Cosenza Pride, una grande lezione per farisei e bigotti

SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ANDREA ROSITO

E’ stato uno spettacolo d’altri tempi, diciamocela tutta. La parata del primo Cosenza Pride, che ieri pomeriggio ha impazzato nel centro della città è stata una magnifica occasione per riunirsi tutti insieme a difesa dei diritti civili e della libertà.

Se si fosse organizzato il “solito” corteo politico o per i problemi del lavoro, sicuramente non si sarebbe raggiunta né la stessa cifra di partecipanti né lo stesso grado di coinvolgimento. E così ognuno di noi che ha deciso di uscire e mettersi insieme agli altri per manifestare il diritto alla libertà di essere diversi ieri pomeriggio nel centro di Cosenza aveva una luce particolare disegnata sul volto, una luce che chi ha disertato l’appuntamento non potrà mai vedere di nuovo. Almeno fino al prossimo Cosenza Pride.

Nulla è stato eccessivo o fuori posto. Compostissime finanche le tre drag queen (mi pare che si dica così) che ballavano ed ancheggiavano sul furgone insieme alla scatenatissima Carla Monteforte, che dettava i tempi della musica, del ballo, dei cori e del divertimento. Lucciconi agli occhi quando, pochi metri dopo l’avvio del corteo, in una piazza Fera piena di sorrisi e di curiosità, Carla e le sue amiche intonavano a squarciagola le fatidiche “YMCA” e “I will survive”, le canzoni che da sempre caratterizzano l’orgoglio gay.

Nessuno stamattina potrà dare di gomito all’amico e dire che il corteo di ieri è stato esagerato. Qualche capello colorato, qualche simpatico travestimento, striscioni e cori ironici al punto giusto, c’è da fare solo i complimenti agli organizzatori per lo spettacolo che c’è stato da piazza Loreto e fino a palazzo dei Bruzi passando per l’inevitabile ricordo dei tempi andati che si sono materializzati tra via Milelli e piazza Amendola o se preferite “arriati i poste”, dove i gay per decenni si sono dati appuntamenti clandestini.

Il fiume arcobaleno che ha attraversato la città ha coinvolto tutta la “sinistra”, ortodossa o no che sia: Rifondazione, la Cgil e il nuovo sindacato, gli antagonisti, Radio Ciroma, il Rialzo, lo Sparrow, Prendocasa e le occupazioni per il disagio abitativo… Persino il PD si è preso uno spezzone di corteo e vedere sfilare insieme per il centro Damiano Covelli e Gabriele Petrone a noi cattivoni di antagonisti ha fatto venire in mente i due nazisti di “Blues Brothers” mentre si dichiarano “amore eterno”: “Ti ho sempre amato…” con tutto quel che segue.

Perché l’orgoglio gay non deve e non può fermarsi alla sinistra ma va molto, molto oltre. Qualche sindaco con la fascia, tra i quali Giovanni Manoccio e Marina Pasqua, che ha rappresentato il comune di Rende e un sospiro di sollievo (diciamocela tutta perché il rischio che ci ripensasse c’è stato) per l’assenza di Mario Occhiuto e di tutti i suoi suggeritori bigotti e senzapalle, incapaci di guardare oltre il loro naso e insensibili al richiamo della libertà. Perché il loro essere farisei nel profondo dell’anima gli impedirà sempre di partecipare a queste feste spontanee e ci ha consentito ieri di guardare la nostra Cosenza con uno spirito diverso, senza quel “tappo” e senza quella “cappa” che gentaglia come Occhiuto e i suoi tirapiedi vorrebbero imporci.

Diciamocela tutta: questa Cosenza ieri, oltre che gridare al mondo la sua libertà, ha gridato con grande forza anche uno slogan contro chi la governa. Cosenza non ha bisogno di cazzari e farisei che la opprimono. Cosenza è nata e morirà libera. Fatevene una ragione!