Cosenza, sanità depressa: Faccia di plastica dice che dà fastidio. Ma a chi?

La Gazzetta ufficiale del Sud, come la chiama brillantemente qualcuno, ospita oggi una vergognosa pagina in cui Raffaele Mauro, alias Faccia di plastica, attuale direttore generale dell’ASP di Cosenza in quota Palla Palla&Madame Fifì, lancia accuse parolaie (a nessuno in particolare ma doveva solo fare un po’ di chiasso) per giustificare le sue nefandezze.

Dice che ha toccato “interessi forti” e che vogliono fargliela pagare. Ma non si capisce CHI vuole fargliela pagare. Forse il centrodestra, con il quale va d’amore e d’accordo? Forse il Cinghiale, al quale da perfetto servo qual è, regge il moccolo senza cacciare a calci nel sedere come dovrebbe tutti i suoi colonnelli illegittimi a cominciare da Magnelli? No, niente, nessun “nemico” politico.
Forse la MASSONERIA, della quale è parte integrante con tanto di pastette e grembiulino? No, Faccia di plastica non ha neanche nemici “massonici”. E quindi, chi vuole fargliela pagare? Mistero!
Ma andiamo avanti nella lettura della “marketta” della Gazzetta (che poi fa anche rima!).
Senza alcun contraddittorio, Mauro offende l’intelligenza di tutti.
Iniziando dalla famosa sentenza Ferrentino con la quale gli si riconosce la depressione cronica che l’ha fatto finire addirittura sul Corriere della Sera.
Dice che non è in contrasto con la sua nomina (!!!) e dice una palese bugia. Perché al momento di firmare il contratto come direttore generale questo massone mentecatto dichiara il falso sostenendo di non avere alcun contenzioso in corso. Il contenzioso era pendente eccome, al punto che il povero avvocato Niccoli che voleva impugnare la delibera viene demansionato.
Non aggiunge, poi, che qualche mese dopo il marito della Ferrentino, il suo caro amico Vincenzo Martire, viene assorbito dall’Asp, dopo che Filippelli non gli aveva voluto fare il trasferimento, e che su queste cose sta indagando la Procura di Salerno. Vedremo.
Ancora più vigliacco sulla vicenda Filippo, il truffatore assenteista a cui ha riconosciuto 100 mila euro di risarcimento. Qui Mauro chiama in causa Alessandro Vaccarella, il giudice del lavoro che avrebbe proposto la cifra da rimborsare. In sostanza sarebbe stata colpa del giudice, anche lui del lavoro, se noi oggi abbiamo una sentenza che consente a Filippo di prendersi 100 mila euro. Cose da pazzi!
Per il resto non parla delle altre porcherie di cui è stato ed è protagonista.
Nessun cenno alla gara sull’informatica raddoppiata e stoppata dai commissari.
Nessun cenno ai 40 mila euro liquidati alla sua (ex?) compagna, Cesira Ariani.
Nessun cenno ai 135 falsi precari che stava per assumere se la Procura non avesse inviato gli avvisi di garanzia.
Si sente onnipotente, coperto forse dai giudici del lavoro, questo signore che offende la depressione e tante persone che ne soffrono davvero.
Pensano di essere impuniti, lui e i suoi amici (ormai pochi) del Tribunale.
La procura lo detesta, Salerno sta indagando e qualcuno sta aspettando di mandare le carte al Csm. L’unico a difenderlo ormai è Oliverio. Insieme a quella magara di Madame Fifì.
Ma tutta la città ormai lo prende per quello che è. Un uomo (?) con la Faccia di plastica.