenza-urgenza è stata falcidiata, specie nelle zone della fascia jonica, tirrenica e nell’entroterra.

Questo produce e ha prodotto morti assurde come quella di Eugenio, un giovane cittadino che per un’infezione non avrebbe dovuto avere il bisogno di essere trasferito necessariamente a Cosenza.

Chi ha voluto e causato questo disastro continua a sostenerlo, dicono che dobbiamo avere fiducia, ma quando per fare una visita o un esame diagnostico dobbiamo attendere più di 12 mesi, quando racimolando i nostri risparmi ci rivolgiamo alla sanità privata come unica spiaggia, quando ci parlano di azienda e sistema economico sanitario, in cosa e in chi dovremmo avere fiducia?

L’ultima sponda di queste politiche è l’autonomia differenziata. Che autonomia al prezzo delle nostre vite?

Chiediamoci perché chi è causa di tutto ciò in parte risiede ancora in consiglio regionale o in Parlamento. O addirittura ha fatto salti di carriera diventando commissario alla sanità.

Diamo una risposta forte e coesa, perché non c’è più tempo!