Cosenza, qualcuno ha mai visto un avvocato emettere una fattura?

Giorgio Santoro

Quello dei balzelli e delle tasse è sempre stato un argomento che ha generato attriti e accese discussioni tra il tassato e chi impone la tassazione. In tutti i secoli. Nel XVI secolo, ad esempio, quello delle “giuste Leggi” fu l’argomento più discusso nella famosa Scuola di Salamanca. Teologi e filosofi sulla scia di quello che ebbero a dire sulla giustezza delle Leggi Sant’ Agostino e San Tommaso, si domandarono: per definire giusta una Legge tributaria cosa serve? Alcuni salmaticensi sostenevano che per essere giusta una legge tributaria deve rispondere ad alcuni requisiti: ce n’è bisogno? E’ opportuna? La forma è quella giusta? Il livello è equo?

Ovvero: c’è una necessità di nuove tasse? E’ il momento appropriato per imporla? Le tasse imposte sono proporzionate? Sono moderate o eccessive?

Di sicuro le tasse che oggi quasi tutti gli italiani pagano non rispondono positivamente a questi interrogativi.

La pressione fiscale in Italia ha raggiunto livelli allarmanti che inducono spesso e volentieri il contribuente a dover escogitare soluzioni “alternative” per evitare che lo stato si pappi quasi tutti gli utili prodotti dal lavoro. Ed infatti la stima fatta dalla “PriceWaterhouseCoopers (Pwc)”, colosso mondiale della consulenza aziendale, che, con l’indice “Paying Taxes 2016″, ha individuato un carico fiscale complessivo, considerando le imposte sugli utili, quelle sul lavoro e altri oneri, che recita così: la pressione fiscale in Italia si attesta a un livello pari al 65,4 per cento. Contro una media mondiale del 40,9% e una europea del 41 per cento. Più della metà degli “incassi” finisce nelle casse dello stato. Una cifra eccessiva, francamente. Dichiarare tutto al fisco non si può. Non per avidità, o per venir meno ad un dovere sociale, ma perché altrimenti non si tira avanti. Se ogni 100 euro 65 sono dello stato, chiunque capisce che il rapporto è iniquo e non tiene conto di alcuna distinzione sociale. Pagano tutti lo stesso, sia se incassi miliardi di euro sia se prendi uno stipendio di mille euro mensili. Ecco perché noi sosteniamo che non pagare tasse, in questo ultimo caso, è cosa giusta. Se poi a fronte di questo ci aggiungi che in termini di servizi poco o niente ritorna al contribuente, l’evasione fiscale diventa l’unico modo per ribellarsi alle continue ruberie alle casse pubbliche ad opera di chi poi pretende nuove tasse e nuove balzelli: i politici rubano, fanno debiti, e poi pretendono che sia il contribuente a pagare.

Ma nonostante ciò le tasse restano uno strumento di civiltà necessario per permettere, teoricamente, allo stato di offrire i servizi primari a tutti i cittadini: scuola, sanità, trasporti, lavoro.

Bisognerebbe trovare una via di mezzo. Se da un lato esiste la cosiddetta evasione di sopravvivenza, dall’altro esistono anche personaggi come l’avvocato Giorgio Santoro che non versava neanche un euro di tasse per anni senza che nessuno se ne accorgesse, salvo poi scoprire dalla sera alla mattina che è un evasore totale.

Quella dell’avvocato Giorgio Santoro, stando alla relazione della Guardia di Finanza, non è certo una evasione di sopravvivenza. 60 conti correnti sono sinonimo di imbroglio. Una chiara volontà di nascondere al fisco i propri beni per mera avidità. Una ventina di appartamenti di proprietà non “dichiarati al fisco”, sono il segno tangibile di chi se la passa alla grande, e magari qualche balzello allo stato avrebbe potuto anche versarlo. Ma evidentemente si sentiva tranquillo e immune ad ogni controllo, fino a che la Finanza, mandata da chissà chi, ha bussato alla sua porta. Il responso dell’indagine è chiaro: l’avvocato Giorgio Santoro è un evasore totale. Ed in Italia di gente come lui ce n’è tanta.

In un’audizione in Parlamento, il generale Toschi della Guardia di Finanza fissa in 110 miliardi di euro la media annuale delle mancate entrate dell’erario. Una cifra da paura.

Ma chi sono gli evasori fiscali più “famosi”?

Al primo posto risultano i professionisti: avvocati, medici, commercialisti, notai, ingegneri, dentisti, architetti, ecc.

Una vera e propria “casta” spesso immune da verifiche e controlli. E’ tra i professionisti che si annida l’evasione. Impossibile controllarli. E sono coloro i quali guadagnano più di tutti. Mentre gli “stipendiati” non possono sfuggire al fisco, mentre i piccoli commercianti sono costretti all’evasione, loro possono permettersi il lusso di non dichiarare niente. E vengono scoperti solo quando, chissà per quale motivo, qualcuno diventa inviso alla “casta”. Per capirci quando qualcuno se la canta. Come nel caso dell’avvocato Santoro.

Anche io, a questo punto, come i salmaticensi mi pongo alcune domande e che rivolgo anche a voi: avete mai visto un avvocato, dopo la prestazione professionale, emettere una fattura? Stessa cosa per i dentisti, ginecologi, notai, ecc.

Ps: al netto di ogni generalizzazione.

GdD